570 mila aziende guidate da immigrati, 2 miliardi allo Stato nel 2015

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“Sugli immigrati avete sentito tante  storie, ma questa no. Mario stava per chiudere la sua bottega e  nessuno era disposto a imparare l’arte antica di scolpire le siepi. Mi ha insegnato la sua passione e oggi mi chiamano in tutta Italia per  abbellire parchi e giardini. Mi chiamo Leonart, vengo da Tirana,  adesso sono un imprenditore”. Sono 570mila le aziende italiane  guidate da immigrati, tra queste 70 mila le imprese di capitale. Una  storia non isolata quella di Leonart che dà avvio alla campagna di  comunicazione ‘Voci di Confine. La migrazione è una bella storia’, che ha l’obiettivo di cambiare la narrazione del fenomeno migratorio e  raggiungere 4 milioni di contatti. Dal 23 aprile al 19 maggio 2018,  soprattutto attraverso la radio e il web, Voci di Confine racconterà  storie, dati e buone pratiche territoriali, a dimostrazione che il  fenomeno migratorio rappresenta una grande opportunità di sviluppo e  arricchimento della nostra società.

Non solo lavoro. Se la storia di Leonart conferma che il 9,4% di tutte le aziende registrate in Italia, sono guidate da migranti (aziende che in un ottavo dei casi sono società di capitale), molti altri sono i  dati in chiave economica, forniti dal Centro Studi e Ricerche Idos e  raccolti anche nel sito di Voci di Confine (www.vocidiconfine.com).

Nell’approfondimento dedicato alle entrate e alle spese finanziarie  legate alla migrazione, si afferma che il “risultato è a favore delle  casse pubbliche: più di 2 miliardi di euro solo nel 2015”. Inoltre, i  lavoratori immigrati versano ogni anno 9 miliardi di contributi  previdenziali, un apporto essenziale per il sistema pensionistico  italiano.

Accanto all’aspetto economico, Voci di Confine vuole  raccontare la realtà sociale, con dati su razzismo, religioni,  corridoi umanitari, seconde generazioni, minori stranieri non  accompagnati, criminalità e molto altro. Tra i temi, oltre a quello  del lavoro degli immigrati, la campagna toccherà anche il tema  dell’amore e dei matrimoni misti, che sono circa il 10% del totale  delle unioni nel nostro Paese, variando tra i 20 e 17 mila celebrati  ogni anno.

Invasione, minaccia, problema: oggi il fenomeno delle migrazioni viene raccontato soprattutto con queste parole. Ma perché non parlare anche  di come il fenomeno migratorio possa rappresentare una opportunità di  crescita, sia per chi parte che per chi accoglie? Voci di Confine  vuole farlo a partire dai dati, incarnati nelle storie individuali e  del territorio, con le risposte di accoglienza degli enti locali.

Durante il periodo di campagna, soprattutto tramite la radio, Voci di  confine racconterà alcune storie significative, per ribadire che la  migrazione può essere una “bella storia” e si intreccia strettamente  con la vita quotidiana degli italiani. Da una chef peruviana che usa  materie prime italiane d’eccellenza ad un parroco pugliese che ha  scelto di sottotitolare le sue omelie per farle seguire ai migranti  accolti nel paese. Da una squadra di rugby di giovani rifugiati al Re  dell’offerta musicale afro-latina a Roma. Dalla storia d’amore da cui  è nata la graphic novel ‘La Sposa Yemenita’, fino appunto alla storia  di Leonart, ribattezzato da subito ‘Leonart Mani di forbice’ per le  sue creazioni ‘verdi’.

Si aggiungeranno dei video da alcuni confini africani.  Quell’Africa che, secondo allarmismi molto popolari, si sta per  “riversare tutta” in Italia. In realtà, secondo le stime fornite da  Idos per la campagna, l’Africa risulta il continente con la più bassa  percentuale di migranti internazionali nel mondo (13,4%). Attraverso i video, la campagna racconterà la esemplare risposta dell’Uganda  nell’accoglienza di profughi sudsudanesi e non solo. Oltre alla  campagna il progetto prevede percorsi educativi nelle scuole e negli  spazi di educazione informale; incontri territoriali che vedranno  protagonisti le associazioni delle diaspore e di volontariato, gli  enti locali, le Ong e i soggetti privati.

Voci di Confine è un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana  Cooperazione allo Sviluppo, che vede Amref Health Africa capofila di  una rete composta da molte associazioni.       (Sib/AdnKronos)

 

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