L’intervista di Mario Francese ad Antonietta Bagarella: “Mafiosa? Donna innamorata”

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“Mario Francese, con il suo esempio, ci ha lasciato un messaggio chiaro, valido sempre e per il futuro:  bisogna credere in ciò che si fa non rinunciando mai alla propria  libertà”. Sono le parole pronunciate dal vice sindaco di Siracusa, Francesco Italia,  durante la commemorazione del giornalista siracusano ucciso dalla mafia a Palermo 39 anni fa. La cerimonia si è  svolta al giardino ‘Mario Francese’, nell’area dell’ex Casina Cuti, dove quest’anno l’Associazione siciliana della stampa ha fatto  collocare una nuova iscrizione che si aggiunge alla lapide già esistente. Pubblichiamo qui di seguito l’intervista alla moglie di Totò Reina, Antonietta Bagarella, che rese celebre il giornalista. Fu questa intervista, pubblicata sul Giornale di Sicilia il 26 luglio 1971, a provocare il risentimento del “capo dei capi”.

Il 26 luglio 1971, Antonietta Bagarella, allora fidanzata di Totò Riina , proposta per il soggiorno obbligato in quanto accusata di essere stata il collegamento tra Riina, luogotenente di Liggio, ed alcuni esponenti di mafia, si presentava dinanzi alla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Nel corso della sua audizione, svoltasi in camera di Consiglio, respinse le accuse, contestando uno per uno gli episodi e i fatti contenuti nel rapporto della Questura e dei Carabinieri. Il pubblico ministero alla fine chiese l’applicazione del soggiorno obbligato in un comune del nord per la durata di quattro anni.

Quando Antonietta Bagarella arrivò al Tribunale, accompagnata dalla madre e dalla sorella, numerosi erano i cronisti e i fotoreporter presenti per un fatto che rivestiva, a quell’epoca, una novità eclatante e cioè la richiesta di applicazione di una misura di prevenzione per mafia nei confronti di una donna. Mario Francese fu l’unico giornalista che, seguendola in una delle cancellerie civili dove la Bagarella si era rifugiata per sottrarsi all’assalto dei giornalisti, riuscì a raccoglierne le dichiarazioni.

Ecco cosa disse Antonietta Bagarella a Francese secondo quanto da lui pubblicato sul Giornale di Sicilia il 27 luglio 1971.

“Io mafiosa ? Sono una donna innamorata”,

Sono nervosa, tremendamente nervosa, anche se mi sforzo di rimanere calma per spiegare ai giudici il mio caso, ma i lampi dei fotografi non contribuiscono a darmi serenità. Poi non amo la pubblicità. Il mio è stato fatto diventare un caso nazionale. Lei mi giudicherà male perché, io insegnante ,mi sono innamorata e fidanzata di uno come Salvatore Riina. Lo conobbi negli anni 50 quando a Corleone successe quel che successe coinvolgendo tante famiglie, la mia compresa e quella di Riina. Ero alla prima media, allora una bambina. E fu quello l’ambiente della mia prima infanzia. Un ambiente triste che trasformò la via Scorsone di Corleone in una caserma di carabinieri. Con Salvatore ci conoscevamo da bambini. Poi, nel 1963, lo arrestarono. Fra di noi c’era stata soltanto della simpatia. Io sentivo di amarlo. Ma forse non sono una donna? Non ho il diritto di amare un uomo e di seguire la legge della natura? Ma lei mi dirà perché mai ho scelto come uomo della mia vita proprio Totò Riina, di cui sono state dette tante cose. L’ho scelto, prima perché lo amo e l’amore non guarda a tante cose, poi perché ho in lui stima e fiducia, la stessa stima e fiducia che ho in mio fratello Calogero, ingiustamente coinvolto in tanti fatti. Io amo Riina perché lo ritengo innocente. Lo amo nonostante la differenza di età, 27 anni io, 41 anni lui. Lo amo perché anche la Corte di Assise di Bari, con la sua sentenza del 10 luglio 1969, mi ha detto che Riina, assolto con formula piena da tanti delitti, non si è macchiato le mani di sangue. Ora sono qui per lui. Lui lontano da me da due anni, non si fa vivo né direttamente né indirettamente. Io sono donna. Questo silenzio mi fa dubitare del suo amore. Mi sento sola ed avvilita.”

 

“Vuole la mia storia? Incomincio dal mio fidanzamento ufficiale. E’ avvenuto nel luglio 1969, due anni fa, dopo che Salvatore Riina fu assolto con formula piena dai delitti attribuitigli e scarcerato. Le è noto che venne a Corleone e fu scarcerato la sera in cui giunse. Non lo vidi quella sera. Dopo venti giorni, giudicato, fu inviato per cinque anni al soggiorno obbligato. Lasciò l’Ucciardone ed ebbe un paio di giorni di permesso per sostare a Corleone e fare le valigie. Fu in quella occasione che si fidanzò con me. Da allora non l’ho più rivisto.

 

 

Palermo
Una vecchia foto di Antonina BAGARELLA moglie di Salvatore RIINA
Sestini / FARABOLAFOTO

“I miei guai iniziarono dopo che, il 16 dicembre 1969, inoltrai istanza alla Questura per ottenere il passaporto. Dovevo recarmi nel Venezuela per battezzare una bambina che mia sorella aveva dato alla luce nel novembre precedente. Il 9 gennaio ebbi rilasciato il passaporto. Il 12 febbraio successivo ricevetti un invito generico “per comunicazioni che la riguardano” dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Corleone. Vi andai in fretta per sapere quello che volevano. Il Commissario, appena mi vide, mi disse di tirare fuori il passaporto dalla borsetta. Feci presente di non averlo con me. Dopo tante discussioni mi informò che in data 7 Febbraio 1970 il Questore aveva disposto il ritiro del passaporto. Lo pregai di fissare un altro giorno per la consegna. Sono stata denunciata per mancata consegna del documento e, qualche giorno dopo, per calunnia. Ero colpevole di avere detto la verità”

“Dalla Pasquetta 1970 fino al 17 aprile, fui letteralmente piantonata in casa mia. Ormai mi avevano tolto l’insegnamento. Mi trasferii a Frattaminore, luogo di soggiorno di mio padre Salvatore. In quel periodo aveva bisogno di assistenza : broncopolmonite acuta, era stato ricoverato all’ospedale Caldarelli di Napoli, reparto medicina. Anche li fui seguita. Non essendoci a Frattaminore carabinieri e agenti, mi misero alle calcagna dei vigili urbani. Il 21 maggio 1970 chiesi ed ottenni la residenza a Frattaminore sperando che così, lontana da Corleone, avrei potuto trovare lavoro e aiutare la famiglia. Non fu possibile. Ogni notte, per tre volte consecutive e negli orari più impossibili, agenti venivano in casa col pretesto di sorvegliare mio padre e di controllare le persone che l’assistevano. Ero sfinita. Ritenni così opportuno di ritornare a Corleone, dove dalla fine del luglio 1970 e fino al gennaio 1971, sono stata tenuta costantemente sotto controllo e pedinata. Le uniche persone che ho incontrato sono mia suocera e mio cognato. Il 10 giugno 1970, a Frattaminore, ho ricevuto la visita del vice questore Angelo Mangano. Mi chiese notizie di Luciano Liggio. In cambio avrei avuto il passaporto e una sistemazione familiare. Promesse allettanti, ma risposi di non conoscere Luciano Liggio neanche di vista e che il dottor Mangano avrebbe potuto rivolgersi ai familiari del ricercato. Il funzionario, allora, mi invitò a farmi viva da lui,presso il Ministero degli interni, entro 15 giorni. Sorvolo sul resto che è intuibile. Io posso dirle. con tutta sincerità, che dal giorno del fidanzamento, cioè da due anni, non ho più rivisto Salvatore Riina né ho più avuto, di lui, notizie né dirette né indirette. Aggiungo che non è vero che dinanzi alla Cattedrale mi sono incontrata con don Girolamo Liggio, cosa che hanno detto avrei fatto. E’ vero che per caso, uscendo dalla libreria delle suore di San Paolo, ho incontrato padre Piraino, proprietario dell’auto su cui ho preso posto con i miei parenti. Escludo anche di essermi recata presso la Curia arcivescovile di Anversa nel tentativo di celebrare nozze segrete con Riina. Dopo tutto quello che è successo, io non posso che sposare alla luce del sole. Non sono una protagonista dei Promessi sposi. Non ho alcun interesse a recitare la parte nelle nozze segrete con Renzo”

Il Tribunale irrogò alla Bagarella la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di due anni e sei mesi. Il provvedimento venne impugnato dal difensore e il ricorso venne accolto dalla Corte di Appello che annullò la misura inflitta. Nel 1974 la Questura propose nuovamente la Bagarella per il soggiorno obbligato a causa del suo presunto matrimonio segreto con salvatore Riina. Il Tribunale pronunciò sentenza di non luogo a procedere. I difensori della stessa produssero infatti un certificato dello stato civile di Corleone dal quale la Bagarella risultava ancora nubile.

Alberto Di Pisa

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