Nella giornata di ieri, la Squadra Mobile di Messina ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei fratelli ergastolani Minardi Giuseppe (inteso “Peppe u Tarantinu”) e Minardi Giovanni (detto Giampiero), ritenuti responsabili del delitto di omicidio, commesso in Messina il 25.1.2000, in danno di Cutè Domenico, detto “U Sauru”. L’ordinanza costituisce l’esito di attività investigativa, espletata dalla Squadra Mobile di Messina, sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica, diretta dal Procuratore Dott. Maurizio de Lucia, attraverso il riscontro delle dichiarazioni rese da plurimi collaboratori di giustizia, che ha condotto al deferimento all’A.G. di fratelli ritenuti responsabili di avere ordinato ed eseguito materialmente, nel rione Giostra di Messina, il 25 gennaio 2000, l’omicidio, mediante l’esplosione di tre colpi d’arma da fuoco, sparati con un fucile da caccia: fatto aggravato dal metodo mafioso.
L’assassinio di Cutè Domenico – soggetto radicato negli ambienti del rione Giostra e legato da vincoli parentali diretti con Giuseppe Gatto(detto Puccio), al tempo reggente della congrega mafiosa operante in quel rione cittadino, nonché luogotenente del boss ergastolano irriducibile Luigi Galli (l’unico dei vecchi capi mafia di Messina a non intraprendere la collaborazione con la Giustizia) – risulta eseguito materialmente da Giovanni Minardi su ordine del fratello Giuseppe, in conseguenza di pretese delazioni che la vittima avrebbe reso alla Polizia di Stato, a carico di Stefano Machese, esponente della locale criminalità organizzata legato a Giuseppe Minardi, oltre che da vincoli criminali, da un rapporto di amicizia personale, rafforzatasi anche all’interno delle mura carcerarie in periodi di co-detenzione (venne poi ucciso daGaetano Barbera e Salvatore Irrera nel 2005, a seguito dei contrasti sorti proprio fra Minardi e Barbera, come emerso nelle attività investigative.
Le dichiarazioni accusatorie del Cutè riguardavano l’autore di altro omicidio, quello del salumiere Giovanni Postorino, ucciso nel corso di una rapina, ed erano finalizzate a scagionare il proprio figlio Antonino Natale Cutè, fermato nell’immediatezza del delitto e poi rilasciato.
Un quartiere complicato quello nel quale si consumava l’omicidio, oggetto da tempo di efferati delitti da parte di soggetti legati alla criminalità organizzata desiderosi di affermare la propria supremazia ed il proprio controllo sul territorio. Oggi, grazie al lavoro d’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Messina, i responsabili dell’omicidio Cutè hanno un nome e un cognome.
Le ragioni dell’omicidio sono da ricercarsi nella violazione, da parte della vittima, del codice mafioso che imponeva l’omertà. Una storia criminale degna della caratura e dello spessore acquisito nel tempo dai due fratelli Minardi conseguentemente ai numerosi e gravi reati consumati alla quale gli investigatori hanno aggiunto un ulteriore ed importante tassello. L’ordinanza di custodia è stata notificata a Giuseppe Minardi presso il carcere di Sulmona (Aq), mentre a Giovanni Minardi è stata notificata presso il carcere di Spoleto (Pg), ove si trovavano ristretti. Giuseppe (detto “Peppe u Tarantinu”), attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Sulmona, annovera vari precedenti per omicidio doloso, associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto, cessione di stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi, favoreggiamento personale ed altre fattispecie delittuose. Prima del suo arresto era inserito, con un ruolo di primo piano, nell’associazione di stampo mafioso capeggiata dal boss Luigi Galli, detto “Scarpuzza”, operante nella zona Nord di questo centro e, in particolare, nel quartiere popolare di “Giostra”. Personaggio dall’elevatissima caratura criminale per la personalità violenta e decisionista, largamente assurto alle cronache giudiziarie per reato d’omicidio ancora minorenne. Ancora giovanissimo riuscì a scalare i vertici della consorteria mafiosa di Giostra, divenendo un parigrado di Giuseppe Puccio Gatto che, suo malgrado, dovette fargli spazio nella direzione del clan, per evitare inevitabili quanto cruenti scontri, proprio virtù della sua notoria pericolosità e risolutezza nel definire le questioni. Nel breve lasso di tempo durante il quale Giuseppe Minardi è rimasto in libertà, dopo quasi un decennio di ininterrotta detenzione, ammesso alla liberazione condizionale della pena ed alla contestuale imposizione della misura di sicurezza della libertà vigilata, a seguito della condanna a 18 anni di reclusione per l’uccisione di Maurizio Mento, formò un proprio team di uomini fedelissimi, a partire dal fratello Giovanni, Giuseppe Campo, Domenico Cavò ed altri, organizzando e dirigendo le strategie delittuose del gruppo.
Giuseppe Minardi ha inoltre contribuito a dare vita a quella forma di collaborazionismo fra uomini emergenti e non, delle cosche messinesi (c.d. pax mafiosa tra “Gatto-Minardi-Sparta-Ventura-Guarnera”), emersa nelle fasi delle operazioni “Alba Chiara”, “Arcipelago”, nell’omicidio di Stefano Marchese ed altre investigazioni che perdurano a tutt’oggi. Il fratello Giovanni annovera di suo condanne definitive per omicidio in concorso, associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, tentata rapina, estorsione, danneggiamento ed altro. Anche lui soggetto di grande spessore criminale ed elevatissima pericolosità sociale; insieme al fratello Giuseppe, è elemento di spicco, inserito nell’ambito della criminalità organizzata messinese e segnatamente nell’organizzazione criminale riconducibile al rione “Giostra” capeggiata dal noto boss detenuto Luigi Galli e retta, sino alla relativa detenzione, da Giuseppe Gatto. In quel contesto, si rivelò killer spietato, rendendosi autore – insieme a Domenico Cavò e su mandato del fratello Giuseppe e di Gatto Puccio – dell’assassinio di un personaggio storico della malavita di Giostra come Carmelo Mauro, già vicinissimo al Galli , ucciso a Messina nel 2001.