M5S-PD, nasce l’Associazione Temporanea di Partiti, acronimo ATP. Niente alleanze

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Perché non chiamarla Associazione temporanea di partiti, acronimo ATP. O Join venture, acronimo J.V. o ancora, trasferendola sul galateo istituzionale, Gentlemen’s agreement party, acronimo AGP, o ancora Entente Cordiale pour les Italiennes, acronimo ACI. Ci si può sbizzarrire, insomma. Una volta trovata l’intesa sull’acronimo si va avanti spediti, redigendo una manifestazione d’interesse a doppia firma, per passare subito dopo al patto formale, stipulato presso uno studio notarile. E’ del tutto superfluo richiamare lo spirito di un’alleanza politica. Non si tratta di una mozione degli affetti. Il Movimento 5 Stelle resta alternativo al Pd, e quest’ultimo al Movimento. Nessuno tradisce nessuno.

I tedeschi contrattano alleandosi, in Italia si contratta guardandosi in cagnesco. Bisogna prenderne atto. Ciò che conta è operare per il bene del Paese, naturalmente. Sacrificare l’alleanza sull’altare di una ATP, associazione temporanea di partiti, non costa niente.

Nella definizione del codice, in verità, suggerisce Demostene, testata di qualità in ambiente giuridico, il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale (1321)…Le componenti della definizione di contratto sono essenzialmente tre; la prima è l’accordo degli interessati, dunque il contratto è un atto consensuale, la seconda riguarda l’oggetto dell’accordo: un rapporto giuridico patrimoniale, dunque il contratto è un atto giuridico-patrimoniale; la terza riguarda il modo di atteggiarsi dell’accordo rispetto al suo oggetto: non descrittivo o valutativo, ma finalistico o volontaristico.

La vocazione del contratto ad operare nel campo patrimoniale emerge dalle norme indicanti le due funzioni principali di esso: trasmettere ed acquistare la proprietà (922) e creare obbligazioni (1173) (e l’obbligazione ha per oggetto una prestazione con carattere patrimoniale, cioè suscettibile di valutazione economica). La ratio comunemente indicata per giustificare la patrimonialità dell’obbligazione è la stessa che spiega la necessaria patrimonialità del contratto: l’obbligazione ed il contratto sono caratterizzati dal vincolo legale e dalla coercibilità legale. Ai rapporti non patrimoniali ripugnano questi meccanismi.

Vi sono accordi su materie puramente non patrimoniali: il fatto che siano tollerati od approvati dalla legge li rende leciti, e può renderli anche produttivi di conseguenze giuridiche. Il fatto che vertano su materie assolutamente non patrimoniali impedisce di qualificarli contratti.

L’elaborazione di un testo gradito alle parti in causa è materia di esperti. Gli apparati, vecchi e nuovi, dei partiti hanno intelligenze e competenze idonee. Occorre escludere il termine contratto oltre che il termine “alleanza”?

E la quotidianità? Come sarà la quotidianità? Escludiamo rose e fiori, diamo per scontato che Di Battista da un lato e Renzi (Rosato, Marcucci) dall’altro, polemizzeranno, punzecchieranno, insulteranno; altrettanto scontato che il premier farà il pompiere in servizio permanente. Di buono c’è che i partiti temporaneamente associati potranno staccare la spina senza pensarci su due volte, e tornare alle urne, senza avere stipulato alcuna alleanza con l’odiatissimo partner, né avere adottato un contratto che preveda sanzioni. Abbiamo compiuto un tratto di strada insieme, spiegheranno. Nell’interesse del popolo sovrano.

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