Conferenza episcopale siciliana: ” Stipendi Ars basta privilegi”

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Un appello alla partecipazione politica in vista delle elezioni del 4 marzo. A lanciarlo sono i vescovi  siciliani nel documento finale della sessione invernale della  Conferenza episcopale siciliana, tenutasi a Palermo. I lavori,  presieduti da monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, si sono svolti nella sede di corso Calatafimi.

“Tutti dobbiamo avere a cuore il presente e l’avvenire della nostra  comunità, di ogni comunità di cui facciamo parte – scrivono i vescovi  siciliani – Avere a cuore significa innanzitutto informarsi, cercare  di capire, chiedersi cosa ciascuno di noi possa concretamente fare.  Ovviamente c’è chi ha responsabilità più grandi, c’è chi ha  possibilità di intervento maggiore, ma tutti possiamo fare qualcosa”.

Per i presuli siciliani, allora, è necessario “superare la tendenza a  scaricare sempre sugli altri i doveri allo scopo di coinvolgersi in  prima persona”. Un’indicazione che vale per tutti, avvertono, anche  “per noi come vescovi della Conferenza episcopale. Vogliamo  incoraggiare ogni possibilità esistente, vogliamo attirare  l’attenzione sulle tante difficoltà e sulle emergenze, vogliamo tutti  impegnarci maggiormente nei riguardi delle nuove generazioni”.

C’è anche l’attualità politica al centro dei lavori della Conferenza episcopale siciliana, che si è
tenuta a Palermo. Il dibattito sugli stipendi d’oro dei burocrati dell’Assemblea regionale siciliana, infatti, è stato uno dei temi affrontati dai vescovi di Sicilia, che, “attenti ascoltatori del gridodei poveri”, manifestano “convinta condivisione alla denuncia di
quanti, anche presbiteri, hanno evidenziato la distanza tra il sentire della nostra gente e le prospettive di chi è interessato a
salvaguardare i privilegi economici di pochi burocrati, a discapito dichi non ha un livello di vita dignitoso”.

Da parte loro le Chiese di Sicilia assicurano che “continueranno a venire incontro alle diverse povertà, nelle forme suggerite localmentedalla fantasia della carità, utilizzando anche le risorse derivanti dai fondi dell’otto per mille che i contribuenti destinano alla Chiesa cattolica”.

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