I cognomi come brand: Trischitta, De Domenico, Manganaro, Virga

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TRISCHITTA

(come Domenico Trischitta, scrittore, giornalista, drammaturgo)

Il cognome Trischitta dovrebbe derivare da un soprannome grecanico ed indicherebbe un bastone a tre punte o tridente, strumento da lavoro usato dai pescatori: i capostipiti di questa famiglia probabilmente furono marinai o navigatori provenienti da territori di cultura bizantina. Si tratta di un cognome non comune, diffuso in 60 comuni di varie regioni italiane, soprattutto siciliani, del messinese (Messina, Santa Teresa Riva, Roccalumera, Forza d’Agrò, Piraino, Taormina, Milazzo, ecc.), del catanese (Santa Maria di Licodia, Giarre, Catania, Riposto, Misterbianco, Mineo, Mascalucia, Mascali, ecc.), del siracusano (Siracusa). Famiglie Triscinna sono inoltre attestate nel Lazio, in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Campania, Liguria, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. I Trischitta furono nobile famiglia siciliana con varie ramificazioni nel messinese: numerosi membri della famiglia risultano iscritti nelle mastre nobili della città di Messina. Tra questi vengono ricordati un Giovanni Domenico, iscritto nella mastra nobile del 1601; un Don Mario, che fu pro conservatore a Savoca nel 1691; un Mario e il figlio Filippo, quest’ultimo dottore in legge, che sono presenti nelle mastre nobili messinesi dal 1798 al 1807; un Filippo, che fu giudice della Regia Udienza di Messina nel 1811. Il ramo più prospero fu quello dei Trischitta di Savoca che erano imparentati con le illustri famiglie Nicòtina, Trimarchi, Flery e Crisafulli e possedevano un vastissimo patrimonio immobiliare nei centri collinari e nella marina della cittadina ionica. (cfr. Nobiliario di Sicilia). DOMENICO TRISCHITTA (Catania 1960), scrittore, giornalista, drammaturgo. Ha pubblicato il romanzo “Una raggiante Catania” (2008), vincitore del Premio Martoglio 2009, e il romanzo “Giam City” (2014). Nel 2016 è uscita una sua nuova raccolta di racconti, “Le lunghe notti”, con note critiche di Giuseppe Pontiggia. La sua attività teatrale, iniziata nel 1995 come aiuto regista di Franco Battiato nel “Socrate impazzito” di Manlio Sgalambro, si è sempre più affermata negli anni; nel 2016 è andato in scena il suo testo teatrale “Sabbie mobili” prodotto dal Teatro Stabile catanese, con Guia Jelo e la regia di Massimiliano Perrotta. Come giornalista ha collaborato con la terza pagina del quotidiano “Il Tempo”, si occupa di critica teatrale sulle pagine di “Repubblica” – Palermo e di cultura e spettacolo ne “La Sicilia” di Catania. LUCA ROSARIO TRISCHITTA (Catania, gennaio1990) rapper catanese, in arte “L’Elfo”; scoperta fin dall’adolescenza l’arte del freestyle (disciplina della cultura hip hop che consiste nel “rapprare”, improvvisando rime, assonanze, altre figure retoriche e giochi di parole), in pochi anni diventa uno dei punti di riferimento del freestyle siciliano. Nel 2009 e nel 2013 è stato campione regionale del “tecniche perfette”, arrivando, nel 2009, in semifinale nel contest nazionale. L’Elfo e Punch, beatmaker e amico, hanno formato il duo Double Danage che in breve tempo ha realizzato ben quattro progetti discografici. Nel 2017 sono già uscite trenta tracce sul suo canale youtube di cui undici come singoli ufficiali con video.

 

DE DOMENICO

(come Francesco De Domenico, deputato regionale eletto nelle liste del PD)

De Domenico e Di Domenico sono cognomi patronimici, varianti di Domenico, frequenti nel Sud, ed equivalenti a “figlio di…, appartenente alla famiglia di… Domenico”; derivano dalla cognominizzazione del nome “Domenico” che continua il personale latino di età tarda e di ambienti cristiani “Dominicus”, derivato da “Dominus”, il Signore, Dio (da “dominus”, signore, padrone), consacrato a Dio. Domenico, frequente in Italia nell’VIII secolo, si affermò a partire dal 1200 con il prestigio e il culto di San Domenico di Guzmàn; in alcuni casi il nome Domenico può essere stato dato a bambini nati di domenica (in latino “Dominica dies” = il giorno del Signore) (E. De Felice). De Domenico è più frequente nel Sud, in Sicilia, nel messinese (Messina, Villafranca Tirrena, San Filippo del Mela, Terme Vigliatore, ecc.), nel siracusano (Siracusa, Augusta, Palazzolo Acreide), nel catanese (Catania, San Piero Clarenza), nel palermitano (Palermo, Castelbuono), nell’ennese (Barrafranca), nel ragusano (Comiso); è attestato anche in alcune regioni italiane: Campania (Napoli, Salerno, Caserta), Lombardia (Milano, Como), Calabria, Lazio, Liguria, Toscana, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. Lo storico Galluppi riferisce che questa famiglia, originaria di Catania, godette nobiltà in Messina nel secolo XVII e, nel corso dei secoli, riuscì a distinguersi grazie agli elevati personaggi a cui diede i natali. Tra questi cita Sergio, milite, vissuto a Messina intorno al 1310; Giuseppe, valente combattente contro gli ottomani e nella “guerra d’Otranto” del 1481; Orazio, distintosi nella difesa di Malta contro i turchi nel 1545, e tanti altri. FRANCESCO DE DOMENICO (Messina 22/8/1962), neo deputato eletto nella Lista PD Micari presidente, nelle regionali del 5 novembre scorso. Laurea in economia e commercio, è professore di Diritto Tributario e di Finanza degli Enti locali presso la facoltà di Economia dell’università di Messina; è direttore generale dell’ateneo messinese. GIUSEPPE DE DOMENICO (Ganzirri, Messina), attore; ha vissuto nel mondo dello spettacolo fin da piccolo grazie all’esperienza paterna nella scrittura teatrale per la parrocchia locale. Dopo una prima esperienza universitaria, Giuseppe, decise di trasferirsi a Genova per seguire la sua passione per la recitazione. Dal 2013 ha lavorato in teatro partecipando a diversi spettacoli e collaborando già con ottimi attori. Nel 2014 ha recitato in “Ragazze a mano armata” di Fabio Segatori, accanto a Nino Frassica; nel 2017 ha partecipato al film “Una partita ai confini del mondo” di David Valolao. VINCENZO DE DOMENICO (Cittanova 18/8/1793 – Reggio Calabria 18/11/1782), medico e patriota. Sulla base delle esperienze di Francesco Calabrò sugli effetti terapeutici dell’essenza di bergamotto, studiò e descrisse alcuni casi di febbre malarica trattati; mise in evidenza, inoltre, l’azione dinamica ipostenizzante dell’olio essenziale di bergamotto e descrisse tutti i casi in cui lo utilizzò sia come antifebbrile sia come vermifugo. Decise, inoltre di saggiarlo contro l’acaro della scabbia ottenendo risultati molto incoraggianti tanto da consigliarlo al medico don Ferdinando Bergamo, medico chirurgo del 12^ reggimento di linea di guarnigione a Reggio. Nel 1848 fu fervente sostenitore del Comitato di Pubblica Sicurezza costituito da Domenico Muratori e, per le sue attività, ritenute sovversive, fu arrestato.

 

MANGANARO

(come Antonio Manganaro, pittore, caricaturista, professore di disegno, patriota)

Manganaro è un cognome agentis o epanghelmatico, cioè derivato da mestiere; il manganaro (il filatore di seta) nel siciliano arcaico era colui che cavava la seta dai bozzoli con uno strumento detto manganello (manganeddu), una ruota grande sulla cui circonferenza si avvolgeva il filato di seta. Tale cognome è diffuso

in Sicilia, soprattutto nel messinese (Messina, Scaletta Zanclea, Alì, Itala, Barcellona Pozzo di Gotto, ecc.), nel catanese (Catania, Misterbianco, Tremestieri Etneo, ecc.), nel siracusano (Noto, Avola, Siracusa, ecc.), nel nisseno (San Cataldo, Caltanissetta, Delia, ecc.), nel palermitano (Palermo, Monreale, ecc.); ha ceppi in Campania (Napoli, Avellino), Calabria (Reggio Calabria, Vibo Valentia), Lazio, Lombardia (Milano, Varese), Piemonte, Veneto; è attestato anche in Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Puglia, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. Questa cognominizzazione appare a Palermo nella prima decade del 1300 con un certo Filippo Manganaro che il 28/3/1310 venne nominato all’ufficio di Maestro segreto e Maestro procuratore di tutta la Sicilia; fu, inoltre giudice della Magna Regia Curia di Palermo dal 1313 al 1319. ALESSANDRO MANGANARO (Barcellona Pozzo di Gotto 26/6/1917 – Ivi 25/10/1994), insegnante di greco presso il Liceo classico della sua città, grecista. Ha tradotto la commedia plautina “Per tre soldi”, si è occupato di poesia neogreca, traducendo poesie di Sikelianòs, Elitis, Seferis, Ritsos ed Ergonòpulos e illustrandole nel 1963 sul Gazzettino di Venezia. Per Mondadori ha tradotto nel 1965 il romanzo dello scrittore greco moderno Stratis Myrivilis, “I quaderni di guerra del sergente Costula. ANTONIO MANGANARO (Manfredonia 1842 – Napoli 1920), pittore e caricaturista, professore di disegno, patriota. Arrestato per cospirazione politica (i suoi familiari appartenevano alla Giovane Italia ) gli fu ingiunto di lasciare Napoli, ma lui non ottemperò all’ordine nascondendosi presso un amico. Nel 1859 fece parte del Comitato segreto o d’azione e, nel 1860, partecipò ai moti rivoluzionari che favorirono l’ingresso di Garibaldi a Napoli; al seguito del Generale partecipò a numerosi fatti d’arme e fu anche ferito . Fu redattore caricaturista di vari giornali ( “Il Giudizio universale”, “Stenterello”, ecc.); nel 1885 ottenne la cattedra di disegno presso la Scuola tecnica “G.B. Della Porta” a Napoli. Ha lasciato molti album originali di caricature. MARIA MANGANARO (Bolzano), laureata in sociologia, scrittrice, è stata per 30 anni presidente del “Centro di documentazione ed informazione della donna” per il quale ha svolto attività di operatrice culturale e di ricerca. Per tre anni ha curato “Paolina Bonaparte informa”, newsletter settimanale nella quale vengono commentati fatti di attualità e di varia umanità, in chiave seria ed ironica. Per 13 anni ha collaborato come programmatrice nella sede RAI di Bolzano: ha scritto numerosi articoli di fondo per il quotidiano “Alto Adige”. Sue opere: “Di mamma ce n’è una sola (grazie al cielo)” (2016) e “Ciclisti d’inverno”(2017)

 

VIRGA

(come Pietro Virga, docente di diritto costituzionale e di diritto amministrativo)

Il cognome Virga ha alla base soprannomi e nomi di mestiere formati o derivati da “verga” (in siciliano “virga”), “ramo sottile, virgulto, bastone dei pastori” (E. De Felice). In alcune regioni italiane, come la Liguria, “verga” è anche il coreggiato, uno strumento villereccio fatto di due bastoni, legati insieme ai capi con strisce di cuoio o di pelle (gombina) e usato per battere il grano, e “virgaro” viene detto il pastore, coordinatore e capo di tutti gli altri pastori di un gregge (dal latino “virgarius, colui che porta il bastone). Virga è diffuso soprattutto in Sicilia, nel palermitano (Palermo, Gangi, Monreale, Piana degli Albanesi, Capaci, Altofonte, Marineo, Partinico, ecc.), nel trapanese (Erice, Trapani, Buseto Palizzolo, Paceco, ecc.), nell’agrigentino (San Giovanni Gemini, Cammarata, Casteltermini, ecc.), nel nisseno (Mazzarino, San Cataldo, Niscemi, ecc.), nell’ennese (Calascibetta, Villarosa, Nicosia, ecc.), ma anche nel catanese, nel ragusano e nel siracusano. Fuori dalla Sicilia, il cognome Virga è attestato in Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Marche, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. La famiglia Virga è oriunda di Trapani, ove anticamente, pare, fosse dedita al commercio. Fu portata in Monte San Giuliano (Erice) verso la metà del secolo XVIII da Filippo Virga, figlio di Biagio e di Antonina Quarticello, e considerato, perciò, il capostipite. I discendenti di Filippo Virga, nel tempo, formarono altri rami, uno dei quali, nel secolo scorso, si stanziò in Buseto (cfr. trapaninostra.it – Memorie antiche e moderne delle famiglie busetane). PIETRO VIRGA (Palermo 8/2/1920 – ivi 14/6/2004), avvocato e docente di diritto costituzionale e diritto amministrativo; dal 1950 insegnò diritto costituzionale all’università di Catania, trasferendosi successivamente a Palermo dove passò all’insegnamento del diritto amministrativo, cattedra che tenne fino al 1992. Fu autore di testi sulle libertà fondamentali, sulle regioni, sui partiti politici, che costituiscono ancora oggi capisaldi della letteratura costituzionalista. A lui si devono il manuale sul “Diritto costituzionale”, base per la preparazione di molte generazioni di studenti, e il monumentale trattato in quattro tomi, “Diritto amministrativo” (1996/1999). Era figlio di GIOVAN BATTISTA VIRGA, Cavaliere del lavoro della Repubblica italiana. FRANCESCO VIRGA (Palma di Montechiaro 20/4/1928), medico chirurgo, ortopedico, deputato regionale dalla VII alla XI legislatura per il MSI – Destra Nazionale. E’ stato consigliere comunale al comune di Palermo e componente del comitato centrale del MSI (Movimento Sociale Italiano).

 

 

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