Parte la grande battaglia contro le “fake news” dall’Unione Europea. Dai contenuti illegali diffusi online, incitazione all’odio o al terrorismo, alle false indicazioni che proliferano sui social media e preoccupano anche il futuro della libertà di informazione. Una volta chiamate “bufale”, oggi in gergo tecnico definite “fake news”, da tempo si propagano prepotentemente nei più svariati campi di conoscenza. Così, riconoscere una fake news è sempre più difficile. Il problema delle notizie false è la loro verosimiglianza. Sono, ormai, sempre più credibili e verosimili. È questo il motivo per cui spesso e volentieri risultano fondate, anche in buona fede. Ma perché si confeziona una fake news? Da un lato per fini politici, economici o per far conoscere i propri siti, grazie al fenomeno del click baiting, che si avvale di titoli accattivanti e sensazionalisti che incitano a cliccare link, a condividerne il contenuto facendo aumentare in maniera esponenziale i proventi pubblicitari. Dall’altro, perché si vuole dare una trasmissione di notizie alterata, facendo leva sull’aspetto emozionale di chi vi accede e sulla divulgazione virale. Siamo, infatti, in quella che viene definita l’epoca della post-verità. Non contano più i fatti oggettivi e verificati, qualunque verità essi possano raccontare. Ciò che conta, è solo l’idea o l’opinione in base a quel determinato fatto, tanto più che non importa se non è vero, ma sta di fatto che così risulti credibile . Sintomo sempre più crescente della vulnerabilità della nostra società continuamente alla ricerca di nuove emozioni e notizie sensazionali anche a discapito di un contenuto attendibile. In realtà chi confeziona le fake news, spesso vuole colpire l’emotività delle persone e i loro sentimenti manipolando l’informazione, o con contenuti che possono ledere la dignità di una persona o con false clamorose. Dunque un tema sempre più scottante, al centro di dibattiti politici, che ultimamente preoccupa i Paesi di tutto il mondo. Dal voto della Brexit alle elezioni in Francia, Germania e Austria e il presunto sostegno russo, a partiti come il partito politico francese, del Front National e quello tedesco di Alternativa per la Germania. E ora si teme che il fenomeno dilaghi ampiamente in Italia, in vista delle prossime elezioni politiche in primavera, con illazioni infondate che possano alterare l’esito delle votazioni stesse destabilizzando il Paese. E qual è il prezzo che si paga? Prima di tutto i giornalisti diventano sempre meno credibili, pur non essendo loro coloro che confezionano le fake news, e la diffusione di notizie non più totalmente affidabile, pluralistica e di qualità. Dunque, nel grande marasma del web e della carta stampata, come offrire un’informazione di qualità? In realtà, è possibile prendere qualche accorgimento e imparare a difendersi. In tale direzione la Commissione Unione Europea, ha deciso di metter in campo una task force senza precedenti, contro la disinformazioni on line. Bruxelles ha lanciato una serie di azioni e costituito un gruppo di alto livello di esperti, per riconoscere e contenere le informazioni farlocche e i contenuti illegali diffusi sui social attraverso siti web o piattaforme on line. Una strategia ad hoc per arginare i falsi che si propagano sul web rapidamente per poi diventare virali. Una “Consultazione Pubblica” online, a partire da febbraio 2018, aperta ai media, organi di stampa, piattaforme social, ricercatori, autorità pubbliche e cittadini, raccoglierà opinioni e proposte su cosa debba essere fatto a livello Internazionale, offrendo alla popolazione strumenti efficaci per individuare informazioni legittime e adattarle alle sfide dell’era digitale. Il “Gruppo di Esperti”, farà il punto delle situazioni e posizioni espresse, con dettagliati suggerimenti per non rimanere vittime della contraffazione. E intanto come combatterle? Con il consiglio più vecchio del mondo: leggendo senza fermarsi alla prima notizia eclatante che troviamo su Google, Facebook o su altri colossi del web, confrontando più fonti possibili. Dunque “trasparenza”, “diversità dell’informazione”, “credibilità” e necessità di “soluzioni inclusive” i cardini fondamentali per la veridicità dei contenuti. È una battaglia difficile, questo è risaputo. Oggi il falso viene definito verità alternativa. Si parla di post-verità, che non significa che, prima non ci fosse la menzogna ma che ora non conta più quale sia la verità e quale la fandonia, ma solo la versione che risponde meglio alle proprie convinzioni, basate sulla marea di opinioni che la democrazia del web accredita con incorruttibili algoritmi, consegnando a chiunque le chiavi di accesso a una verità, che ciascuno può confezionare, diffondere e difendere oltre ogni possibile confutazione.
Fake news: se le conosci ti puoi difendere
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