Una straordinaria donna chef capace di trasformare un pranzo in una sorta di avventura amorosa in cui non si è più capaci di fare distinzione tra l’appetito del corpo e quello dell’anima, questo ci racconta lo straordinario film Il pranzo di Babette, e molto altro.
E’ un film danese del 1987, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero. Babette è una cuoca parigina che fugge dalla sua città per i gravi disordini causati dalla Comune di Parigi; trova rifugio e fraterna accoglienza da due sorelle zitelle, Martina e Filippa, che vivono in un piccolo villaggio danese. Figlie di un pastore protestante, dopo la sua morte hanno ereditato la direzione della comunità religiosa. Non c’è allegria in quel paesino, povera Babette. Ma dopo qualche anno la brava cuoca vince la Lotteria Nazionale e decide di spendere il denaro della vincita per organizzare un memorabile banchetto nel villaggio. Ricorre il centenario della nascita del padre di Filippa e Martina e bisogna celebrarne la memoria con tutta la comunità: un’ottima occasione, secondo Babette, per preparare i cibi più raffinati, procurarsi i vini migliori, offerti su una tavola riccamente apparecchiata, con le migliori tovaglie, piatti raffinati e bicchieri di cristallo. La pensano diversamente le due sorelle e i loro compaesani, che vedono minacciata l’austerità alla quale si sentono obbligati. Babette, donna gioiosa e generosa, ha speso tutto in cibo, vino, tovaglie, piatti, bicchieri e quando Martina le dice “Ora sarai sempre povera”, Babette risponde che “un’artista non è mai povera”.
Ma a tavola, ecco la magia: trasportati dalla bontà del cibo e dall’atmosfera ricca di bellezza, i commensali diventano gioviali e felici. Sedotti ed inebriati dal pranzo, trovano la forza per superare le discordie che li dividevano e, alla fine, danzano tutti insieme tenendosi per mano sotto il cielo stellato, prima di tornare ognuno alle proprie case.
Film in assoluto tra i preferiti da Papa Francesco che non perde mai occasione per citarlo, in un’intervista, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires, affermò: “appartengono a un mondo calvinista e puritano talmente austero che anche la redenzione di Cristo viene vista come una negazione delle cose di questo mondo. Era una comunità che non sapeva che cosa fosse la felicità. Viveva schiacciata dal dolore. Stava attaccata a una parvenza di vita. Aveva paura dell’amore (…) all’arrivo di un alito di libertà, costituito dalla sontuosità di una cena, tutti ne rimangono trasformati”.
Per Papa Francesco si tratta di un film efficace per trasmettere concetti importanti e profondi tanto da citarlo addirittura nel suo documento sull’amore nella famiglia, l’esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia: nel paragrafo intitolato “Gioia e bellezza” viene fatto cenno anche al valore della bella tavola e della buona cucina, come mezzo per realizzare l’amore in tutte le sue forme, in particolare quello coniugale, e scrive: “Va ricordata la felice scena del film Il pranzo di Babette, dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: «Come delizierai gli angeli!». È dolce e consolante la gioia che deriva dal procurare diletto agli altri, di vederli godere. Tale gioia, effetto dell’amore fraterno, non è quella della vanità di chi guarda sé stesso, ma quella di chi ama e si compiace del bene dell’amato, che si riversa nell’altro e diventa fecondo in lui.”
Contro la rigidità umana, l’ingessatura dell’ideologia rappresentata dalla comunità di Martina e Filippa, esplode ed esalta la generosità di Babette con la sua voglia di donare senza preconcetti e senza tornaconto, con il solo desiderio di superare le divisioni e unire tutti nella gioia della sua bella tavola.
Attenzione agli ingredienti: c’è una memoria da celebrare (il centenario del pastore), una nuova alleanza da suggellare tra i presenti, un dono totale di sé da parte della protagonista, un cibo eccellente che diviene fonte di una nuova vita per tutti i presenti. Il film è ovviamente molto allegorico e i riferimenti all’Eucarestia sono forti ma in controluce.
“Perché mai” scrisse Massimo Introvigne prendendo spunto da quanto dice Papa Francesco a proposito del film: “Babette, anziché sprecare il suo denaro in champagne Veuve Cliquot, brodo di tartaruga, vino Clos Vougeot e bicchieri bordati d’oro, non lo ha distribuito ai poveri?” “Perché c’è la povertà materiale”, rispose Bergoglio “che dev’essere assolutamente affrontata, e c’è la povertà di senso, di felicità, di civiltà di donne e uomini imbarbariti che devono essere civilizzati. La cucina, il vino, lo splendore delle tovaglie, dei piatti, dei bicchieri – tutte cose poco calviniste e molto cattoliche – offrono agli abitanti di quella remota landa danese molto di più di qualche aiuto materiale: offrono la bellezza, l’arte, l’occasione di camminare verso la civiltà”. “Perché” – come notava il pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) – “anche quelle minori, come l’arredamento e la gastronomia, sono arti, e danno un contributo decisivo alla genesi di tendenze verso il bello, antidoto al moderno dilagare del brutto e primo elemento per civilizzare i nuovi barbari”.
Non è certo un invito a trascurare la povertà materiale che ha un posto così grande nelle preoccupazioni di Papa Francesco, piuttosto un monito a considerare che non di solo pane vive l’uomo.
Sorta di rovesciamento miracoloso dell’Ultima Cena, il pranzo cabalistico di Babette ha un posto riservato per tutti i gourmet della grande letteratura:
Menù
Brodo di tartaruga
Blinis Dermidoff (grano saraceno con caviale e panna acida)
Quaglie in crosta con salsa Périgourdine (foie gras e salsa al tartufo)
Insalata mista
Formaggi francesi
Savarin al rum
Frutta mista
Caffè
Friandises (piccola pasticceria): pinolate, frollini, amaretti
Vini
Amontillado
Clos de Vougeot 1845
Champagne Veuve Clicquot 1860
Praticamente irrealizzabile e sinceramente non corrispondente ai gusti semplici della nostra cucina siciliana, lasciamoci sedurre dall’amore per la convivialità domenicale e, semmai, citarlo a tavola mentre prepariamo i nostri ottimi cannelloni ripieni, una semplicissima arista al latte senza farci mancare un’insalata verde e un ottimo caffè.
E.. buona domenica!