Natale Mondo, infamato e ucciso. Una storia difficile da raccontare

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Il 15 gennaio, nel trentesimo anniversario dell’uccisione del poliziotto Natale Mondo, è stata deposta, nell’atrio interno della caserma “Boris Giuliano” una corona di alloro presso la lapide che ricorda i caduti della Squadra mobile di Palermo.

Natale Mondo, agente della Squadra Mobile di Palermo, venne ucciso nel pomeriggio del 14 gennaio 1988, davanti il negozio di giocattoli gestito dalla moglie nel quartiere “Arenella” di Palermo. Natale Mondo prestò servizio alla Squadra Mobile di Palermo dal 2 dicembre 1982 al 9 ottobre 1985 occupandosi prevalentemente di indagini di mafia. Per anni autista e braccio destro del vicequestore Ninni Cassarà faceva parte della scorta di quest’ultimo ed era con lui quel 6 agosto del 1985 allorquando scampò miracolosamente all’agguato in cui persero la vita Cassarà e l’agente di scorta Roberto Antiochia.

In vita fu raggiunto da accuse infamanti poi rivelatesi infondate. Nel 1986 infatti venne, su ordine di cattura emesso dalla Procura di Palermo, tratto in arresto insieme ad altre dieci persone, con l’accusa di fare parte di una associazione dedita allo spaccio di stupefacenti venendo anche sospettato di essere la “talpa” che all’interno della Questura forniva informazioni alle cosche mafiose. L’inchiesta venne fortemente ridimensionata e Mondo del tutto scagionato. Sostenne infatti Natale Mondo, che all’epoca era in servizio presso la sezione investigativa della Squadra mobile alle dipendenze del vicequestore Cassarà, e che , nell’ambito di una attività investigativa, si era infiltrato in una associazione a delinquere di trafficanti di stupefacenti partecipando anche ad alcuni “affari” e ciò al fine di non destare sospetti ed ottenere informazioni utili per il suo lavoro.

Le accuse nascevano da alcune intercettazioni telefoniche, effettuate prima e dopo l’uccisione di Cassarà, dalle quali emergeva un collegamento tra l’agente Mondo, come si è detto sopravvissuto all’attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e l’agente di scorta Antiochia, e Tony Duca, soggetto coinvolto in un traffico di stupefacenti e affiliato ai clan mafiosi dei Fidanzati e dei Ciulla. In particolare, in alcune conversazioni intercorse tra il boss e la moglie, si parlava di Mondo con riferimento a imprecisati “documenti” da consegnare all’agente e di una “ruota di scorta” da trasportare da Palermo a Roma, espressioni che l’accusa ritenne essere il linguaggio convenzionale con cui i trafficanti facevano riferimento a partite di droga. Da tali accuse come si è detto fu completamente scagionato.

Altra infamante accusa , forse la più dolorosa, che gli venne rivolta fu quella di essere stata la “talpa” all’interno della Squadra mobile e cioè colui che avrebbe informato i killer di Cosa Nostra che Ninni Cassarà stava rientrando a casa dopo essere rimasto per più di una settimana in Questura. Immediata fu la reazione di colleghi ed amici pronti ad escludere che Natale Mondo potesse avere tradito il commissario. Tutti i colleghi evidenziarono come lo stesso si fosse conquistata la fiducia incondizionata di Ninni Cassarà e di Giovanni Falcone che accompagnava anche in rarissime e riservatissime passeggiate in barca. La moglie, distrutta da questi sospetti dichiarava : “Pazzie, pazzie. Ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia e lo ricambiano così. Stava giorni e giorni senza tornare in famiglia. Perché non controllano i suoi conti? Per mettere su la bottega ha ancora un debito di sei milioni con la banca. Mai un lusso”. In precedenza erano arrivate lettere anonime che denunciavano presunti rapporti di Mondo con esponenti mafiosi e in particolare con Tony Duca amico del pentito Totuccio Contorno, ma proprio lo stesso Cassarà a tali anonimi non aveva dato alcun peso. La moglie del Commissario, alla notizia dell’arresto di Mondo che godeva della stima e dell’amicizia del marito, attonita di fronte alle accuse che vedevano l’agente coinvolto in un traffico di stupefacenti e addirittura di essere la talpa dell’attentato del 6 agosto dichiarava : “Uno choc, se Natale fosse il traditore. Ci cadrebbe di nuovo il mondo addosso…”

Un collega di Mondo sfogandosi con un giornalista dichiarava : “Natale una spia delle cosche ? – Non diciamo fesserie. Cassarà si fidava di lui. Ciecamente. E’ l’unico diceva, che può rintracciarmi dovunque e a qualunque ora. Figuriamoci se un funzionario così attento scrupoloso e sospettoso come Cassarà, si sarebbe tenuto al fianco per otto anni un infiltrato delle cosche . Sarebbe stata una follia”. Ed aggiungeva un altro poliziotto : “Mondo è una vittima di non so di cosa, ma è una vittima. Se l’immagina lei Cassarà e il giudice Falcone andare in barca con al timone una talpa della mafia? Eppure ci andavano. Segno che si fidavano di lui”. Ed ancora un altro poliziotto : “Gli rimproverano di non essere morto con Antiochia e Cassarà quel maledetto 6 agosto. Quanti di noi per motivi di servizio hanno parlato e parlano tuttora con i latitanti? Valga per tutti il caso di Bebel Ghassan. Era il confidente dell’allora capo della Criminalpol in Sicilia, Tonino De Luca. Il libanese avvertì con anticipo De Luca che la mafia stava preparando un attentato. Ci fu l’agguato a Chinnici. Nessuno poi accusò De Luca di connivenza con Ghassan che era latitante e da tempo ricercato per traffico di droga. Perché ora si fa passare Mondo per una spia della mafia?

L’accusa per Natale Mondo che in un primo momento era stato considerato la “quinta colonna” della mafia all’interno della Questura cadde a seguito delle indagini della Procura e lo stesso venne pienamente riabilitato dalla infamante accusa di avere guidato i killer di Cassarà. La vedova Cassarà e gli altri colleghi testimoniarono in suo favore affermando che egli si era infiltrato nelle cosche mafiose del quartiere dell’Arenella, ove era nato e risiedeva, per ordine dello stesso Cassarà.

Alcuni mesi prima di essere ucciso Mondo si era lamentato con i colleghi della sezione investigativa, che andavano a trovarlo per avere informazioni sui mafiosi della borgata dell’Arenella, e in particolare sul boss di tale quartiere Gaetano Fidanzati, dicendo che così facendo lo esponevano a gravi rischi per la propria vita tenuto anche conto del fatto che i boss certamente, dopo che era scampato all’agguato del 6 agosto, non avevano rinunciato alla esecuzione della sentenza di morte. E ciò a maggior ragione ove si consideri che il suo negozio di giocattoli era quasi diventata la base logistica per gli investigatori impegnati nelle indagini sui traffici del clan della borgata dell’Arenella, al cui vertice vi era Gaetano Fidanzati.

Era consapevole infatti che la condanna a morte era stata solamente sospesa. .

Le indagini portarono a vagliare la pista secondo cui la uccisione di Natale Mondo era verosimilmente riconducibile all’aiuto da lui fornito all’Fbi in relazione al blitz antidroga compiuto d’intesa tra Criminalpol, Fbi e Dea sull’asse Sicilia-Stati Uniti e che portò all’arresto di 131 persone. Sembra infatti che un rilevante contributo a tale indagine diede Mondo consentendo tra l’altro, mimetizzati tra i clienti del negozio, la presenza di agenti in borghese con il compito di cogliere elementi che potessero metterli sulle tracce della organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Il contributo che Mondo poteva dare alle indagini derivava anche dalla conoscenza delle dinamiche di tale traffico che egli aveva appreso da Tony Duca, braccio destro di Gaetano Fidanzati, nel periodo in cui si era infiltrato nella cosca dell’Arenella.

Con sentenza definitiva furono condannati all’ergastolo per l’omicidio i boss mafiosi Salvatore Madonia e Giuseppe Lucchese. Per l’estremo sacrificio della propria vita il 10 novembre 1999 Natale Mondo venne insignito della «medaglia d’oro al valor civile alla memoria».

Alberto Di Pisa

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