Palermo, villa Deliella. Perché la polizia municipale ha impiegato 40 anni per mettere i sigilli?

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Era diventata il simbolo del “sacco di Palermo” villa Deliella, abbattuta in una notte del  1959 quando la città era in mano a Lima e Cincimino, ora è tornata alla ribalta come sempre per un puro fatto di cronaca.  Ebbene 40 anni dopo gli uomini della Polizia Municipale sono entrati in azione sequestrando l’area di 1700 metri diventata un autolavaggio e un parcheggio nella centralissima piazza Croci. Li indisturbato Giovanni Panno per anni ha svolto la sua attività, al cui interno vi  era la casa presumibilmente del custode e tracce di quella che era  la cancellata del gioiellino liberty. Le domande sono tante ma come tante altre saranno destinate a rimanere nel mistero ma noi ci proviamo ugualmente… Eppure due architetti Giulia Argiroffi, oggi consigliera comunale a Palazzo delle Aquile del M5S e Danilo Maniscalco in tempi non sospetti, era il mese di novembre 2015 raccolsero 100 firme per la ricostruzione della villa liberty. A loro si accodarono gran parte del mondo artistico e culturale siciliano e non, da Vittorio Sgarbi e Aurelio Pes a Cesare Ajroldi, Iano Monaco, Simonetta Agnello Hornby e gli eredi Basile e Damiani Almeyda. Il progetto, i cui disegni originali sono custoditi alla fondazione Basile, venne presentato il 28 novembre di quell’anno proprio al Comune. Insomma qualche “visionario” nell’attesa ne aveva parlato,  ma intanto gli anni sono passati. Ma a  parte questa parentesi le domande rimangono sempre le stesse.

La Soprintendenza ai Beni culturali per anni non si è curata del problema? e solo ora la Municipale è intervenuta apponendo dei sigilli per abusivismo? Eppure nessun cittadino può fare a meno di non notare la struttura nei tempi passati, erano gli anni 2000′,  usata anche per custodire le macchine portate via dai carro attrezzi e che andava a rimpinguare anche le casse del Comune.

Intanto la Sovrintendente ai Beni Culturali Lina Bellanca  ha dichiarato sulla La Repubblica Palermo: ‘’Anche se non esiste più un vincolo dal punto di vista monumentale questo non significa che l’area non sia di interesse storico. Vigileremo sui progetti che ci verranno sottoposti”.

Quindi l’interesse storico c’è e c’è sempre stato, come storico sembra esser stato l’intervento degli uomini della municipale. Al di la della battuta, speriamo non sia altrettanto storico la destinazione del bene, perché questa città non può permettersi di rimanere prigioniera ancora una volta tra errori del passato e la mala gestione. Non può farlo soprattutto adesso che è Capitale della Italiana della Cultura e credo ne saranno d’accordo anche Basile e Ducrot.

Si vocifera che al posto di macchine e detersivi per auto possano esserci alberi e piante, nel caso di un’area verde aperta alla città o addirittura uno spazio museale. E allora non rimane altro che aspettare e rimanere a guardare purché non passino altri 40 anni.

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