Non si ha mai il tempo, a Palermo, di complimentarsi con l’amministrazione comunale per i visibili miglioramenti della città, che pure ci sono e non sono pochi, che subito una mano invisibile si occupa della nostra memoria di cittadini e ci offre un gran bel tuffo nel passato. Stamattina, scendendo a passeggiare il cane, la triste sensazione è stata proprio questa, alla quale si è aggiunto immediatamente quel senso di irredimibilità che ingenuamente avevamo pensato di avere sepolto per sempre e invece, quando non te l’aspetti, risorge come la Fenice dalle ceneri dei ricordi.
Piazzetta Generale Cascino, alla sommità di via Montepellegrino, quel triangolo di verde all’interno del quale c’è un piccolo monumento alla memoria di un eroe sconosciuto ai più, quel vigile del fuoco che morì nel tentativo di spegnere l’incendio doloso (e mafioso) nel palazzo di fronte, quasi vent’anni fa, ultimamente era stata costantemente ripulita, ed era un piacere attraversarla insieme al cane, sostare dal fioraio e guardare i bambini entrare e uscire accompagnati dai genitori dalla scuola primaria all’altro angolo della strada.
Stamattina, dicevo, un tuffo nel passato: spazzatura dappertutto, la piazzetta devastata e con l’erba selvaggia e incolta che ne impedisce l’attraversamento, cattivi odori, scritte balorde sul marciapiedi e uno spettacolo che non si vedeva da tempo: due auto bruciate come gli avessero messo una bomba dentro, sventrate, il vetro frantumato lungo il marciapiedi.
Teppismo? Vandalismo? Vendetta? Chissà.
Un’immagine insopportabile per quanti tra noi, cittadini combattenti per i diritti, animati da un forte senso civico e dall’amore per la città, credevamo lontanissime ormai certe “espressioni” da far west palermitane, confinate in zone suburbane dove in qualche modo possono essere giustificate dal degrado, dalla povertà, dall’ignoranza.
Così è, se vi pare, e lo è anche se non vi pare.
