
All’indomani del voto di novembre, le regionali siciliane, si accesero le luci del castello Utveggio. Coup de théatre formidabile. Palermo si riprendeva il Castello Utveggio, in cima a Monte Pellegrino. Una presenza austera che di notte, come una stella polare, rischiara la collina di Santa Rosalia, e restituisce l’identità alla città. La ribalta dopo una lunga oscurità. Gli uccelli di Monte Pellegrino, protetti dai Rangers, non sono contenti, ma i palermitani sì.
E’ servita la bacchetta magica. Per incanto, dopo anni di vani tentativi, è stata data la ribalta che il Castello attendeva.Tutto bene ciò che finisce bene? Eh no, nient’affatto.
C’è un particolare, che fa storcere il muso ai più esigenti. Va bene la ribalta, vanno bene le luci, va bene la restituzione “visiva” del Castello. Ma dentro che cosa c’è? L’Utveggio è stato spogliato dei beni e della sua “missione”.
Il Castello, è bene ricordarlo, venne riconsegnato alla Sicilia quando la Regione decise di far nascere una scuola di alta formazione, chiamata Cerisdi. Che da fiore all’occhiello si venne derubricata in carrozzone, uno dei tanti, con disinvoltura.
A distanza di quasi 40 anni, il Cerisdi, seppellito dal precedente governo e, ha rubato la sua mission al Castello, la ragione di vita. Ora, grazie al nuovo governo, che ci sono le luci non c’è la scuola di formazione. Meglio prima – senza fari, la scuola ancora al lavoro – o oggi, con la ribalta illuminata e il nulla dietro le quinte del proscenio?
La Sicilia ha bisogno di competenze, know how, e non di luci della ribalta.
Consentiteci una divagazione.
Charlie Chaplin diede la parola al suo cinema (muto e allegro) proprio con un film, le Luci della ribalta, per raccontare il viale del tramonto di una star che calca la scena con successo per un lungo tempo. E’ la malinconica metafora del Cerisdi e del suo “Utveggio”.
Le luci del Castello danno visibilità al nulla che c’è dentro le mura, finiranno, con il tempo, con suscitare inevitabilmente rimpianto, rammarico, perfino rabbia. Abbagliano e ci ricordano la perdita di un bene.
Entro breve perciò potrebbero trasformarsi in una presa per i fondelli. Ribalta d’avanspettacolo. Pagliette e marcette, utili a eccitare i gonzi sistemati in prima fila per vedere da vicino le gambe delle ballerine.