6 come il numero di gare disputate fin qui, 6 come il numero della curva più lenta di Monte Carlo e di tutto il mondiale, il tornante Grand Hotel. 6 come le vittorie spartite in parti uguali tra Vettel (2), Hamilton (2) e Ricciardo (2) ,pronti a combattere fino all’ultimo per il titolo.
Per ritrovare una situazione analoga bisognerebbe tornare indietro al 2012 durante il quale il gradino più alto del podio era stato occupato per i primi 6 GP da 6 piloti diversi (Button, Alonso, Rosberg, Vettel, Maldonato e Webber). Ma quelli erano tempi diversi, segnati prima dall’egemonia della Red Bull, con un giovane Sebastian Vettel, e poi dal lungo percorso di vittorie conquistato dalla Mercedes e ancora mai interrotto. Mai come quest’anno il mondiale di Formula 1 può essere considerato aperto ed imprevedibile, forse per la bravura dei piloti, forse per la grande potenza delle scuderie o forse anche per la grande sensibilità delle monoposto, le cui principali caratteristiche causano un difficile adattamento tra un circuito e l’altro. Sebastian Vettel dopo i primi due fantastici GP non è mai più riuscito ad incidere durante una gara, colpa anche di qualche problema alla monoposto e di alcune strategie sbagliate. Lewis Hamilton, eccetto che nel GP di Barcellona dove ha fatto gara a sé, è sempre sembrato anonimo ed incostante rispetto gli scorsi anni, complice forse l’alto livello delle monoposto di quest’anno. Daniel Ricciardo, nonostante qualche ritiro e problema di troppo alla monoposto, è riuscito a portare a casa due importanti vittorie ad inizio stagione che potrebbero anche far ben sperare alla Red Bull, solita ottenere importanti risultati nella parte finale del mondiale. Ogni GP sembra sempre raccontare una storia diversa dagli altri rendendo quindi difficile fare accurati pronostici per le prossime tappe, complici forse le infinite variabili delle monoposto e dei piloti. Sarà dunque importante, durante il prossimo appuntamento a Montréal, l’effetto che avrà l’utilizzo del secondo step dei motori; ulteriore elemento che potrebbe scombinare ancor di più le carte in tavola, o meglio, in pista.