Lunedì 29 giugno alle 9, presso l’Arsenale della Marina Regia di Palermo, dopo un lungo e difficile percorso diagnostico e conservativo, saranno esposti al pubblico due reperti molto preziosi, costituiti da fascicoli di carta recuperati nell’estate del 2008 nella stessa zona di mare dove è stato rinvenuto dal peschereccio di Capitan Ciccio, la famosa statua di bronzo del Satiro Danzante.
Da una profondità di circa 450 metri, il mare restituisce nel giro di qualche mese i due reperti, che il già noto peschereccio consegna prontamente alla Soprintendenza del Mare che successivamente li trasferisce presso i laboratori dell’Istituto Centrale per il restauro e la conservazione del Patrimonio archivistico e librario di Roma dove sono stati restaurati.
Un ritrovamento unico nel suo genere che getta nuova luce sui commerci nel Mediterraneo. I tecnici che hanno esaminato i due “Codici” hanno rilevato che si tratta di pergamene non scritte, assemblate insieme per facilitarne il trasporto. Da una datazione effettuata con il Carbonio14, colloca i fragili reperti di carta nella seconda metà del 1700.
Singolare è stato anche ritrovare in uno dei due reperti, una pelle di razza della dimensione di cm. 30 x cm 324, accuratamente piegata a soffietto, già all’epoca molto nota e apprezzata, per ricoprire oggetti e mobili di valore.
“Fin da subito – dichiara Sebastiano Tusa, soprintendente del Mare – il ritrovamento dei due codici, costituì un evento di grande importanza nel panorama della ricerca archeologica subacquea. E’ un grande successo per la Soprintendenza del Mare e per gli altri enti (Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario del Ministero per i beni e le attività culturali, CEDAD di Salerno, Università di Firenze e Biblioteca Regionale di Palermo) che hanno contribuito alla valorizzazione degli importanti reperti. Il mare ancora una volta restituisce memoria, ma in questa occasione ci offre anche una grande opportunità: il rinvenimento della pelle di razza, una vera novità, sia per il diverso assemblaggio dei fogli, ma, soprattutto, nella diversa natura della pelle. Si tratta, infatti, di pelle di una razza che vive esclusivamente nei mari del Sud America. Approfondendo l’analisi di questo singolare rinvenimento siamo giunti alla scoperta che trattasi di una pelle utilizzata soprattutto in Francia nel ‘700 per realizzare oggetti di lusso ed ornamento sia domestico che personale. E quello che i francesi chiamano ‘galuchat’. Ancora oggi le grandi e rinomate case di moda utilizzano tale pelle per la realizzazione di oggetti e abbigliamento di gran lusso. I due reperti provengono verosimilmente dal medesimo relitto che, a giudicare dalle datazioni effettuate, dovrebbe datarsi al XVIII secolo. Saremmo, pertanto, di fronte ad un vascello che, tra le altre mercanzie al momento ignote, trasportava anche questo prezioso materiale destinato ad alimentare il mercato del lusso di allora”.
La Giornata di Studio dal titolo “I ‘Codici’ venuti dal mare” è il frutto del progetto redatto da Alessandra De Caro della Soprintendenza del Mare, approvato dal Servizio Patrimonio culturale pubblico e privato del Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana all’interno delle Iniziative Direttamente Promosse. Il progetto che ha permesso di organizzare la giornata di studio e la realizzazione delle vetrine che ospiteranno i “Codici”, prevede anche la realizzazione di una pubblicazione scientifica che conterrà le analisi e le indagini svolte in questi anni e i risultati della giornata di studio.
Sarà realizzata inoltre una brochure didattica per le scuole (in italiano e in inglese) finalizzata alla conoscenza e alla promozione del patrimonio culturale sommerso, attività che in questi anni sta portando avanti la Soprintendenza del Mare e che ha permesso la creazione di uno stretto legame di collaborazioni con le scuole siciliane.
A presentare la manifestazione organizzata dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare, Gaetano Pennino, Dirigente Generale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Antonio Purpura, Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e Francesco Vergara Caffarelli, Direttore Biblioteca Centrale della Regione Siciliana”Alberto Bombace”.
A seguire sono previsti gli interventi di Maria Teresa Tanasi, Responsabile del Laboratorio di Fisica dell’Istituto Centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario di Roma, di Flavia Pinzari – Ricercatore, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Centro di ricerca per lo studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo (CRA-RPS, Roma) e di Lucio Calcagnile, Professore Ordinario di Fisica Applicata e Direttore del Centro di Datazione e Diagnostica dell’Università del Salento.
Inoltre interverranno Bruno Zava e Giovanna Polizzi, della Wilderness studi ambientali, e Ignazio Lodato, della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana”Alberto Bombace”.
In collegamento Skype: Marina Bicchieri, responsabile del Laboratorio di Chimica dell’Istituto Centrale per il Restauro e la conservazione del Patrimonio archivistico e librario di Roma e di David Caramelli, professore Associato di Antropologia del Dipartimento di Biologia del Laboratorio di Antropologia molecolare dell’Università di Firenze. Sarà presente Francesco Adragna, meglio noto come Capitan Ciccio, autore del ritrovamento dei “Codici” del Mare”.
Che li si chiami “codici” , parafrasando i celebr “codici del Mar Morto” potrebbe pure passare, ma che si spendano anni di ricerche e di attività di “restauro”, si faccia una presentazione in pompa magna per del cuoio (forse destinato a imbottire sedie) del secondo Settecento…mah. Forse qualcuno dovrebbe dirglielo che a Palermo stanno sparendo intere biblioteche pubbliche per ignavia e disinteresse…
Mah