Rettore Università Palermo: “36 mila giovani hanno lasciato la Sicilia per motivi professionali”

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Nella foto il rettore Fabrizio Micari, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018 dell’Università di Palermo, presso l’aula magna dell’Edificio 7 del campus di Viale delle Scienze


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“Troppo spesso, negli anni piu’ recenti, i giovani e la loro formazione sono stati dimenticati dalle scelte di una politica economica che ha trascurato i loro bisogni e le loro aspirazioni. Il sotto-finanziamento della formazione della ricerca, l’utilizzo di algoritmi e criteri che penalizzano le universita’ meridionali e non premiano adeguatamente quanti riescono faticosamente a migliorare le loro perfomance, ma che vengono regolarmente penalizzati da condizioni di partenza troppo distanti, sono realta’ difficili da accettare”.

Lo dice il rettore dell’Universita’ di Palermo, Fabrizio Micari, nella sua relazione in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018. “L’energia positiva profusa dall’Ateneo – continua – viene in parte dispersa proprio sul punto dell’obiettivo piu’ importante: il risultato dei nostri sforzi, una generazione di ragazzi e ragazze in possesso di una solida formazione e di grandi motivazioni, non riesce adeguatamente a contribuire allo sviluppo economico della nostra terra attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro locale”.

I numeri, aggiunge il rettore, “inquadrano una situazione intollerabile: lo scorso anno ben 36 mila giovani hanno lasciato la Sicilia per motivi professionali. E’ come se la citta’ di Augusta, in provincia di Siracusa, si fosse in un solo istante completamente spopolata. Ed e’ una migrazione diversa rispetto a quella che avveniva in passato: secondi i dati dell’Istat, del Cineca e di Almalaurea, a trasferirsi sono maggiormente i giovani tra i 25 e i 34 anni con un titolo di studio elevato. Tra i ragazzi il 35,5% e’ laureato, percentuale che sale al 41% tra le donne. Si tratta di una vera e propria emorragia non solo sul piano demografico – sottolinea – ma soprattutto su quello della conoscenza, dell’economia e della professionalita’”. (ITALPRESS).

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