Non gliene va bene una da qualche tempo a questa parte: ha dovuto soggiacere alle pressanti richieste del partito di (quasi) appartenenza, il Pd, tradendo un imperativo categorico: dare al popolo quel che è del popolo, cioè il giudizio sul suo governo, attraverso la riproposizione della candidatura. Tre anni di battaglie, polemiche, scontri furibondo con avversari veri e nemici inesistenti, e poi la resa. Non incondizionata, ci mancherebbe, con l’onore delle arme, ringraziamenti ed attestati di stima (perfino un applauso da parte del parlamentino siciliano dem, che si è spellato le mani, dopo le parole di Fausto Raciti che annunciavano il ritiro, sic et simpliciter) .
Poi i giorni del day after, a spiegare che lui non sta scappando, che nessuno l’ha cacciato via, che il popolo l’ama alla follia, tanto è vero che ovunque va l’abbracciano e lo festeggiano. Conferenze stampa, incontri informali con i cronisti, per annunciare una campagna elettorale intensa e appassionata. Capolista in tre circoscrizioni, le più impegnative e popolose: Palermo, Catania e Messina.
Una audacia infinita, sull’altare del riscatto. Ed una scelta “patriottica”, a riprova della dedizione al partito. Va bene, alle politiche gli hanno fatto ponti d’oro, anche per qualche amico meritevole, ma è sempre un azzardo, perché non si sottoscrivono contratti, e può succedere di tutto.
E il Megafono? Avrebbe dovuto essere in prima linea nell’agone regionale, e bissare la partecipazione alle politiche. Invece, niente. Una sola lista, Micari-Presidente. Il paradosso. Al servizio del candidato Presidente, e archiviazione del Megafono.
E non è finita. Le tre circoscrizioni – Palermo, Catania e Messina – sono state disattese. Ne è rimasta una sola, Messina. E Caltanissetta, dove c’è la popolosa Gela? Niente, là lo aspettano dietro la siepe, pronti a impallinarlo.
Restava Messina, dove il carisma del Grande Benefattore Presti, amico di sempre, avrebbe sostenuto la candidatura anche con gli effetti speciali.
E invece, ecco la trappola. Hanno consegnato qualche documento fuori tempo massimo, ed è saltata anche l’ultima spiaggia. Una serie impressionante di flop. Come se gli avessero fatto la fattura, la magaria.
Sedotto e abbandonato. Dalla buona sorte, che per un lungo tratto di strada gli è stata accanto. E’ vero che il buon tempo e il cattivo tempo non dura tutto il tempo, ma perché proprio ora? Si sarà chiesto Rosario Crocetta. Perché + di lui che abbiamo scritto, non c’era certo bisogno di mettere nome e cognome.
L’esito infelice, purtroppo, coinvolge anche i siciliani. Non sapranno mai se era lui ad avere ragione, affermando che il popolo l’avrebbe votato ancora come nel 2012, o sarebbe stato bocciato, come sostenevano amici e nemici. L’omissione messinese ci ha privato dell’ordalia, il giudizio di Dio, che si impetra dopo avere passeggiato sui carboni ardenti.














