“L’ambiguità del Pd è imbarazzante, dopo quattro anni e mezzo di opposizione alle scelte dell’Amministrazione comunale, l’eventuale scelta di sostenere Leoluca Orlando alle prossime elezioni amministrative appare un tentativo tardivo di dare dignità politica ai suoi gruppi dirigenti, di riposizionare un partito che, in questi anni, ha dato prova di scarso senso di responsabilità e incapacità politica”. A dirlo è Vincenzo Fumetta, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Palermo, commentando l’ipotesi di un appoggio del Partito democratico al sindaco uscente del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, nella corsa a Palazzo delle Aquile alle prossime amministrative.
Per Fumetta le scelte fatte dalla giunta di Palermo sono “in assoluta divergenza con le scelte fatte, in giro per l’Italia, dalle amministrazioni guidate dal Pd. Non è un caso che i dirigenti del Pd abbiano chiesto, centinaia di volte, le dimissioni del sindaco e dei suoi assessori e i consiglieri comunali abbiano organizzato iniziative pubbliche e partecipato attivamente a ricorsi amministrativi contro scelte strategiche della giunta. Proprio per le politiche attuate in questi anni e per la loro difesa anche nella prossima consiliatura – assicura Fumetta -, intorno alla candidatura di Leoluca Orlando si sta raccogliendo una coalizione di sinistra ampia e il Pd non è ospite gradito: gli elettori non lo capirebbero e questo rischia di far perdere Leoluca Orlando”.
A poche ore dalla direzione del Pd, chiamata a proseguire la discussione sul candidato sindaco di Palermo in vista delle amministrative di primavera, arriva la bordata del sindaco Leoluca Orlando. Un nome su cui in tanti in casa dem sembrerebbero convergere con la base pronta ad aprire un dialogo con il primo cittadino uscente, che da tempo ha annunciato la sua intenzione di ricandidarsi.
“Il Pd in questi anni – dice adesso Orlando – ha fatto un’opposizione sterile che non ha impedito a questa Amministrazione di diventare un punto di riferimento positivo per la politica regionale e nazionale. Non ho parlato ancora con nessuno, ma faccio una fotografia” della situazione esistente.
Già ieri Aurelio Scavone, il capogruppo di Mov139, il movimento fondato dal professore, era stato chiaro, puntando il dito proprio contro il segretario provinciale del Pd, Carmelo Miceli e il suo comportamento “incompatibile con ipotesi di convergenza”.
“Palermo – ha detto Scavone – non può essere mortificata da comportamenti contraddittori che rischiano di mascherare logiche da inciucio o di spartizione”.Tensioni e frizioni da tempo evidenti nei rapporti tra il Pd e il sindaco. “L’uomo solo al comando non serve – aveva detto nei giorni scorsi Miceli all’AdnKronos -, occorre una squadra forte capace di dare vita a un progetto serio e credibile”.
Scartata quindi l’ipotesi di una convergenza con Orlando? “Io credo che sia naturale per un partito come il Pd avere una propria candidatura – aveva concluso il democratico Miceli -, se non ci sarà valuteremo tutte le ipotesi in campo nel rispetto di ruoli e identità. Perché i ‘fidanzamenti’ non solo mai unilaterali e non possiamo sostenere candidati che non riconoscano il valore aggiunto del Pd”.
(Loc/AdnKronos)
Il partito che, secondo i sondaggi più accreditati, rappresenta abbondantemente la prima forza politica del paese si è ridotto a fare la questua per partecipare alle prossime amminstrative di Palermo. Orlando e le componenti della sua vecchia coalizione decidono che il PD può essere parte dei sostenitori del sindaco uscente solo a condizione che non peresenti il simbolo di partito. I dem che anche in Sicilia come nel resto del paese dà l’idea di essere la solita accozzaglia di interessi contrapposti si dividono e, per paura di una probabile debacle, scelgono di non presentare un proprio candidato e si affidano a colui che per 5 anni hanno contrastato per la disastrosa gestione della città, dimenticando anche tutto quello che è successo nel 2012 quando il Sindaco, uscito perdente alle primarie a sostegno della Borsellino, non accettando il risultato, si candida personalmente contro ogni regola delle stesse primarie. Il M5S sta alla finestra o per meglio dire sulla riva del fiume in attesa che passino i cadaveri dei suoi avversari. In molti si chiedono chi è alla guida di questo partito che non riesce a trovare una personalità che possa convogliare le diverse posizioni interne e che ogni giorno dimostra l’assoluta incapacità a gestire una forza politica che si candida a guidare le istituzioni nei suoi diversi livelli di rappresentanza. Partecipare alla prossima competizione amministrativa senza il simbolo di partito è un suicidio assoluto che la direzione nazionale non dovrebbe consentire anche adottando il provvedimento estremo del commissariamento del partito palermitano. Le elezioni si perdono o si vincono, questa è la democrazia, però il cittadino elettore vota in maniera consapevole riconoscendosi con una forza politica ben definita senza infingimenti o ambiguità.