Quando la norma è scomparsa, nessuno ha spiegato per quale ragione ed a meravigliarsi sono stati anche i proponenti, in testa Nello Musumeci, il suo maggiore sostenitore. Prevedeva una multa per i deputati regionali che cambiano casacca, diventata consuetudine di Palazzo dei Normanni, in ogni tempo. Siccome a farne le spese sono soprattutto le minoranze, da sempre, inevitabilmente, portatrici d’acqua a favore delle maggioranze (relative) di governo, che hanno bisogno di allargare i loro consensi in occasione del voto, le sensibilità e l’indignazione fanno pendere la bilancia dalla parte dell’opposizione di turno.
La legislatura in corso, a causa di una legge elettorale molto lacunosa, ha affidato al Presidente della Regione una “minoranza di governo”, condizione che ha costretto il Presidente a darsi da fare per governare la Regione con i numeri necessari.
Non c’era certo bisogno di un incentivo per suscitare ripensamenti e creare gruppi di sostegno, grazie, appunto, ad un Dna sperimentato fra i banchi di Sala D’Ercole. Ed infatti è stato abbastanza agevole raggiungere il risultato. A restarci male, perciò, è stato il candidato sconfitto (a causa del “fuoco amico” più che altro…), cioè Nello Musumeci. Il suo ruolo di leader dell’opposizione è stato misconosciuto, nonostante sia previsto dalla lacunosa legge elettorale, dai suoi amici di cordata e dalla nascita di gruppi di sostegno che hanno devitalizzato il centrodestra. Un po’ per una giustificata voglia di punire i traditori, un po’ per legittime ragioni politiche, Nello Musumeci è diventato il fustigatore degli emigranti della politica nelle istituzioni, prima fra tutte l’Assemblea regionale siciliana.
Quando sembrava che il “sogno” di Musumeci, sanzionare con una multa gli emigranti, è accaduto il fatto inatteso: la cancellazione della norma, grazie all’iniziativa di qualcuno(e il sostegno di molti), di cui non si conosce l’identità.
E’ andata così, ma non è il caso di fasciarsi la testa, perché qiuesta storia non ha né capo né coda, c’è perfino la Costituzione che protegge l’indipendenza e la libertà delle scelte del parlamentare, nazionale o regionale che sia. Ci sarebbe da discutere anche sulla utilità della deterrenza, invero; non sarà certo una multa a far cambiare idea ad un deputato che ha deciso di voltare le spalle al gruppo cui ha aderito. E’ la tutela del mandato parlamentare che non può essere messa in discussione fino a che la Carta costituzionale vigente non “cassa” la regola. Che ha peraltro una sua ragion d’essere. Se i parlamentari, scelti dagli elettori, non possono decidere, nel bene o nel male, come ritengono meglio, vuol dire che devono sottostare ai diktat dei partiti, cioè degli apparati. Dovranno ubbidienza ai capi nella quotidiana attivitàparlamentare, non agli elettori. Allora, è meglio rafforzare enormemente il potere dei partiti o subire lo scorno del tradimento di alcuni deputati?
La multa che il generoso Musumeci avrebbe voluto appioppare agli emigranti della politica sarebbe sacrosanta se sul piatto della bilancia il suo costo è gravoso, la libertà dei parlamentari, preziosa quanto la loro onestà politica.
Certo, fa rabbia dovere considerare che ben 44 deputati su 90 hanno cambiato casacca, ma questa realtà non si cambia con le multe sebbene con una scelta più accorta da parte degli eletori che possono sbagliare la prima volta, fidandosi del candidato voltagabbana, ma non hanno il diritto di sbagliarsi la seconda e magari indignarsi per ciò che avviene a Palazzo dei Normanni.
L’idea che si possa agire in politica come si fa con i pentiti della mafia è un’idea bizzarra. Il sistema degli incentivi e disincentivi non funziona per niente nei banchi parlamentari, dove sono in gioco talvolta interessi colossali, che non saranno certo influenzati dalle multe.
Perciò siamo assaliti dal dubbio che queste idee generose – salviamo Musumeci, però – siano dettate dal bisogno di far sapere che i propositi sono buoni, piuttosto che dal desiderio di “educare” i rappresentanti del popolo al rispetto degli elettori.
Restiamo dell’avviso che declamare l’onestà ed il bisogno di stare dalla parte giusta sia un indizio di…carbone bagnato o qualcosa di simile.
Che senso ha, per esempio, avere introdotto – per volontà unanime – nello Statuto siciliano, il principio che la Regione siciliana è contro la mafia? Siccome il non detto, equivale al non “vietato”, dobbiamo domandarci se la Regione sia forse a favore della corruzione, visto che non ne proclama l’avversione. Eccesso di zelo, maquillage, o la straordinaria rilevanza assunta dal codice etico, che sembra appagare le coscienze: qual è il movente giusto?