Secondo il pm Nino Di Matteo, intervistato da Lucia Annunziata in Mezz’ora in più, su Raitre, gli alti ufficiali dei carabinieri condannati nel processo sulla trattativa, avrebbero fatto il “gioco sporco” per conto della politica, avvicinando Ciancimino per arrivare a Riina e Provenzano. L’aspetto, inoltre, che ha più rammaricato il magistrato è il silenzio degli organi istituzionali, come il CSM e l’ANM. Negli anni di piombo, infine, c’era una parte dello Stato che combatteva la mafia, ed un’altra che cercava un compromesso con essa.
“Quello che forse in questi anni mi ha fatto un po’ più male è che rispetto ad accuse di utilizzare strumentalmente il mio lavoro, abbiamo avvertito un silenzio assordante e probabilmente chi speravo ci potesse difendere è stato zitto. A partire dall’Anm e dal Csm.
. Il processo sulla trattativa Stato-mafia ha fatto emergere, ha sottolineato il pm, “un quadro in cui mentre c’era una parte dello Stato che lottava per l’affermazione dei principi di diritto, ce n’era un’altra che preferiva dialogare con i vertici della mafia e trovare un compromesso”.
“Ogni qual volta lo Stato ha cercato il dialogo con i vertici della mafia ha rafforzato enormemente la capacità di intimidazione di quei vertici mafiosi. Trattare con la mafia non è mai neutro”, ha aggiunto.
“Fin dalla nostra originaria impostazione accusatoria era presente la politica o alcuni uomini politici come aspetto fondamentale di un mandato dato ai carabinieri che poi hanno fatto il gioco sporco di contattare Ciancimino e tramite lui Riina e poi Provenzano”, ha detto poi il pubblico ministero antimafia.