Pasqua sottosopra: il Cardinale
fustiga, il governatore espia

Pasqua sottosopra: il Cardinale <br />fustiga, il governatore espia

Non troverà spazio nei libri di storia ma non sarà dimenticato facilmente il paso doble che l’Arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, hanno compiuto durante le festività. Il Cardinale ha indossato per un giorno i panni del fustigatore di costumi, il governatore la veste del dispensatore di indulgenze.

Il primo ha scritto il suo j’accuse più duro nel corso dell’omelia del venerdi santo, l’altro ha avuto parole di comprensione e autentica devozione verso il prossimo in una lettera “aperta” indirizzata ad assessore dimissionario.

L’omelia di Romeo punisce i veleni pestiferi, la lettera di Crocetta perora buoni sentimenti. Mentre i corvi volteggiano sui tetti della Cattedrale di Palermo, le colombe ristagnano sopra Palazzo d’Orleans.

“Purtroppo”, afferma accorato il Cardinale Romeo, “riconosciamo che la decadenza del contesto in cui viviamo, unita alla zizzania che sempre cresce nel cuore dell’uomo, può spingere anche il nostro presbiterio a scadere nelle chiacchiere, nei cortili, nei giudizi sulla Chiesa, sui presbiteri, sul vescovo… La viltà di chi scaglia pietre contro i fratelli per di più nell’anonimato, senza il coraggio di guardarli negli occhi, fa circolare veleni pestiferi che scandalizzano il Corpo ecclesiale, e lo feriscono con la falsità e la calunnia”.

Ben altro tono e ben altre parole nella lettera pubblica inviata ad Antonio Fiumefreddo, dimissionario dopo appena tre giorni dalla nomina ad assessore ai Beni culturali, attraverso giornali cartacei ed on line. “Ho sofferto insieme a te in questi giorni con la consapevolezza di vivere il dolore espiatorio e catartico della settimana santa”, confessa pubblicamente Rosario Crocetta, quasi che volesse condividere tali sentimenti con i fedeli e gli uomini di chiesa.

La chiusa della lettera suggella un antico sodalizio e affida alla storia l’episodio. “Non potrò, per via solamente della tua indisponibilità in questo momento, averti a fianco come assessore”. Ma la porta non è sprangata, lascia passare la speranza. “Chedo però di essere disponibile – scrive il governatore – a condurre insieme, nel ruolo che concorderemo, la lotta contro il malaffare e le mafie”.

L’assessore dimissionario, ha letto ed apprezzato, ma non ha voluto porgere l’altra guancia come l’ecumenismo del governatore sembrava adombrare, ed ha annunciato battaglia in una intervista nella convinzione che contro di lui si siano scatenate le cosche, spaventata dalla sua presenza nell’esecutivo.

Il Cardinale e il governatore non hanno nemici in comune, eppure hanno scelto di combatterli, entrambi, con parole e promesse, che mai prima di allora avevano utilizzato.  L’omelia costituirà un prezioso cimelio negli archivi dell’Arcivescovato di Palermo, la lettera pubblica all’assessore rimarrà testimonianza del clima e della cultura politica del nostro tempo.

Ai posteri l’arduo giudizio.

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