Un settore in continua evoluzione che contribuisce anche alla crescita del Pil del Paese, con un aumento del 69% dell’export farmaceutico regionale tra il 2010 e il 2017, a fronte di una diminuzione del 2% degli altri settori manifatturieri. Sono i dati illustrati durante la tappa catanese del roadshow di ‘Farmindustria’ nella sede dello stabilimento Pfizer di Catania, dove si e’ svolto un focus sulle realta’ farmaceutiche della regione, insieme con un’altra azienda del territorio, la Sifi. L’industria farmaceutica in Sicilia conta circa 1.000 addetti diretti, a cui si aggiungono i 2.500 nell’indotto e altri 9.000 nella distribuzione, intermedia e finale. “Le imprese del farmaco – e’ stato sottolineato nel corso del roadshow – sono un volano per gli investimenti, anche esteri, per l’occupazione qualificata e per lo sviluppo del tessuto produttivo locale”. A Catania, che rientra nella top 15 delle province farmaceutiche d’Italia, le aziende nel 2017 hanno fatto registrare quasi 270 milioni di export. Una quota sostanzialmente pari alla spesa farmaceutica pubblica dell’intera provincia. Nel Sud le aziende del farmaco hanno 13.000 addetti diretti e nell’indotto e 25 impianti di produzione e ricerca. E negli ultimi 10 anni l’export e’ piu’ che raddoppiato, un risultato migliore della media europea e della Germania.
“La ricerca e’ cambiata tantissimo in questi ultimi anni e non a caso e’ diventata estremamente produttiva – ha sottolineato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria -. Siamo passati da un modello che e’ durato circa 40 anni che chiamavamo ‘close innovation’, con aziende che hanno dato risultati, dopodiche’ e’ diventato improduttivo e si e’ andati al risparmio. E’ a quel punto che da un modello ‘chiuso’ si e’ passati ad un modello di innovazione aperta. Oggi portiamo avanti questo progetto di innovazione con la ricerca che non si fa piu’ all’interno, non guarda piu’ solo fuori, ma crea partnership, start up, collaborazioni con le universita’ e gli enti pubblici. Questo fa si’ che oggi abbiamo 15 mila farmaci in sviluppo di cui 7070 sono gia’ in fase clinica. Noi chiamiamo queste iniziative ‘produzioni di valore’ perche’ non produciamo solo in termini di vita e malattie, ma lo facciamo attraverso produzioni di valore. Un settore manifatturiero con delle produzioni straordinarie, 35 mila addetti che ogni giorno entrano nelle nostre sedi, nei nostri laboratori. Se oggi l’Italia e’ uscita dalla crisi e’ grazie a due settori importanti: uno e’ quello degli autotrasporti, ma nessuno si aspetta quello della farmacia. Se negli ultimi anni la produzione industriale ha fatto meno uno, l’industria farmaceutica ha fatto piu’ 20, con un export addirittura al 77%. Siamo un settore che grazie alle nostre produzioni ha dato un contributo straordinario alla crescita del Pil.
Innovazione e Produzione di valore’ e’ un percorso iniziato sei anni fa dalla Toscana, che ha toccato Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Puglia, Abruzzo, Marche, Toscana, Campania. In Italia l’industria farmaceutica conta quasi 200 aziende, 65.000 addetti su tutto il territorio nazionale (90% laureati o diplomati), 6.200 ricercatori, 31 miliardi di euro di produzione, oltre il 75% destinato all’export (25 miliardi). Ancora: 2,8 miliardi di investimenti nel 2017. E l’Italia del farmaco e’ al secondo posto, in Europa a un’incollatura dalla Germania, per valore assoluto della produzione. Ma e’ gia’ al primo per produzione procapite. Senza dimenticare, e’ stato sottolineato, il segno positivo dell’occupazione: dal 2013 e’ aumentata di 3.000 unita’ (+5%), grazie all’inserimento di oltre 6.000 nuovi addetti all’anno, per meta’ sotto i 30 anni, a dimostrazione che le aziende scommettono sui giovani perche’ sono il futuro. Proprio la qualita’ delle Risorse umane e’ il primo fattore di competitivita’ dell’Italia.
La percentuale di impiego femminile supera abbondantemente il 40% e nella R&S il 50%. E per venire incontro anche alle esigenze delle donne, enorme valore per il settore, nel conciliare lavoro e vita privata, le imprese del farmaco hanno sviluppato un welfare aziendale all’avanguardia.
L’industria farmaceutica, gia’ 4.0, e’ molto avanti, e’ stato spiegato, nella digitalizzazione dei processi produttivi e di organizzazione aziendale. E in misura crescente Big Data e nuove tecnologie accompagneranno le innovazioni farmaceutiche per modelli di cura sempre piu’ efficaci. A livello globale, inoltre, come e’ stato evidenziato, e’ in atto un Rinascimento della R&S: piu’ di 15.000 farmaci nella pipeline mondiale della ricerca e oltre 7.000 in fase clinica, di cui il 40% sono farmaci biotech e il 70% first in class (cioe’ capostipiti di nuove categorie terapeutiche). E riguardano importanti aree: oncologia, neurologia, patologie infettive, malattie metaboliche, patologie muscolo-scheletriche. Farmaci che hanno contribuito in maniera significativa all’aumento dell’aspettativa di vita. Hanno permesso di rendere croniche alcune patologie prima mortali, come ad esempio l’HIV o alcune malattie tumorali. Hanno migliorato la qualita’, tanto e’ vero che gli over 65 che si dichiarano in buona salute in 10 anni sono passati dal 18% a quasi il 30% del totale (2 milioni in piu’). E, nel futuro, potranno dare un ulteriore contributo per la salute dei pazienti e la sostenibilita’ del Servizio Sanitario Nazionale. (ITALPRESS).