La verità, tutta la verità su Giuseppe Conte

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Il problema di Conte è il curriculum. Nemmeno un avviso di garanzia, nessun arresto, una specie di agnello tra i lupi.

Scrive Francesco Erspamer, (docente alla Harvard University) sul Blog delle Stelle: “Sarà molto dura: a una buona parte degli italiani piace venire disinformata; una volta si affidava ai preti, adesso ai giornalisti; e allora come oggi non verifica, non ragiona, non legge i testi, neanche quelli sacri figuriamoci gli articoli, e si accontenta dei titoli e sottotitoli o dei riassunti tendenziosi proposti nelle prediche. Prendete l’attacco del gruppo del miliardario renziano De Benedetti (Espresso-La Repubblica) a Giuseppe Conte, incaricato di formare il nuovo governo. Lo accusano di avere millantato studi accademici a New York University, come se con una carriera come la sua ne avesse bisogno; e per comprovarlo pubblicano un curriculum di cinque anni fa, 28 pagine molto fitte che nessuno leggerà. Nelle quali la frase incriminante sarebbe questa:

Dall’anno 2008 all’anno 2012 ha soggiornato, ogni estate e per periodi non inferiori a un mese, presso la New York University, per perfezionare e aggiornare i suoi studi“.

Michelle Tsai, una portavoce dell’università statunitense, ha infatti riferito al New York Times di non avere trovato traccia della presenza di Conte negli archivi né come insegnante né in veste di ricercatore né di studente. Secondo l’ateneo è tuttavia possibile che Conte abbia frequentato dei corsi da uno o due giorni per i quali non vengono conservati documenti. Il curriculum redatto da Conte e pubblicato sul sito della Camera propone dodici pagine in cui vengono indicati titoli e specializzazioni nei più prestigiosi atenei del pianeta, da Yale (dove Conte avrebbe studiato nel 1992) alla Duquesne University di Pittsburgh (sempre nel 1992) alla Sorbona di Parigi (nel 2000) e al Girton College dell’Università di Cambridge (nel 2001).

Il curriculum indica anche un periodo di perfezionamento degli studi di Diritto all’International Kultur Institut di Vienna, che sembra però riguardare “soltanto” un corso di tedesco. Subito al lavoro i giornalisti, addirittura si mobilitano da tutto il mondo, per cercare il pelo nell’uovo.

“E allora?” Si chiede Erspamer, “Con molta chiarezza si parla di “soggiorno” (non del master menzionato dagli spacciatori di gossip): a Harvard concediamo spesso a dottorandi e studiosi stranieri la possibilità di accedere alle biblioteche e di partecipare ai pochi eventi che hanno luogo durante la pausa estiva; ovviamente non vengono registrati (se no dovrebbero pagare) ma mi pare giusto che chi le sue vacanze le passi, invece che in spiaggia alle Maldive o a Capalbio, facendo ricerca in una prestigiosa istituzione, poi includa l’esperienza nel suo curriculum. Cosa ben diversa rispetto alla piddina Valeria Fedeli, ministro dell’istruzione nel governo Gentiloni, che vantò un “diploma di laurea” mai conseguito”.

Uno dei commenti sbalorditi alla notizia (che vale per tutti gli altri) è quello di Marioz, di Genova, che scrive: “Cioè, voglio dire, uno si laurea con 110 e lode si abilita avvocato, borsista presso il CNR, diventa patrocinatore in cassazione, diventa docente e membro per la riforma del CC presso la Presidenza del Consiglio e vanno a fare le pulci sul corso di studi in una università Americana?”

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