Quanti altri morti sul lavoro dobbiamo ancora contare? Non ci si può limitare all’indignazione di fronte ai fatti che sono avvenuti, ma è indispensabile fare di tutto perché la strage abbia termine. L’altro ieri in provincia di Agrigento è morto un operaio telefonico di 25 anni, ieri a Mondello un muratore di 69 anni. I due estremi del mondo del lavoro: un ragazzo per il quale trovare lavoro aveva probabilmente realizzato il compimento di una lunga ricerca piena di attese e di speranze, un anziano che avrebbe dovuto godersi la pensione se in questo paese non fosse prevalsa l’idea che i diritti delle persone non contano nulla rispetto al profitto delle imprese. Altri due grani del sanguinoso rosario di stragi che in questi primi quattro mesi del 2018 sta insanguinando l’Italia. Le cause sono purtroppo note: la lunghissima crisi ha indebolito la forza del mondo del lavoro organizzato, ha costretto molti lavoratori ad accettare condizioni rischiosissime di svolgimento della prestazione lavorativa, ha indotto le imprese ad abbassare i livelli di sicurezza per mantenere (quando non aumentare) i margini di profitto. E’ una situazione che non si può più accettare; bisogna fare rapidamente qualcosa per impedire che altre donne ed altri uomini escano da casa la mattina per guadagnarsi il pane e vi facciano ritorno in una bara. I sindacati, innanzitutto, debbono rapidamente organizzare un’iniziativa di massa che denunci la situazione esistente, proponga soluzioni e schieri la forza organizzata del mondo del lavoro a tutela della salute e delle vita delle donne e degli uomini che quotidianamente la rischiano. La Regione Siciliana, in forza del suo Statuto speciale, ha competenze dirette sulla sicurezza del lavoro. E’ noto che gli ispettorati del lavoro hanno problemi seri di efficienza ed efficacia della loro azione per la carenza di mezzi e personale. Il presidente Musumeci attivi subito un tavolo di confronto con i sindacati e le organizzazioni rappresentative dell’impresa per individuare ed attuare le azioni concrete da mettere in campo in sinergia con l’Inail, i nuclei per la tutela del lavoro dei carabinieri, le aziende sanitarie. E’ una priorità ancora più importante della discussione sulla Finanziaria che da settimane impegna faticosamente il Parlamento regionale. L’ARS dia un segnale chiaro mettendo su un binario prioritario tutte le iniziative di legge che scaturiranno dal tavolo di confronto con gli esponenti del mondo del lavoro. Le imprese assumano le proprie responsabilità, e quelle che violano o aggirano le norme di sicurezza siano severamente punite. Non si può più perdere tempo: ciascuno deve fare tutto che è in suo potere per fermare questo sanguinoso stillicidio di vittime del lavoro che dovrebbe suscitare vergogna e capacità immediata di reazione nell’intero paese.
Morti sul lavoro, la strage infinita
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