Nell’immaginario collettivo il Presidente della Repubblica è un signore di una certa età che usa gesti e parole sobrie, si fa volere bene dal popolo, taglia molti nastri, rassicura e consola all’indomani di eventi nefasti e quando c’è da fare il governo invita i capi dei partiti a dirgli che hanno nella testa. Ogni anno, però, alla vigilia di Natale, parla al popolo a reti unificate. E’ un sermone che viene ascoltato con qualche attenzione, non fa male a nessuno, ma regala il piacere di avere un capo che non pretende, ordina, dispone, ma semplicemente esorta e tutto finisce lì.
In queste ore questa rappresentazione della realtà è stata cancellata del tutto. Il Presidente della Repubblica, per molti italiani, ha subito una metamorfosi di proporzioni kafkiane: si è trasformato nell’Uomo Nero, nel servitore dell’Europa pretenziosa, dei bancari vampiri, dei poteri forti eccetera.
E siccome è l’Uomo Nero, Sergio Mattarella è diventato il bersaglio degli haters sui social, il Nemico da cacciare via, l’ostacolo del cambiamento invocato dal “contratto”, l’ultima trincea degli apparati, politici e burocratici, prima dell’assalto al Palazzo d’Inverno.
Il figlio di un mio amico, che aveva avuto l’ardire di esprimere un apprezzamento su Sergio Mattarella, è stato avvertito di stare scherzando con il fuoco. “Se ti trovo ti sparo”, gli hanno scritto su Facebook. E c’è stato chi gli ha augurato di fare la fine del fratello, Piersanti, ucciso in un agguato di mafia. Ci sono state, è vero, manifestazioni di affetto verso il Capo dello Stato, spontanee e generose, ma restano sui social, e non solo, le infamie e le minacce dei violenti, degli squadristi e delle teste di legno (rasate).
Quel signore che taglia i nastri ed abita al Quirinale senza fare male a nessuno è riuscito a fare andare a braccetto l’estrema sinistra di Potere al popolo e l’estrema destra di Casa Pound, sponsorizzata dalla Lega felpata, evento questo che non è possibile trovare nemmeno nei libri di storia.
Nei piani alti, intanto, si discute, a punta di penna, sui poteri di interdizione del Presidente della Repubblica, mentre i capi dei partiti “offesi” dal suo veto su un economista troppo esposto per le sue idee antieuropeiste, annunciano nientemeno un processo parlamentare per “alto tradimento”, affidando ai sacri Palazzi, che assegnarono alla celebre Ruby uno zio Capo di Stato in Egitto, il compito di giudicare.
I costituzionalisti si sono divisi nell’analisi dei poteri, con un vantaggio tuttavia a favore di Sergio Mattarella, mentre gli “offesi”, protagonisti di una indegna pantomima (la voglia di tornare alle urne e di archiviare il Contratto traspirava da tutti i pori…), contano di arrivare alle urne dopo avere processato l’Uomo di Bruxelles, che abita al Quirinale, l’Infiltrato da stanare.
La Pubblica Accusa è rappresentata da coloro che sul referendum costituzionale “salvarono” la Carta dalle mire imperialiste del Presidente del consiglio pro tempore. Dovrebbero gelosamente impedire che sia tirata per la giacchetta, visto che non ci sono dubbi – i precedenti noin mancano – che il Presidente della Repubblica – nel giusto o nel torto – ha il potere di mettersi di traverso, spettando a lui la nomina dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio.
La nostra Costituzione è un “ibrido”, parlamentare ma non troppo, presidenziale in pozioni contenute. Ma questo è un altro discorso.
Se ci accontentiamo di assistere alla sceneggiata, l’ultima di una legislatura soffocata nella culla, potremmo essere inseguiti dai sensi di colpa prima o poi. Abbiamo il dovere di capire, ascoltando. C’è un filo di follia che corre da Nord a Sud d’Italia, isole comprese.