Segreti, bugie e misteri che hanno propiziato la sconfitta del centrosinistra

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I riformisti sono come i pesci volanti: appena s’immergono, diventano preda dei loro nemici, più grossi e rapidi; quando si librano verso il cielo per sfuggire ai cacciatori, sono vittime di uccelli rapaci.

Perché abitano questa terra di mezzo? Verso di loro un pregiudizio: sono considerati più pericolosi e dannosi dei rivoluzionari e dei conservatori duri e puri. La ragione? Indicano obiettivi raggiungibili, sono aperti al dialogo e nel tempo hanno sperimentato metodi di persuasione efficaci. I rivoluzionari possono essere combattuti e messi a tacere, i conservatori tenaci possono essere sconfitti, mentre i riformisti, apparentemente inermi, restano a galla, seppure pericolosamente, sulla superficie delle onde al pari dei pesci volanti.

Il peccato capitale dei riformisti di ogni tempo è il tradimento dei valori, principi, ideali della sinistra. Da Turati in poi sono stati accusati di intelligenza con il nemico, di essere inaffidabili, voltagabbana. Scissioni, una dopo l’altra, ogni volta alla vigilia di transizioni politiche favorevoli. Così si sono sparpagliati e hanno finito con il non contare niente.

Tutte le sconfitte, di cui è disseminata la storia della sinistra, nascono dalla purezza dei propositi di una parte e dal pragmatismo dell’altra parte. La coniugazione di ciò che è utile cambiare e ciò che è utile invece lasciare in vita ha declinato la sequenza dello scontro.

L’ultima epocale sconfitta della sinistra – riformista e non -è arrivata il 4 marzo. A  promuoverla è stata, come sempre, in modo precipuo la disputa fra i presunti traditori ed i presunti portatori di valori non negoziabili. Ad accendere il conflitto politico la riforma della Costituzione con  il referendum.

I guardiani della Carta hanno scavato trincee, costruito cavalli di frisia, armato le milizie per impedire che la Costituzione subisse l’onta del cambiamento.E hanno trovato ascolto nell’area conservatrice, dove teoricamente il dissenso è fisiologico. E’ nata così una alleanza molto strana fra i conservatori (il centrodestra italiano, diversamente riformista) e la sinistra radicale, protettrice della Carta, che con le sue frange agguerrite presenti nel Partito Democratico, promotore della Riforma costituzionale, si è messa di traverso. Votandola, il suo monito,  avrebbe affossato la Repubblica.

Ben altre, naturalmente, le motivazioni degli imprevedibili compagni di viaggio,  i quali hanno spiegato che cambiando le regole fondamentali, i riformisti, segnatamente Matteo Renzi, si sarebbe preso tutto e guidato il Paese come un despota.

Schiacciato da questa tenaglia, il riformismo ha perso la battaglia della vita. E segnato il suo declino. A guadagnarci l’avversario più odiato dalla sinistra radicale, cioè il centro destra, che alle politiche ha ottenuto un buon risultato insieme al centrodestra e al Movimento 5 Stelle, che naviga nel mare in tempesta della indigeribile quotidianità.

Un passo indietro. A scuola quando s’è cominciato a parlare di educazione civica, i professori che avevano voglia di occuparsi della materia insegnavano che la Costituzione italiana è divisa in due parti: una contiene i principi non negoziabili, le fondamenta etiche e politiche della democrazia italiana, la seconda le regole che disciplinano il funzionamento delle istituzioni.

I riformisti volevano modificare la seconda parte, ma questa volontà – lasciare i principi al loro posto – non è mai arrivata ai destinatari a causa della diffidenza del dissenso. In più la riforma costituzionale avrebbe “decapitato” il Senato, riducendone i poteri e lasciando, sostanzialmente, alla Camera dei deputati le funzioni legislative di controllo e indirizzo politico. La derubricazione del Senato della Repubblica non poteva piacere ai senatori né agli apparati, orfani di quasi 400 poltrone di prima fila.

L’efficienza del Parlamento, tante volte criticata, resta dunque molto bassa, perché è stato mantenuto il doppio voto per le leggi, Camera e Senato e sono restati intoccabili gli iter parlamentari biblici.

I pesci volanti ci sono ancora, ma devono starsene acquattati, dietro le quinte, sulla cresta dell’onda, in attesa di tempi migliori.

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