Sgarbi uno e trino: candidato in Lombardia e a Roma, assessore in Sicilia

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“In Sicilia abbiamo una situazione particolare”, scrive Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia. “Un amministratore e un politico particolare: Vittorio Sgarbi, assessore pro tempore dei Beni culturali e dell’identità siciliana. Secondo gli annunci e i programmi dello stesso Sgarbi, egli sarà assessore in Sicilia soltanto per pochissimi mesi. Questo perché intende candidarsi alle elezioni politiche che avranno luogo il 4 marzo di quest’anno, in rappresentanza del proprio movimento politico (Rinascimento – Vittorio Sgarbi”), contando di diventare ministro dei Beni culturali italiani. Sgarbi è dunque, al momento, un assessore regionale che ha a disposizione appena tre mesi di attività politico-amministrativa. Poi andrà via. Questa peculiare e controversa condizione lo costringe – inesorabilmente – ad un atteggiamento schizofrenico e superficiale. Lo costringe ad occuparsi dei beni culturali siciliani attraverso impulsi veloci, estemporanei. Attraverso proposte, progetti tanto suggestivi quanto velleitari. Se non impropri, sbagliati. Ad esempio l’ipotesi di ricostruzione del tempio G di Selinunte o l’approvazione – concordemente con la Soprintendenza di Siracusa – della privatizzazione a fini turistico-alberghieri dell’isola di Portopalo di Capo Passero. Oppure il trasferimento della cosiddetta “Venere di Morgantina” a Roma.

Leandro Iannì è molto severo con Sgarbi, forse più del necessario, ma è innegabile che qualche buon motivo ce l’ha il Presidente di Italia Nostra per essere rammaricato. Il problema, infatti, non è né la competenza, né la creatività e l’autorevolezza dell’assessore Sgarbi, ma la sua attitudine a posarsi sui petali che sceglie come una farfalla. La metafora farà pure sorridere, ma le cose stanno proprio così. Le farfalle sono gli essere viventi più belli del creato,  ma volano da un luogo all’altro, continuamente, si posano il tempo necessario per nutrirsi. Non c’è tempo per ammirarne la bellezza, sicché finisce che i fan delle farfalle non trovano di meglio che catturarle e “chiuderle” fra le pagine di un libro. Morte stecchite.

La Sicilia ha bisogno di un personaggio come Sgarbi, persino della sua stravaganza (senza gli eccessi), perché il ritorno di immagine nelle sue “trovate” è sempre molto alto, ma ha ancor più bisogno di amministratori che amino la Sicilia per più di qualche giorno e vogliano dedicarsi ad essa il tempo necessario per vedere realizzate le opere ed iniziative che propongono.

Oggi Vittorio Sgarbi è il titolare di un assessorato-chiave, i Beni culturali, in una Regione che raccoglie il maggior numero di tesori d’arte d’Italia. Ma è anche il candidato in pectore per il Ministero dei Beni culturali. Non solo, ambisce a presentare la sua candidatura a Milano alle regionali lombarde. Come faccia a candidarsi alle politiche ed alle regionali contemporaneamente, è un mistero. Ma Vittorio Sgarbi non segue un filo logico, segue i quotidiani innamoramenti e persegue i suoi obiettivi, trascinati dalle sue pulsioni emotive. Guai a mettersi di traverso.

Il suo Movimento, Rinascimento, non è stato accolto a vele spiegate ad Arcore e dintorni, come egli avrebbe voluto, ed allora si è arrabbiato di brutto. Così ha annunciato la candidatura alla Presidenza della Regione Lombardia per guadagnare una deterrenza che mettesse sull’avviso Berlusconi. Così com’è avvenuto in Sicilia. Se dovesse scendere in campo, a Milano, ridurrebbe le chances del candidato di centrodestra, Fontana.

Intanto, si gode la visibilità che il ruolo di assessore ai Beni culturali gli concede, non solo in Sicilia. Ci auguriamo che la Sicilia, che Sgarbi indubbiamente ama, sia ricompensata per il sostegno che gli regala.

Invero, lo stesso Musumeci, annunciandone l’ingresso in giunta di governo, ha anticipato i termini dell’impegno. Nessuno, nella cerchia degli amici di Musumeci, si rammarica più di tanto per l’apparizione della meteora. Andandosene, Sgarbi lascia un posto libero e c’è un folto stand by. Le ambizioni dell’assessore costituiscono anzi una opportunità preziosa e permettono a Musumeci di guardarsi attorno ed accontentare qualche deluso.

Con l’uscita dii Vincenzo Figuccia, qualche giorno dopo la nomina – (deve essersi davvero trovato a malpartito nei Rifiuti, i tetti altidegli stipendi  e la querelle con Miccichè gli hanno fornito un onesto pretesto), avremo perciò un mini rimpasto con due nuovi assessori. Ma non c’è fretta, sui rifiuti Musumeci vuole andarci con i piedi di piombo prima di trovare il sostituto di Figuccia. Non perché Figuccia sia insostituibile. Giusto per non fare altri sbagli.

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