“Duecentoquaranta euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni”. E ancora: “400 euro al mese per ogni figlio fino ai 3 anni”, per nido o baby sitter. A un mese dalle elezioni Matteo Renzi tira giù l’asso e da Bologna presenta il programma del Pd, “cento piccoli passi per l’Italia“: “Un programma cento per cento credibile, sostenibile, realizzabile”, spiega.
“Non partecipiamo alla competizione a chi la spara più grossa, a chi lancia la proposta più dispendiosa, a chi si inventa l’idea più mirabolante. La nostra promessa è una: non fare promesse“ aveva appena scritto su facebook. Poco dopo il Pd presenta il programma all’Opificio Golinelli, a Bologna e fissa come obiettivi, tra le altre cose, un assegno universale per le famiglie, un salario minimo, 400 euro al mese per ogni figlio fino ai 3 anni, una crescita del Pil del 2 per cento, l’abbattimento del tasso di disoccupazione giovanile sotto al 20 per cento (dal 32 circa) e quello del rapporto debito/Pil sotto al 100 (dal 133 circa). “Abbiamo tre versioni del programma politico del Pd – spiega Renzi – “Una versione malloppo,una versione bignami e infine una proposta che susciterà qualche polemica: quelli propongono reddito di cittadinanza, noi invece proponiamo 100 piccoli impegni concreti, 100 piccole cose realizzabili ma lo facciamo a partire dai risultati raggiunti. Per ciascuno dei 100 passi in avanti ci saranno 100 risultati raggiunti“.
Lasciando da parte per un attimo le incongruenze delle dichiarazioni di un ex premier che rischiano di fare andare in tilt i cervelli dei lettori, già di buon mattino- quello che si nota e in un certo senso disturba è l’appropriazione (indebita) di una metafora che è diventata nome di una lista alle ultime elezioni regionali creata dal gruppo capeggiato da Claudio Fava– un gruppo, beninteso, nato dalla scissione dal PD e contro il PD stesso: Cento passi per la Sicilia, appunto. Significa qualcosa che noi lettori ignavi non riusciamo a comprendere? Che un programma di governo regionale possa essere esteso a un governo nazionale? O piuttosto che Renzi, in questa finale di partita, abbia esaurito persino il repertorio di riserva del suo vocabolario e sia pervenuto agli estremi confini del plagio? Probabilmente solo una questione di vocaboli ridotti ai minimi termini visto che sono stati già tutti usati, rivisitati, manipolati. Non gli rimane che usurpare quelli altrui senza nemmeno l’accortezza di evitare, perlomeno, quelli nati contro di lui. Quando si dice trovarsi all’ultima spiaggia, sotto un sole giaguaro.