Canicattini Bagni, confermato il movente, la gelosia

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Un caso di femminicidio ha scosso la comunitá di Canicattini Bagni in provincia di Siracusa,  dove una ragazza di 20 anni è stata ritrovata in un pozzo colpita da numerosi fendenti. Si tratta di Laura Petralito. La giovane mamma  lascia due figli: una bambina, nata da una precedente relazione e un bimbo di due anni avuto dall’attuale fidanzato.

È Paolo Cugno. Quest’ultimo per diverse ore è stato messo sotto torchio dagli inquirenti e alle 22 ha confessato.”L’ ho uccisa io Lauretta”, così era conosciuta la ragazza in paese. La ventenne dal passato difficile, la mamma l’aveva abbandonata a 3 anni e di lei si erano presi cura il padre e i servizi sociali, sembrava aver raggiunto la serenità con Paolo, professione muratore conosciuto due anni fa. Invece qualcosa è scattato nella mente di questo compagno, che dopo esser stato per mesi disoccupato aveva trovato un lavoro, così avrebbe detto la ventenne venerdì ai servizi sociali, nulla insomma faceva pensare al peggio.

A lanciare l’allarme della scomparsa era stato ieri sera il padre, che non era riuscito a mettersi in contatto con la figlia e neanche con il compagno. Secondo una prima ricostruzione la morte risalirebbe alle ore 22, il presunto omicida avrebbe spinto cadavere è rimasto incastrato tra le lamiere e non è arrivato in fondo poi ha coperto il luogo dell’orrore con un coperchio di ferro.

Sarebbe stata la gelosia a spingere il bracciante agricolo, Paolo Cugno, di 27 anni, a uccidere a coltellate la fidanzata, Laura Petrolito, di 20 anni. E’ quanto emerso nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, e dal comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Luigi Grasso, che hanno ricostruito la dinamica dell’assassinio. La giovane donna e’ stata uccisa sabato notte. “L’orario del decesso – ha confermato il colonnello dei carabinieri -, secondo quanto accertato, sarebbe intorno, alle 22”.

“Il delitto e’ maturato nell’ambito di un rapporto travagliato, contrassegnato da continui litigi e da un tasso di gelosia elevato”, ha sottolineato il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano. “E’ stato un classico delitto d’impeto, anzi potremmo parlare di un caso di violenza progressiva, di una progressione della violenza”, ha spiegato il magistrato, che ha escluso la premeditazione.

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