E’ toccato a Giorgio Tirabassi calarsi nei panni di Libero Grassi nel film tv “A testa alta – Libero Grassi” dedicato all’imprenditore siciliano che si ribello’ al pizzo e venne assassinato dalla mafia nel 1991. Il film monografico, interpretato anche da Michela Cescon nel ruolo di Pina Grassi e da Diane Fleri in quelli della figlia Alice, aprira’ domenica in prima serata su Canale5 il ciclo “Liberi sognatori” che, dopo Grassi, raccontera’ nell’ordine il giornalista Mario Francese, l’agente della scorta di Giovanni Falcone Emanuela Loi e, per finire, la pugliese Renata Fonte.
“Io non avrei mai avuto il coraggio di Grassi, avrei pagato il pizzo, anche in anticipo. Io faccio l’attore, sono un mezzo”, ha ammesso Tirabassi che, torna, dopo essere stato Borsellino in un ruolo molto forte. “Quando ho fatto Borsellino ero terrorizzato tanto che all’inizio avevo rifiutato, stavolta lo sono stato un po’ meno – ha continuato -. Ho studiato Grassi, ho rivisto l’intervista che rilascio’ a Samarcanda che ricordavo, ho cercato di avvicinarmi alla sua anima. Non ho faticato molto, la sceneggiatura era perfetta”.
L’emozione di Tirabassi e’ condivisa dal regista Graziano Diana, dal produttore Pietro Valsecchi e dal direttore di Canale 5 Giancarlo Scheri. “Rispetto ad altri network – afferma quest’ultimo – avendo un profilo di telespettatori piu’ giovani abbiamo un maggiore di raccontare le storie di queste persone a chi non li ha conosciuti”. “Con questi film – ha aggiunto Valsecchi – ci siamo ripresi quello spazio di racconto con il quale anni fa avevamo cominciato”.
Al coro si e’ unito anche il regista Graziano Diana, che firmando la sceneggiatura ha spinto sul concetto della “comunicazione” tanto caro all’imprenditore, ringraziando la famiglia Grassi per la disponibilita’: “La stessa casa di Libero Grassi, riarredata con amore dalla figlia per farla tornare come un tempo, e’ stata utilizzata come set”. Adesso, si augura, “vorrei che questo film venisse visto dai ragazzi”.
Una controanteprima, dopo la messa in onda televisiva e’ gia’ in programma, “cosi’ come ci ha chiesto la vedova, nel frattempo scomparsa”, precisa Valsecchi. Un modo per non spegnere i riflettori su un tema ancora attuale. “Libero Grassi e’ un mentore che ci conduce per mano, oggi un imprenditore che non paga il pizzo non e’ solo. La lotta della vedova Grassi ha innescato un movimento di pensiero che ha portato a un cambiamento che ha fatto nascere Addio Pizzo”, fa sapere negando di aver avuto “richieste anomale” durante le riprese a Palermo. “Pero’, una volta, al termine di un sopralluogo al Circolo Lauria di Mondello, una coppia ci ha avvicinati parlando male (“Un pezzo di m…”) di Grassi in una sorta di delegittimazione. E’ stato cosi’ – conclude – che mi e’ venuta l’idea di inserire nel racconto lo sfogo del ragioniere contro Grassi per il suo non voler cedere al pizzo”. (ITALPRESS)