Camilleri e Mattarella sdoganano dialetto e silenzi siciliani

Camilleri e Mattarella sdoganano dialetto e silenzi siciliani

Ciò che è stato, e rimane ancora, Andrea Camilleri per il dialetto siciliano, potrebbe diventare, e forse lo è già, Sergio Mattarella per l’indole siciliana. Camilleri ha fatto di più che mille, pur brillanti letterati, per la sua lingua, facendone un gradevole strumento dei suoi piccoli-grandi capolavori, Montalbano e dintorni. Mattarella ha imposto l’immagine dell’autorevole siciliano, come lo definisce il Corriere siciliano.

Il primo ha usato il dialetto, raggiungendo la ragione ed il cuore di milioni di persone, fino a conquistarle. Il secondo ha sdoganato alcuni caratteri della sicilianità, considerati ingiustamente, sempre e comunque, dei difetti ancestrali, quindi dei pregiudizi. Si è scoperto che il silenzio può essere utile, la cifra della sobrietà e del buonsenso, e non omertoso e reticente, tanto per fare un esempio. E si è appreso anche che il tratto arrendevole e la disponibilità non sono solo indizio di comparaggio e flessibilità esagerata, fino al compromesso morale. Un ammiccamento ed un messaggio di servizievole adeguamento. Con il silenzio, una attenta cura alle esternazioni, si possono ottenere risultati ragguardevoli e guadagnare la fiducia delle persone.

Se lo scrittore agrigentino si è fatto amare da milioni di lettori, grazie alla scrittura popolare ed insieme colta, all’ascolto puntuale delle sensibilità prevalenti, al bisogno di giustizia, fuori dagli schemi, religiosi e giudiziari, il presidente della Repubblica, grazie ad una “naturale propensione alla misura”, “l’abiura di forzature e modelli di supplenza”, si è fatto apprezzare dagli italiani oltre ogni aspettativa.

Una botta di fortuna per la Sicilia le performances di Camilleri e Mattarella. L’uno e l’altro hanno lasciato in uno scaffale, frequentato ci mancherebbe, la bibbia della sicilianità e della buona scrittura, il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dimostrando che si può essere capiti ed amati , rimanendo siciliani fino al midollo, com’è il caso dello scrittore e del capo dello Stato, senza rinunciare alla propria identità, agli umori ed ai vezzi appresi nella propria terra.

Se il siciliano è diventato, di fatto, una delle lingue nazionali più lette, lo si deve ad Andrea Camilleri; se il silenzio è diventato uno strumento per battere l’antipolitica, le forzature, grazie alla virtù dell’austerità e della misura, lo si deve a Sergio Mattarella.

Non c’è ormai chi non abbia capito che i siciliani non sono “solo” quelli che raccontano il cinema e la letteratura o la cronaca politica quotidiana, ma possono anche essere come loro, delle persone normali, ma diversi e, sotto certi aspetti, geniali a modo loro.

  1. Se Camilleri scrive in Siciliano questo articolo è stato scritto in latino?

    Ma per favore! Camilleri “si passa il tempo” a storpiare le parole in Siciliano per renderle più folcloristiche e comprensibili al lettore di lingua italiana.

    E poi basta con il menzionare il Siciliano come un dialetto!

    Reply

Leave a Reply

Your email address will not be published.


+ 8 = dodici