Si impicca un professore del liceo:
“Era solo, spesso veniva deriso”

Si impicca un professore del liceo: <br /> “Era solo, spesso veniva deriso”

“R.i.p.”. È questo il messaggio che più di frequente si legge sui social network quando viene annunciata la morte di qualcuno. Acronimo dell’anglicismo rest in peace, all’epoca del web 2.0 è questa la formula più usata per esprimere cordoglio. Ad Acireale, nelle ultime settimane l’espressione ha trovato applicazione in un numero rilevante di casi, al punto da suscitare nei più la sensazione che si siano potute sforare le statistiche di carattere nazionale relative alle morti violente. L’ultimo caso, ieri sera.

Poco prima delle 21, è stata diffusa la notizia del ritrovamento del cadavere impiccato di un uomo all’interno di un edificio della vicina Zafferana Etnea. L’uomo, originario di Aci Catena, era un insegnante del liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale. Sconosciuti i motivi del gesto, anche se da ambienti vicini agli inquirenti sarebbe trapelata l’indiscrezione riguardante la possibilità che il suicida avesse problemi economici.

La notizia di un suicidio è sempre un fatto difficile da trattare, specialmente da un punto di vista giornalistico. C’è chi riconosce l’esigenza di trarre spunto dalla tragedia per una riflessione di carattere collettivo e chi preferirebbe confinare l’accaduto alla sfera privata. Entrambe le posizioni, senza dubbio, hanno le loro ragioni, i loro perché. Su una cosa, però, bisognerebbe non fare confusione e porre una differenza netta: il silenzio.

Ogni tragedia merita rispetto, e nell’era del vociare indiscriminato, della strumentalizzazione tout court, evitare di forzare l’intimità delle vicende personali per inserire contenuti funzionali a interessi terzi potrebbe essere senz’altro un punto da cui ripartire per un rilancio sociale e culturale. Allo stesso tempo, va comunque rivendicato il diritto e il dovere di non fare confusione; il rispetto non dovrebbe diventare il vestito per camuffare l’indifferenza e il disinteresse. Il silenzio deve essere diverso dal silenziare.

Nelle ore che sono seguite all’annuncio della tragedia, sul web – come da prassi – si sono succeduti gli attestati di stima e i ricordi di chi lo ha conosciuto. Generosità e bontà d’animo, le doti che più riconosciutegli.

Eppure, a quanto pare, quell’uomo nella vita di tutti i giorni sembrava non ricevere lo stesso interesse, la stessa vicinanza: “Il professore – racconta uno studente del liceo in cui l’uomo insegnava – era sicuramente una persona sola. Fa rabbia vedere questo cordoglio quando poi, in realtà, non erano pochi quelli che lo prendevano in giro”.

A essere presa di mira sarebbe stata la ‘stranezza’ dell’uomo: “Veniva spesso deriso – continua il giovane – forse per il fatto che stava sulle sue, che non era uguale alla maggior parte degli insegnanti. Gli studenti se ne approfittavano, ma non è che i suoi colleghi si comportassero meglio. Mi è capitato diverse volte – conclude – di assistere a scene riprovevoli: una volta, per esempio, si trovava vicino a una macchinetta del caffè insieme ad altri professori; dopo che si allontanò, i due commentarono con supponenza il suo vestiario un po’ trasandato e il suo eloquio che a detta loro non era consono a un professore del liceo classico”.

Ma non si tratta dell’unico a pensarla così: “Il rispetto – scrive una ragazza su Facebook – non si è avuto prima e per una volta sarebbe giusto essere coerenti fino alla fine. Ci fanno una testa così sulla humanitas ma sono solo nozioni. […] Ora ‘Giovanni nel cuore’, prima tutti con le prese in giro a più non posso. Il falso moralismo è inaccettabile. Dai professori agli alunni che lo deridevano”. A fare da eco all’atto di accusa, anche un altro studente: “Nessuno lo ha mai trattato come gli altri professori, e non parlo solo di noi alunni ma anche dei suoi colleghi che si sentivano superiori perché si vestivano meglio o parlavano un italiano più aulico”. Chissà se un giorno andrà di moda L.i.p… live in peace.

  1. R.I.P. … da Requiescat In Pace!

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  2. E’ vero che la lingua inglese ci asfissia oramai un po’ dovunque ma R.I.P. non è “acronimo dell’anglicismo rest in peace” bensì della latinissima locuzione REQUIESCAT IN PACE. Tristissimo credere che tutto sia “inglese” (o americano), persino ciò che appartiene alla nostra cultura…

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  3. Imbarazzante come di una tragedia grande come questa riusciate a scriverne un articolo

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