Tempo di asparagi, se non piovesse troppo.
Originario dell’Asia, l’asparago era già conosciuto come pianta spontanea al tempo degli Egizi, che ne diffusero la coltivazione nel bacino del Mediterraneo.
Il primo documento letterario relativo a questo ortaggio, la “Storia delle piante” del greco Teofrasto, risale a circa il III sec. a.C.
Gli asparagi sono ricchi di fibra, vitamina C, carotenoidi e sali minerali (calcio, fosforo, potassio), ed hanno la caratteristica di stimolare l’appetito, oltre ad essere depurativi e diuretici.
La grande diffusione e coltivazione di questo ortaggio ebbe inizio in Italia e in Francia solo nel ‘500, rimanendo però per lungo tempo un alimento di lusso.
I Greci li consideravano altamente afrodisiaci, mentre i Romani, pur avendone un’alta considerazione, avevano opinioni contrastanti:alcuni consigliavano alle donne di portarne le radici in un sacchetto nascosto tra le vesti come contraccettivo, altri, tra i quali Plinio, ritenevano che accrescessero l’eros nell’uomo che se ne fosse cibato.
Fu poi nel Medioevo, quando la pianta era raccolta prevalentemente per le sue qualità terapeutiche che la Scuola Medica Salernitana sentenziò: “augmentat sparagus sperma” (l’asparago fa aumentare lo sperma) mettendo fini ad ogni discussione sull’argomento. La fama afrodisiaca degli asparagi deriverebbe sia dalla forma, lunga e turgida di chiaro riferimento fallico, sia dalla velocità di crescita dei turioni (punte) che in 1-2 giorni raggiungono fino a 25 cm di lunghezza.
Se contro la frigidità femminile si consigliavano punte di asparagi avvolte nei petali di rose (da ingerire come pillole), per curare l’impotenza e favorire la fertilità maschile s’indicavano gli asparagi più grandi. Questa credenza è viva ancora oggi a Bassano del Grappa, dove asparagi dal fusto molto grosso sono prodotti e consumati quale alimento propiziatorio del pranzo nuziale.
Al potere afrodisiaco degli asparagi sembra che ricorsero anche uomini illustri.
Luigi XIV ne era così ghiotto, da far erigere a Versailles un obelisco in onore del giardiniere che riuscì a coltivarli tutto l’anno, mentre pare che Napoleone III li ritenesse così indispensabili nelle cene intime con donne avvenenti, da rimandare il convivio nel caso il cuoco non li avesse preparati.
Questa pianta erbacea si raccoglie in primavera, quando i germogli, che secondo le varietà presentano vari colori (dal bianco al verde, al violetto), sono teneri e carnosi.
Ingredienti: (per 4 porzioni)
350g bavette
400g asparagi
200g code di gambero
aglio
curry
brandy
brodo
olio extra vergine d’oliva
sale&pepe
Preparazione:
Pulire gli asparagi e tagliarli a metà nel senso della lunghezza. Cuocerli a vapore. Nel frattempo rosolare in padella l’aglio in camicia con un filo d’olio e aggiungere le code di gambero. Insaporire per alcuni secondi a fuoco vivace, quindi sfumare con il brandy ed infine unire gli asparagi cotti ma ancora croccanti. Salare e speziare con il curry a piacimento. Cuocere le bavette in acqua salata e scolarle al dente. Saltare le bavette nella padella con i gamberi e gli asparagi per alcuni secondi per rendere il tutto più cremoso e saporito. Se necessario versare poca acqua di cottura. Servire la pietanza ben calda.