“Messina Denaro è padre Pio”. In manette fedelissimi e cognati del latitante, ritrovati i pizzini

0
29
Condividi su Facebook
Tweet su Twitter


Want create site? Find Free WordPress Themes and plugins.

Il cerchio si stringe attorno al super latitante Matteo Messina Denaro e sono comparse le prime tracce proprio nei suoi territori, ovvero tra Castelvetrano e Mazara. Alle prime luci dell’alba la Polizia i carabinieri e la Dia hanno effettuato un provvedimento di fermo nei confronti di 21 persone, tutti affiliati alle famiglie mafiose  del trapanese. Il ventiduesimo provvedimento riguarda il superlatitante, e al momento resta ineseguito. Finiscono invece in carcere i cognati della primula rossa di Castelvetrano: Gaspare Como e Saro Allegra, i mariti di Bice e Giovanna Messina Denaro.

Indagini condotte con metodo tradizionale, pedinamento, intercettazioni e solo in parte anche con le dichiarazioni resa da alcuni collaboratori di giustizia.

“Emerge una Cosa nostra vitale e che pera nei suoi settoritipici sottolinea Francesco Lo Voi, Procuratore Capo di Palermo. Emergono una serie di elementi particolari, comelapresenzadiarmi modificate emerge anche attenzione nei sistemi di protezione per evitare di essere individuati. Ma anche a eventuali regolamento di conti per boss che non siassuefanno. Registriamo una valutazione sulla possibile ascesa di Denaro l posto di Riina.Registriamoun dato inquietante,ovvero l intercettazione di due soggetti che giustificano l’esecuzione del piccolo Di Matteo”.

Tutti dovranno  rispondere a vario titolo di  per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalle modalita’ mafiose.

Le indagini hanno permesso di ricostruire la rete e gli appoggi di cui gode il latitante dal 1993′ nonché i “pizzini” usati per le comunicazioni.

Per capire ancor di più la caratura e il fatto che la Primula Rossa continuava a controllare il territorio godendo del rispetto dei solidali.

“Vedi, una statua gli devono fare… una statua… una statua allo zio Ciccio che vale. Padre Pio ci devono mettere allo zio Ciccio e a quello accanto…
Quelli sono i Santi”. Così uno dei mafiosi fermati dalla Dda di Palermo che ha messo in cella boss e favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro a marzo scorso parlavano, non sapendo di essere intercettati, di Matteo Messina Denaro e del padre Francesco, capomafia di Castelvetrano morto nel 1998. Don Ciccio e il figlio vengono accostati dai due interlocutori, uno dei quali cognato del boss ricercato, ai santi e a padre Pio, e vengono idolatratati: “Io ho le mie vedute… che c… vuoi?”, prosegue uno dei due. “Significa essere colpevole? Arrestami. Che spacchiu (cavolo ndr) hai? Che fa? non posso dire quello che penso?”.
“E’ potuto essere stragista… cosa minchia sia a me… le cose giuste”, spiega uno dei due che fa un paragone tra i boss alla classe politica. “Voialtri tanto mangiate. State facendo diventare un paese… l’Italia è uno stivale pieno di merda…
uno stivale pieno di merda… le persone sono scontente… questo voi fate… e… glielo posso dire? Arrestami… che minchia vuoi?”.

“Questa operazione tocca i due unici cognati del latitante sottolinea Paolo Guido, procuratore aggiunto di Palermo
Erano loro i suoi referenti sul territorio. I fermi sono stati necessari per evitare il pericolo di fuga. Gli affiliati erano in totale adorazione Denaro. Sono stati arrestati sei capimafia i due mandamenti di Mazara e Castelvetrano. La organizzazione proteggeva la famiglia Denaro addirittura interveniva per un furto nella casa della sorella della Primula Rossa”.

Soddisfazione  e arrivata da AngeloSanto, comandante del Ros ” Questa componente mafiosa e ligia ai doveri. Posso rassicurarmi colleghi del fatto chela nostra attività non si fermerà”.

A seguire intervenuto Alessandro Giuliano, Capo dello Sco “Siamo intervenuti sulla pressione mafiosa a prescindere dalla ricerca del latitante.Duranetqueste indagini sono emersi interessi verso l’eolico, ma anche intestazione fittizia di beni, abbiamo dato un segnale forte”.


 

E sul ruolo ancora apicale di Matteo Messina Denaro e sulla nuove leve è intervenuto il Capo della Squadra Mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti: ” Denaro è cresciuto a scuola di latitanza con il padre. Ma c’è anche da non sottovalutare un fatto. Abbiamo registrato l’scesa di Dario Messina, trentenne, ucciso da poco dal carcere per un omicidio e era stato messo a capo del mandamento di Mazara.Queste scelte sono documentate attraverso un senso di appartenenza a Cosa nostra. In particolare Messina è parente di Giovan Battista Consiglio,personaggio coinvolto nell’attentato di via Fauro  a Maurizio Costanza nel 1993. La struttura esiste e non possiamo sottovalutarne l’importanza”.

Gli arrestati:D ecreto di fermo, emesso dalla Dda di Palermo, e’ stato disposto nei confronti del boss latitante Matteo MESSINA DENARO, detto ‘u Siccu’, nato a Castelvetrano il 26 aprile 1962; Nicola ACCARDO, nato a Partanna il 16 gennaio 1965 indicato come capo della famiglia mafiosa di Partanna; Gaspare COMO, detto Panda, nato ad Erice il 20 agosto 1968 indicato come capo del mandamento mafioso di Castelvetrano; Vincenzo LA CASCIA, nato a Castelvetrano il 14 febbraio 1948, indicato come appartenente della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; Dario MESSINA, nato a Mazara del Vallo il 7 novembre 1984 indicato come reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo; Raffaele URSO, detto Cinuzzo, nato a Castelvetrano il 29 gennaio 1959 indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; Rosario ALLEGRA, detto Saro, nato a Santa Ninfa il 29 ottobre 1953, indicato come affiliato alla famiglia di Castelvetrano.

Ed inoltre, Vito BONO, nato a Campobello di Mazara il 6 novembre 1959, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; Marco BUFFA, nato a Mazara del Vallo il 4 gennaio 1973, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo; Filippo DELL’AQUILA, nato a Campobello di Mazara il 2 maggio 1964, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; Mario TRIPOLI, nato a Castelvetrano il 16 giugno 1972, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; Bruno GIACALONE, nato a Mazara del Vallo il 30 giugno 1961, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo; Angelo GRECO, nato a Mazara del Vallo il 4 febbraio 1969, indicato come affiliato alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; Calogero GUARINO, nato a Castelvetrano il 28 luglio 1969, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano; Giovanni MATTARELLA, nato a Mazara del Vallo il 10 marzo 1966, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo; Leonardo MILAZZO, nato a Castelvetrano il 15 giugno 1978, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano; Giuseppe Paolo BONGIORNO, nato a Castelvetrano il 5 agosto 1988, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano; Vittorio SIGNORELLO, nato in Svizzera il 9 settembre 1962, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano; Giuseppe TILOTTA, nato a Castelvetrano il 29 ottobre 1962, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano; Antonino TRIOLO, nato a Partanna il 12 gennaio 1970, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano; Andrea VALENTI, nato a Campobello di Mazara il 27 giugno 1952, indicato come appartenente alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. Inoltre, il decreto di fermo ha riguardato, quale concorrente esterno all’organizzazione mafiosa, Carlo CATTANEO, nato a Castelvetrano il 6 giugno 1985, imprenditore nel settore dei giochi e scommesse on line.

 

 

Did you find apk for android? You can find new Free Android Games and apps.


LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome:

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.