Processo trattativa Dell’Utri e Mori condannati a 12 anni, 8 a Ciancimino. Mancino assolto
Gli scarni flash dell’agenzia riferiscono, quasi in tempo reale, le prime notizie sulla sentenza, che sorprende coloro che seguono da tempo con attenzione sia il “processone” sulla trattativa, quanto i processi “collaterali”, cioè legati in qualche modo al processone di Palermo.
La sorpresa nasce infatti dalle assoluzioni ottenute dal generale Mori nei due processi celebrati a suo carico per i sospetti di una sua “trattativa” con boss di mafia, e da Calogero Mannino, che ha voluto, e ottenuto, un processo solo per lui, dal quale è uscito assolto. E’ vero che ogni testa è un tribunale, come ricorda un vecchio detto, ma qui le contraddizioni sono stridenti e su di esse, ne siamo certi, il dibattito si farà rovente.
Nessuna sorpresa, invece, per l’assoluzione di Mancino, che rispondeva “solo” del reato di calunni, e non aveva nulla a che fare, dunque, con la trattativa. I giudici gli hanno creduto, e non hanno ritenuto sufficientemente motivate le accuse all’ex Ministro, accuse che trascinarono nel processo, come testimone, provocando grande sconcerto, anche l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
“E’ una sentenza inaspettata sicuramente e peraltro in controtendenza con le assoluzioni che ci sono state per il senatore Mannino e il generale Morì”. Lo ha detto Giuseppe Di Peri, avvocato di Marcello Dell’Utri, al termine della lettura della sentenza del processo trattativa, a Palermo.
Il legale di Dell’Utri ha commentato cosi:
“C’è un periodo nel quale Dell’Utri è stato assolto, che sembrerebbe quello precedente al governo Berlusconi, e un altro in cui ha riportato una condanna estremamente pesante a 12 anni. Sono state accolte le richieste della Procura – ha aggiunto – E’ una sentenza cheporremo nel nulla nel momento in cui formuleremo l’impugnazione”.
L’attesa per la sentenza, dopo quasi tre anni di dibattimento, era molto elevata. Folla di cronisti all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo dove è attesa a minuti la sentenza per il processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Giornalisti e cameramen provenienti dall’Italia ma anche dall’Inghilterra e dalla Francia, sono arrivati nell’aula Bachelet per aspettare la decisione della Corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto.
Nicola Mancino non è presente all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per assistere alla sentenza del processo di primo grado del processo sulla trattativa dove è imputato per falsa testimonianza.
Nell’ultima udienza, quando aveva reso dichiarazioni spontanee, aveva detto di essere indeciso se tornare a Palermo. Oggi, invece, la decisione di restare nella sua abitazione, ad aspettare la telefonata dei suoi legali.
“Aspettiamo di leggere le motivazioni però è chiaro che 12 anni di condanna la dicono lunga sulla decisione della Corte. C’è però in me un barlume di contentezza, in un mare di sconforto. Sono contento perché so che la verità è dalla nostra parte.
E’ un giorno di speranza. Possiamo sperare che in appello ci sarà un giudizio perché questo è stato un pregiudizio”. Lo ha detto l’avvocato Basilio Milio, legale dell’ex generale dei carabinieri Mario Morì, al
termine della lettura della sentenza del processo trattativa.
“Questo processo è stato caratterizzato dalla mancata ammissione di tante prove da noi presentate. La prova del nove? Non sono stati ammessi oltre 200 documenti alla difesa e venti testimoni, tra i quali
magistrati magistrati come la dottoressa Boccassini, il dottor Di Pietro e il dottor Ayala – ha aggiunto – E’ stata una sentenza dura che non sta né in cielo né in terra perché questi fanno sono stati già smentiti da quattro sentenze definitive”.