Il Clan /1 Siracusa, Messina, Roma. Sofia Amoddio aveva chiesto ispezione ministeriale

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“Il quadro che emerge dal lavoro degli  organismi inquirenti di Roma e Messina è inquietante. Nonostante sia  necessario attendere l’esito dei procedimenti penali in corso, la  portata delle accuse mosse sui metodi adottati dai soggetti coinvolti  desta non solo preoccupazione ma anche rabbia per l’asservimento, che  pare emergere con tutta evidenza, delle funzioni e dei ruoli  istituzionali a interessi particolari, contro i supremi interessi  delle nostre comunità”. A dirlo, dopo l’inchiesta di ieri delle  Procure di Roma e Messina, che ha portato all’arresto di 15 persone  tra cui l’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, sono Fausto Raciti e  Alessio Lo Giudice, rispettivamente segretario regionale Pd Sicilia e  segretario provinciale dem di Siracusa.   Sofia Amoddio, deputata PD uscente, e Presidente della Commissione d’inchiesta Scieri, aveva postato, per prima, un commento, ricordando una sua iniziativa parlamentare proprio dedicata al “sistema Siracusa”.

“Se dovesse essere accertato, a esempio, che il sistema descritto  dagli inquirenti ha avuto la capacità di condizionare pronunce  giudiziarie che hanno pregiudicato il Comune di Siracusa e i beni  paesaggistici e ambientali del nostro territorio – aggiungono i dem -, saremmo di fronte a un gravissimo attacco alla nostra vita  istituzionale e democratica. Pochi mesi fa abbiamo sostenuto e difeso  pubblicamente la richiesta dell’onorevole Amoddio di un’ispezione  ministeriale volta a chiarire la situazione dell’istituzione  giudiziaria siracusana. È questo il ruolo che dovrebbe assolvere la  politica in casi come questo: nel pieno rispetto del principio della  separazione dei poteri, a tutela dei cittadini e delle istituzioni  stesse, essere vigili al fine di garantire il corretto svolgimento  dell’attività giudiziaria”.

Raciti e Lo Giudice si dicono “convinti di aver fatto bene a tenere  sempre ferma la distinzione tra i giudizi politici e valutazioni di  altro tipo che, invece, non competono alle forze politiche. Al di là  degli esiti giudiziari della vicenda, è sicuramente un fatto positivo  che le autorità competenti, attraverso le indagini compiute e i  provvedimenti adottati, abbiano agito con vigore a tutela anche delle  istituzioni che incarnano e consentendo a tutti noi di rinnovare la  fiducia nell’attività della magistratura”.

Resto garantista e nutro profondo rispetto e fiducia nella giustizia, commenta a sua volta Sofia Amoddio,  ma voglio precisare che già nel marzo del 2017, presentavo una interpellanza urgente al Ministro dell’ambiente sulla vicenda della discarica Cisma e un’interrogazione dettagliata al Ministro della Giustizia nella quale chiedevo espressamente, all’indomani di alcuni articoli usciti sulla stampa nazionale e all’esposto al Consiglio Superiore della Magistratura presentato da alcuni magistrati della procura di Siracusa, che il Ministero intervenisse con degli ispettori al fine di fugare ogni dubbio o sospetto sull’attività del sostituto procuratore Longo e a tutela del prestigio dell’autorità giudiziaria dell’intera città di Siracusa – dice – Troppe vicende giudiziarie, gestite sempre dalle stesse persone e riguardanti alcuni importanti gruppi imprenditoriali della nostra provincia, avevano esiti discutibili ed inverosimili. Oggi, le indagini delle procure di Messina e Roma hanno portato a pronunciare delle accuse gravissime: si parla di un’associazione a delinquere che per anni avrebbe condizionato una parte della Procura di Siracusa ottenendo favori per i propri clienti a discapito della collettività e dei cittadini comuni“.

 “La mia interrogazione – prosegue Sofia Amoddio – scatenò un vespaio di polemiche ad opera di certi discutibili personaggi politici siracusani che fino a ieri difendevano a spada tratta questo “Sistema Siracusa” e che oggi, mi auguro, abbiano la dignità di tacere. Un ultimo pensiero va ai magistrati, ai giornalisti e ai politici e amministratori che in questi anni non si sono lasciati intimorire e che hanno continuato a raccontare, studiare, denunciare e svolgere il proprio lavoro per fare emergere il vero “Sistema Siracusa”, che finalmente potrà essere giudicato dalla giustizia italiana”.
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