La cementificazione avanza in Italia e in Sicilia. Dal 1950 al 2011 è cresciuta del 166 per cento a fronte di un aumento della popolazione del 28 per cento (Istat). La Sicilia, secondo il rapporto Ispra del 2017, è con un +7,18 per cento (rilevazione da novembre 2015 a maggio 2016) una delle regioni che hanno maggiormente contribuito all’aumento del consumo di suolo, anche se milioni di persone vivono in alloggi inadeguati o hanno il problema della casa. Di consumo di suolo e cementificazione si è parlato a Palermo in un convegno del ‘Forum nazionale salviamo il paesaggio’, durante il quale è stato presentato il disegno di legge ‘Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati’. La norma è stata elaborata, nell’ambito del Forum, dal cosiddetto ‘gruppo dei 75’, che comprende esponenti delle associazioni ambientaliste, della Cgil ed esperti di varie discipline, ha avuto una gestazione di 13 mesi e dopo essere stata sottoposta all’analisi di tutte le forze politiche il 23 marzo, giorno di insediamento del Parlamento, è stata presentata alla Camera del Movimento 5Stelle. “Si tratta di un provvedimento partito dal basso che diventa ora punto di riferimento e di partenza per la discussione parlamentare – ha detto Alessandro Mortarino, coordinato del gruppo dei 75 -, presentato alla Camera con alcune modifiche tra cui la discutibile differenza nel titolo che parla di contenimento, laddove noi riteniamo necessario l’arresto del consumo di suolo”.
l consumo di suolo nel Paese da novembre 2015 a maggio
2016 è andato avanti al ritmo di 50 chilometri quadrati al giorno: una
velocità di trasformazione pari a 3 metri quadrati di suolo ogni
secondo. In Sicilia oggi il totale degli edifici a uso abitativo è di
oltre 1,7 milioni ma di essi 130mila sono vuoti o inutilizzati. A
questi vanno aggiunti gli immobili pubblici abbandonati, il patrimonio
edilizio costruito nel dopoguerra, oggi fatiscente, i beni immobili
sequestrati o confiscato alla mafia, un immenso patrimonio al quale la
Sicilia partecipa almeno per il 50 per cento.
Per la Cgil Sicilia “questi contenuti devono diventare una piattaforma
integrata per lo sviluppo sostenibile che deve produrre una
contrattazione multi livello per il lavoro, l’ambiente, il clima, il
territorio, con il coinvolgimento dei lavoratori, dei pensionati e dei
disoccupati. In tal senso – ha detto Mimma Argurio, della segreteria
della Cgil Sicilia – riteniamo necessaria l’apertura del confronto con
il Governo della Regione, cominciando a dare agli Iacp un assetto che
sia in grado di soddisfare la domanda di alloggi pubblici a canoni
adeguati”. Il ddl presentato prevede tra le altre cose, la definizione
di suolo e l’arresto del suo consumo, la destinazione alle
manutenzioni di edifici pubblici e alle opere di urbanizzazione
primaria e secondaria dei proventi dei titoli abitativi edilizi, la
funzione sociale della proprietà.
(Loc/AdnKronos)