Dimessosi poco prima delle elezioni politiche del 4 marzo e candidatosi con il Pd, senza essere eletto, Fabio Giambrone è tornato alla guida della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo.
D’altronde rischiava di dover rientrare all’interno di Palazzo delle Aquile dove non avrebbe potuto avere – causa la sua qualifica – un ruolo di particolare prestigio, affidandosi alla tutela del suo mentore Leoluca Orlando.
Invece, da buon uomo di volo, come si pensa debba essere il presidente di un aeroporto, il Giambrone junior (così indicato dall’essere meno autorevole e stimato del fratello, Francesco, Sovrintendente del Teatro Massimo) ha disinvoltamente arrotolato il paracadute di sicurezza con cui si era rilanciato nell’agone politico, riponendolo nel suo armadietto privato, ed è tornato a sedersi nella sua poltrona al vertice dell’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo.
Tutto calcolato. Pochi i giorni a rischio e nessuno che si permettesse di accettare le dimissioni prima del risultato delle urne. Ovvero un paracadute perfetto.
E anche qualche anno di bella vita ben retribuita, visto che a Punta Raisi magari non matura alcun vitalizio, ma è certo che finché il sindaco Orlando resterà a Palazzo delle Aquile di privatizzazione della Gesap non se ne parla proprio.
Sarà forse una necessità ineludibile, come ripete sempre il vecchio amico Vito Riggio, presidente ancora per qualche mese dell’ Enac. Lo hanno già fatti tutti gli aeroporti d’Europa, come dovrebbe suonare bene alle orecchie di Orlando. Ma come si fa a rinunciare a un simile potere ?
C’è da giurarci che il paracadute di Giambrone lo salverà anche da questo rischio.