I giorni di detenzione di Pio La Torre, rivivono nel testo teatrale di Perriera

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Un testo che sarà messo a disposizione di tutti gli studenti e che con l’accordo della direttrice del carcere Ucciardone di Palermo potrà raggiungere anche i detenuti.

Stiamo parlando dell’opera di Gianfranco Perriera dedicata ai 50 giorni di reclusione del segretario del partito comunista, Pio La Torre, ucci dalla mafia il 30 aprile 1982 insieme all’autista Rosario Di Salvo.

Una sinergia nella stesura dello scritto che ha visto l’input di Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre e anche del giornalista e scrittore Gabriello Montemagno.
“ Ringrazio Gabriello Montemagno e Vito Lo Monaco- sottolinea Gianfranco Perriera- che mi hanno offerto la possibilità di scrivere un testo civile. In questo periodo data anche la forte mancanza di valori mi sono tuffato nella lettura del filosofo Kant che diceva:” Si fa il male perchè spesso il nostro dovere morale và contro la felicità personale” Ci sono persone come Pio La Torre che hanno sofferto ma per la collettività e sono stati 18 mesi in carcere per poi continuare le battaglie in nome di un “ Noi”.Pio La Torre si preoccupava della felicità futura. Ritengo che la sinistra è quella forza politica che ha pensato che le situazioni di svantaggio non esistessero. Il testo che ho realizzato gioca sul potere che cerca di impedirgli questa possibilità, ovvero l’abolizione di situazioni differenti sopratyutto dal punto di vista socio- economico”.
Ma c’è un punto ha detto alla platea di ascoltatori Perriera molto controverso   ovvero il contesto in cui il testo sarà recitato.
“ Pio La Torre è andato in carcere per affermare i propri diritti e non per aver commesso reati come i detenuti. Ho deciso quindi di parlare delle battaglie e senza concentrarmi sull’aspetto carcerario.Le scene indicative sono quelle in cui parla il potere per non far passare la riforma agraria e poi nei libri che mi hanno fornito, Pio tende a non essere un  martire. Il segretario e la sua attenzione sono rivolte all’alttro e al bene comune, infatti ricorda il secondino ( Galluccio) che gli ha dato una  mano in un momento difficile. Un altro aspetto che mi ha colpito è che La Torre va in carcere mentre la moglie aspetta un figlio e questo accadimento l’ho tradotto in termine metaforico,  è come se non potesse  vedere il futuro come di fatto non ha potuto assistere alla nascita del primogenito”.

Una creazione che ha il principale proposito di fare memoria soprattutto per le generazioni contemporanee anche per quelle che verranno. “ Un proposito- conclude Vito Lo Monaco- presidente del Centro Studi Pio La Torre- è che possa essere conosciuto dalla collettività anche in occasione della consueta commemorazione che faremo con le scuole il 27 aprile e poi chissà riusciremo anche a realizzare altri incontri”.

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