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“Un film splendidamente divertente e irrimediabilmente malinconico, un miracolo di scrittura comica e di ispirazione cinematografica” (Peter Bradshaw)
Un punto di svolta, una rivoluzione comica, una disintegrazione romantica. Woody Allen, come Chaplin, scopre il proprio talento nel padroneggiare il riso e il pathos. La sincopata storia d’amore tra Alvy e Annie scompagina ogni ordito narrativo (negli anni la critica parlerà di Ionesco, di Brecht e di Groucho), sullo sfondo di ‘cartoline newyorkesi degli anni Settanta’ che oggi stringono e fanno bene al cuore: glamour femminile fatto di larghi pantaloni, fragilità eccentrica e dipendenza farmacologica, i palcoscenici off del Village, Marshall MacLuhan in fila al cinema. Seems like old times: nel ricordo i due si baciano contro lo skyline visto dal Franklin Delano Roosevelt Drive, e comincia ufficialmente l’era Woody Allen, everyman senza uguali della commedia cinematografica moderna.
Nel 1978 Annie Hall vince quattro Oscar : miglior film, regia, sceneggiatura e attrice protagonista . Woody Allen non lascia New York e non va a Hollywood a ritirare il suo premio, ma fa sapere che “il film è il risultato di tutto ciò chenella mia vita e nel cinema rappresenta Diane Keat on “. L’autobiografia è trasparente e autorizza la chiamata in causa dello spettatore: nell’immagine d’apertura , Woody Allen guarda negli occhi il pubblico e comincia a parlare di sé. L’interpellazione diretta tornerà più e più volte, talora producendo climax comici; l’idea di infrangere l’ordito classico della narrazione viene ad Allen da Passione di Bergman (fonti accreditate anche lonesco e Pirandello, le tecniche di straniamento brechtiano e Groucho in Horse Feathers ). L’impatto di Annie Hall, messa in opera di una disintegrazione romantica e conseguente disintegrazione linguistica, fu assai vasto e andò a modellare un certo gusto dei tempi, un glamour femminile fatto di cappelli, cravattine, seducente insicurezza, interloquire svagato e lieve dipendenza farmacolog ica . Se Annie Hall è musa e genius foci (il focus , naturalmente, è New York), l’ego del nostro eroe non rinuncia al centro della scena. Alvy Singer specula, interpreta, interroga se stesso e il mondo, soprattutto elegge la memoria a privilegiato playground : una memoria di sé che gli si offre orizzontale, variegata, percorribile in ogni direzione, giocosamente o malinconicamente combinatoria. D’altra parte per Alvy Singer, ebreo, intellettuale, umorista, ipocondriaco, moralista newyorkese fisicamente allergico alla fatua amoralità californiana, la memoria non può non essere un punto nodale: vede e rivede il documentario sull’Olocausto// dolore e la pietà, e alla fine della storia con Annie conclude che è stato bello anche solo averla incontrata, se comunque restano i ricordi, proustiani ‘istanti perduti nel tempo’ che vediamo scorrere mentre la voce di Diane Keaton sussurra Seems like o/d times e per un attimo il montaggio depura la vita da ogni scoria, da ogni gesto sbagliato o tempo morto. Alvy e Annie si baciano contro lo skyline di Manhattan visto dal Franklin Delano Roosevelt Drive: comincia ufficialmente l’era Woody Allen, everyman senza uguali della commedia cinematografica moderna.
(Paola Cristalli)
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