Salvini e la Meloni ai ferri corti a causa della Sicilia, la malaparte di Rizzotto

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IL Sole 24 Ore lo definisce un derby, il confronto fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, dopo la composizione della giunta di governo da parte del Presidente della Regione, Nello Musumeci. Ed in effetti, qualcosa di simile è. Il calesse tirato da due cavalli – la lista Lega-FDI – ha regalato un deputato regionale a Salvini, mentre la sua alleata dis trettissima fiducia, Giorgia Meloni, porta a casa tre deputati. E non è tutto: quel che Matteo Salvini non digerisce è che il suo deputato, Tony Rizzotto, è stato lasciato fuori dal governo, per fare posto ad altri («Se hanno preferito uomini di Lombardo e Cuffaro lasciando fuori noi ci hanno fatto un favore. Si preferisce il vecchio rispetto al nuovo»”).

Si sarebbe aspettato maggiore solidarietà dalla sua partner, che invece si sarebbe accontentata di quel che ha avuto sia in termini di rappresentanza parlamentare che di governo. Pretendeva che si volasse alto e che dalla Sicilia venisse un messaggio politico ben chiaro: ha vinto il centrodestra unito, presente nel governo con le tre componenti.

Aver fatto fuori una componente, appunto la Lega, sarebbe stato, a suo avviso, un errore politico, oltre che una malaparte, insomma. Perché Giorgia non si è impuntata con il “suo” Presidente, Musumeci? Era o non era nelle condizioni di battere i pugni sul tavolo.

Se queste sono le razioni dell’arrabbiatura, vuol dire – come sospetta anche il quotidiano economico – che Matteo Salvini è fuori strada. Nello Musumeci ascolta tutti e poi decide da solo. Bocciando Rizzotto, ha favorito qualche altra presenza a suo giudizio più utile, politicamente, al governo. In un’ottica siciliana, naturalmente. Al governatore può essere rimproverato di non avere ritenuto ineludibile dare un segnale di solidità della coalizione di centrodestra. Forse c’è dell’altro. Le candidature di Salvini non avevano quel “quid” che rafforzasse il diritto di essere rappresentato nel governo. Tony Rizzotto, inoltre, ha un curriculm assai inquieto prima di approdare in “Noi con Salvini”. Insomma, facendolo assessore l’immagine del governo non sarebbe migliorata.

Dalle parole di Salvini non si può trarre alcun auspicio sulle contromisure che la Lega prenderà dopo la bocciatura in Sicilia. Per intanto, Rizzotto aderisce al gruppo misto e viene denunciata la maggioranza, privandola di un voto al risicato conteggi d’Aula.

Le porte non sono chiuso. C’è un’altra tornata a btrerve scadenza, riguarda l’organigramma dell’Ars. Ci sono le presidenze di Commissioni e il Consiglio di Presidenza, organi di gestione del Parlamento. Se Tony Rizzotto s’accontenta, la crisi fra FI, “Sara Bellissima” e Fratelli d’Italia da una parte, Noi con Salvini dall’altra , la crisi potrà essere superata, altrimenti si apre una crepa, da colmare in tempi brevisssimi.

In casa azzurra, invece, la delusione di D’Alì, coordinatore forzista a Trapani, è cocente. Al senatore era stato promesso da Miccichè l’ingresso di Giuseppe Guaiana, vivace esponente azzurro trapanese, molto amato dal senatore. La reazione è stata aspra, dimissioni da coordinatore di Forza Italia a Trapani. Il senatore si sente preso in giro, umiliato ed offeso. Nessuna conseguenza in Aula, però. Miccichè ha tempo per aggiustare le cose prima delle politiche.

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