Palermo come Bilbao e Edimburgo? Secessione inventata

Palermo come Bilbao e Edimburgo? Secessione inventata

L’annuncio era pretenzioso: “Dopo Barcellona, Edimburgo e Bilbao tocca alla Sicilia”. La marcia indipendentista, organizzata dall’associazione Siciliani in Movimento nel capoluogo della Regione sembra uscire dal cilindro di un prestigiatore piuttosto che dal bisogno di manifestare la voglia di secessione. L’indipendentismo catalano ha una storia che non conosce pausa, gli scozzesi hanno virtualmente separato Edimburgo da Londra, e Bilbao è stata teatro di sanguinosi scontri con Madrid. Niente accomuna Palermo, nel 2014, con i tre capoluoghi europei, men che mai il secessionismo terrorista basco.

Oltre che pretenzioso, il collegamento con gli indipendentismi europei, è destituito di fondamento. Avrebbe più senso rifarsi al movimento indipendentista siciliano del dopoguerra, che pure non sta né in cielo, né in terra, piuttosto che il gemellaggio con baschi, scozzesi e catalani. Avrebbe più senso, ma non sarebbe comprensibile, perché non c’è più traccia nell’isola nemmeno dell’autonomismo, che nel decennio precedente sembrava avere alzato la testa, nel bene e nel male.

La manifestazione di domenica 30, tuttavia, desta legittima curiosità, perché giunge all’indomani del voto euroscettico francese e in una stagione “populista” in gran spolvero, che trova nella grave crisi economica e nella politica di austerità esasperata di Bruxelles il terreno di coltura.

“La Sicilia si lascia derubare dall’Italia, dall’Europa, dalle banche e dagli speculatori”, protesta Santo Trovato, leader dell’associazione che organizza la marcia. “Regala il suo territorio a chi vuole succhiare il petrolio, scaricare veleni e costruire basi militari. Per i siciliani non resta più nulla”.

La marcia, dunque, è un monito, la manifestazione di dissenso, un modo di “dire basta ad un’Europa che vessa i suoi popoli con la complicità degli stati nazionali”. Ecco, dunque, che il cerchio si chiude. Le ragioni che hanno regalato il successo a Marine Le Pen in Francia, il ritorno agli stati nazione, sono le stesse che riportano in piazza i fantasmi del separatismo siciliano, morto e sepolto. Un corto circuito.

È legittimo sospetto che l’indipendentismo siciliano nasca dalla miopia di Bruxelles e non dall’amor di patria siciliano, dal vincolo di appartenenza alla propria terra, altra rispetto alla nazione italiana. Per questa ragione, l’attesa della marcia propone analisi, induce curiosità, scandaglia il fondo del barile autonomista ormai prosciugato da tradimenti, nefandezze e disaffezione.

Il bilancio della specialità, infatti, è magro. E prendersela con Roma e Bruxelles, senza guardarsi dentro, è davvero vile.

  1. I peggiori nemici della Sicilia sono i siciliani stessi.Guardiamo ai siciliani che hanno raggiunto i vertici del comando in Italia a caminciare da Crispi e finire a Miccichè e poi quello scandaloso 60 a zero in favore di quel tale che non ha dato nulla,in termini di sviluppo e occupazione,alla Sicilia.
    Un tempo credevo che l’indipedenza della nostra terra sarebbe stata la soluzioni ma oggi non ci credo più avendo visto all’opera i siciliani che hanno governato in Regione che ,statuto alla mano,avrebbero potuto farne uno stato federato con il resto d’Italia ed invece…..

    Reply
  2. Quello che non si vuole capire è che le ragioni per le quali i siciliani si sono battutti nella storia per la loro indipendenza e il loro autogoverno, sono sempre le stesse.
    E, manco a farlo apposta, i periodi in cui la Sicilia ha raggiunto il massimo grado di civiltà sono stati proprio quelli in cui si è autogovernata, staccandosi dalle varie madripatrie che l’avevano in precedenza conquistata.
    Quando, invece, la nostra isola è stata legata mani e piedi a popoli forestieri, la sua sorte è stata sempre quella delle peggiori colonie.
    Se sino a ieri i problemi dei siciliani dovevano percorrere una distanza enorme per arrivare a Roma ed essere presi in considerazione, oggi devono percorre distanze siderali, accompagnati da tutti gli auguri razzisti dei nostri politici, per arrivare in Europa.
    Non si vuole nemmeno capire che, ormai, per salvarsi dal paradigma massonico-finanziario-fascista (questo sì) europeo, l’unica soluzione è quella di scappare il più lontano possibile da questa Europa affamapopoli.
    Dobbiamo ancora continuare a illuderci e a illudere la gente ?

    Reply
  3. Brutto articolo, davvero, anche se comprensibile. Parlagreco è un direttore onesto, che ama la sua terra, e che non ha nulla in contrario ad un corretto uso dell’Autonomia. Ma, come molti bravi siciliani colonizzati, è stato educato sin dalla culla all’italianità della nostra Nazione, e a una certa età è difficile cambiare certe convinzioni radicate.
    L’indipendentismo in queste persone suscita incredulità, sconcerto.
    Però – piaccia o no – è una realtà, e sarà una realtà che crescerà sempre, fino alla inevitabile emancipazione della nostra Terra, finora Nazione mancata, da una tutela ormai asfissiante e insopportabile.
    I numeri parlano chiaro. Il bilancio dell’appartenenza di una “nazione naturale” come la Sicilia all’Italia e all’Europa sono del tutto fallimentari. E ora è in pericolo la stessa sopravvivenza della Sicilia come popolo. Normale che un’avanguardia avveduta capisca dov’è il problema e sposti avanti la rivendicazione. Normale che ci siano retroguardie; le convinceremo.
    Non si parli ora di Autonomia o di malaffare. I partiti italiani hanno gestito tutto sinora, e in Sicilia non si è mai potuto fare politica se non all’ombra di “grandi schieramenti nazionali”, anche per gestire gli enti locali o la Regione. E in questi la subalternità coloniale è semplicemente d’obbligo.
    L’Autonomia o è “compromesso” per la mancata indipendenza, o passo intermedio, o comunque gestita da un partito potenzialmente indipendentista, o altrimenti diventa inutile, quando non addirittura dannosa.
    Gran parte della società siciliana ha chiesto, in questi anni, all’Italia, che l’Autonomia venisse presa sul serio. La risposta è stata quella di un’aggressione mediatica contro la Sicilia e l’aumento delle ruberie dello Stato a nostro danno.
    A questo punto, non fosse altro che per legittima difesa, non resta che l’Indipendenza.
    Stupitevi! Resta il fatto che NOI siamo l’unica speranza oggi per questo popolo, non certo le stelline su sfondo blu della Unione Bancaria Europea, o le sagome senza cervello, i burattini, dei “partiti nazionali”.
    Auguri, direttore.
    Rispetto per le sue idee, ma faccia un servizio equilibrato su quello che sta avvenendo oggi. Una manifestazione non nasce MAI dal nulla. Qui c’è dietro una nazione vera, di cui fa parte anche Lei.

    Reply
  4. Forse le opinioni del sig. Parlagreco corrispondono alla Sicilia degli anni ’80 quando ancora il benessere economico teneva unito il Paese, e lo strisciante razzismo anti meridionale del centro-nord non era stato ancora utilizzato come uno dei temi fondamentali della politica italiana con l’invenzione della questione settentrionale. Questione settentrionale che possiamo sintetizzare così: la ricchezza deve rimanere dove si produce a parte qualche elemosina. La dicotomia italiana ha cambiato nome da nord-sud e diventata virtuosi e non virtuosi. Ai virtuosi spetta tutto ai non virtuosi nulla neppure due scrittori premi nobel nelle antologie di letteratura italiana. Il potere centrale si è così sempre più occupato degli elettori settentrionali (non dei problemi settentrionali) fino a fare scomparire il sud dal dibattito politico. Solo la Lega Nord si è occupata del Sud in questi ultimi anni sappiamo tutti in quali termini. Lo stato ha sempre di più ridotto i trasferimenti verso il mezzogiorno lasciando che si incrementassero le disuguaglianze. Il sistema di potere di questo paese ha deciso o di istituzionalizzare il dualismo perché non in grado di ridistribuire risorse perché le assorbe il sistema stesso. La Lega Nord è diventato lo spauracchio per mantenere il sud in uno stato di sottosviluppo. Tanto utile al sistema da prevedere nella nuova legge elettorale una norma per salvarla (qualcuno ha investito tanti soldi) oltre a mantenere la “nomina”dei candidati in modo che i rappresentanti dei meridionali li scelgono i segretari sempre settentrionali dei partiti (Rosy Bindi a Reggio Calabria chi rappresenta?) i meridionali e i siciliani tutto ciò non lo possono più tollerare, sono stati costretti a guardar si dentro per capire se realmente sono quelle “merde” che la la propaganda nordista dice. Qualche libro, “Terroni” su tutti hanno cominciato a raccontare una storia diversa da quella che ci era stata raccontata. Una ricerca del CNR ha rivelato che al momento dell’unità d’Italia il Sud non stava affatto peggio del Nord, Rocco Chinnici ha detto che la mafia masce co l’unità…….. Il Nord ha diviso il Paese il Sud ne ha preso atto. È cerca se stesso e lo trova molto meglio di quello che pensava. Il vento e cambiato sig. Parlagreco mi stupisce che Lei non se ne renda conto, o forse è un sostenitore di questo sistema di potere totalmente fallimentare.

    Reply
  5. Spiace solo che il direttore Parlagreco riduca a robetta insignificante ciò che non lo è. La voglia di indipendenza dei siciliani ha da sempre caratterizzato questo popolo, ed è cosa nota abbastanza da chiedersi il perché il direttore abbia cercato palesemente di indurci a credere che ciò che è falso sia il vero, e viceversa. Guardi, pure un famoso scrittore tedesco intorno al 1800 si accorse di questa grande, immensa voglia di autodeterminazione che da sempre ha contraddistinto il popolo siciliano, un certo Goethe.
    La domanda ora è: perchè il dott. Parlagreco minimizza, anzi ridicolizza la passione indipendentista siciliana? Perchè un giornalista preparato, colto e soprattutto siciliano altera, trasforma a suo piacimento incontrovertibili fatti storici? Perchè ciò che è deve essere trasformato in ciò che non è mai stato?
    Direttore, con tutta la stima possibile, ci spieghi questa evidente, imbarazzante bugia sull’indipendentismo siciliano.

    Reply
    • SALVATORE PARLAGRECO 27 marzo 2014, 21:22

      Devo armarmi di santa pazienza, visto che perfino ricevo apprezzamenti in preparazione di…disapprezzamenti. Non entro nel merito, mi limito a considerare con stupore che quanto sostengo non corrisponde a ciò che mi viene addebitato. ma su una cosa, non ho dubbi: la marcia nasce dal nulla. L’indipendentismo non fa notizia da tempo immemorabile.

      Reply
    • Prof. Parlagreco, mi consente di rispondere per Lei? Forse che la volontà indipendentista siciliana appare quanto mai inconsistente laddove, nell’ultimo ventennio, il popolo siciliano a continuato a tributare consensi elettorali ad un Cavaliere Brianzolo sistematicamente ricattato, nell’azione di governo, dalla Lega Nord? Un azione di governo, che, ovviamente, date le premesse, a quest’Isola ha solo tolto, senza dare niente? La prima cosa che mi viene in mente sono i fondi strutturali già stanziati dal governo Prodi e subito dirottati da Tremonti, nel 2008, per abolire l’ICI..

      Reply
  6. Caro Parlagreco ,questi non hanno capito nulla ! O non vogliono capire ?

    Reply
  7. Io da Napoli, spero vivamente che i siciliani rialzino la testa e danno un taglio a questo stato centralista, corrotto e assistenzialista. La SIcilia sa produrre per se e da se la ricchezza, perchè ha già tutto quello che serve!

    Reply
  8. Si resta colpiti della volontà rivoluzionaria ma meno di programmi, progetti, stadi di avanzamento evolutivi per attuare quanto orgogliosamente ricercato.
    Parlagreco deve necessariamente aggiungere elementi di riflessione in coloro che al di là della manifestazione annunciata e dei contenuti sia qui esposti, debbano risultare il più convincente possibile nei confronti di un popolo, quello siciliano che ad oggi sembra molto perplesso.
    Il susseguirsi di movimenti che ad oggi hanno cavalcato lo spirito autonomista ed indipendentista, non ha certo giovato alla creazione di una coscienza adatta ad una seria battaglia per il raggiungimento di obiettivi certi.
    Inoltre, bisognerebbe capire quali siano realmente gli obiettivi di comune interesse “siciliano”.
    Il punto “polemico” sollevato di guardarsi dentro, è centrale proprio per non rischiare di atteggiarsi a quei movimenti populisti da cui mi pare di capire, dobbiamo non allinearci. Ma proprio per questo motivo bisogna uscire da un sistema di democrazia anarchica nel quale si sguazza attualmente e creare i presupposti per una corretta, autonomia, legale gestione delle risorse, quelle si che debbano essere sapientemente gestite e ben utilizzate.
    Mi spiace ma fin quando non si intraprenderà una precisa azione di lotta democratica, di informazione, di programma (come vedete non parlo di leader..) continueranno questi inutili battibecchi con quelle minacce velate che certamente non aiutano il popolo a comprendere meglio ed a convincersi, di conseguenza, quale debba essere la linea da seguire, le persone di cui fidarsi.
    Un caro saluto
    Massimo M.

    Reply
  9. Solidarizzo con Parlagreco e ne condivido l’analisi

    Reply
  10. L’articolo di Parlagreco è senz’altro un’opinione. Ma per me non fa una grinza.

    Reply
  11. Parlagreco…… chi?
    A proposito, ma per caso Siciliainformazione percepisce una qualche forma di contributo all’editoria riconducibile alla regione Siciliana, già governata da un sistema di potere politico-affaristico-mafioso, che troppi danni ha procurato e continua a procurare alla nostra terra, da Voi indirettamente difeso a spada tratta nel servizio, invece si scaglia la manifestazione del 30 marzo?
    Ci chiediamo infatti, e la domanda sorge spontanea, che ne pensa codesta Redazione, dei due Presidenti della regione Siciliana condannati a vario titolo per aver favorito la “mafia”, a tutto danno proprio di quella gente, da Voi parimente derisa, che, con meritoria passione e supportata da altissimi ideali (tra i quali proprio quelli che Voi unilateralmente escludete quali “amor di patria siciliano” e “vincolo di appartenenza alla propria terra”), il 30 marzo p.v. sfilerà per le vie di Palermo?
    Pacchiano, scorretto ed inconsistente il tentativo di indurre il lettore ad assimilare il separatismo siciliano, peraltro apoditticamente bollato di essere “morto e sepolto”, al movimento di Marine Le Pen.
    Reputiamo invece che, da destra estrema, sia il metodo da Voi utilizzato per delegittimare il movimento Sicilianista, a questo punto evidentemente avverso alla Vostra linea editoriale. Bastava dirlo!
    Per accusare un movimento di populismo, occorrono fatti non bastano generiche affermazioni buttate li a casaccio su un pessimo pezzo giornalistico.
    Populisti si è nei fatti e nelle azioni, non nelle parole, ed evidentemente La signora Le Pen, a Voi, ha insegnato certamente qualcosa!
    Vi esorteremmo in ultimo, oltre ad informarvi meglio sulla storia, su cosa ha rappresentato e rappresenta il sicilianismo nella nostra terra, oltre a sforzarvi di fornirci servizi giornalistici di un livello culturale almeno pari al target dei Vostri lettori, anche a pubblicare, e sarebbe interessantissimo leggerlo, un commento sull’etimologia del termine ascarismo, magari da parte dello stesso vostro collaboratore, che Voi definite giornalista.

    Reply
    • SALVATORE PARLAGRECO 27 marzo 2014, 11:02

      Parlagreco chi? Il quesito mette in costernazione. Dovremmo essere noi a chiedere chi scrive il commento, rigorosamente è anonimo… Ma c’è dell’altro. E riguarda altri commentatori: insulti, accuse di non sapere leggere e scrivere, di ignoranza, corruzione (saremmo stati pagati per scrivere contro…nessuno). Una inquietante espettorazione di risentimenti.

      Siamo insolentiti anche per aver taciuto su temi e personaggi costantemente presenti e per accostamenti (le Pen ecc), che invece abbiamo escluso. Non solo non leggono il nostro giornale, che non è una colpa, ma non hanno letto l’articolo che confutano. O l’hanno letto malamente. O non hanno capito un tubo. Ci viene sbattuta in faccia una tesi di laurea per accreditare l’autorevolezza dell’insulto e dimostrare la nostra ignoranza.
      I commentatori non sanno niente di noi, non leggono le nostre testate, eppure salgono in cattedra e distribuiscono pagelle, insolenze. Una superficialità siderale. Temo che non sventolino la bandiera dell’indipendentismo, su cui si può dissentire ma è una cosa seria, piuttosto quella della maleducazione. Mette i brividi l’avversione feroce verso le opinioni altrui da parte del manipolo di lettori una tantum armati di durlindana. Che cosa dobbiamo aspettarci? che marcino su Roma?
      Un suggerimento disinteressato: datevi una calmata. Ci sarà sempre qualcuno che non la pensa come voi ed è complicato passarlo per le armi. Poi arriva un altro e…
      Infine, una informazione. Non ospiteremo altri insulti. Qualche volta si può porgere l’altra guancia, ma bisogna meritarselo.

      Reply
      • Come prima cosa la devo correggere, il commento non è anonimo, Lei ha i nostri dati di registrazione al sito, altrimenti il sistema non ci permetterebbe di accedere per commentare. Se commettiamo reati siamo facilmente identificabili. E Lei lo sa bene.
        Spacciare un normalissimo pseudonimo per un anonimo, non ci sembra operazione correttissima.
        Le chiederei di effettuare un semplice riscontro sul padre del giornalismo italiano, Indro Montanelli.
        Era un vile anche lui che sovente scriveva sotto lo pseudonimo di “Calandrino”?

        Secondo è troppo comodo provocare il risentimento altrui per poi potergli, di rimando, rinfacciare una presunta “avversione feroce verso le opinioni altrui”. E’ Lei che per primo non ha mostrato alcun rispetto verso, valori a cui moltissima gente crede, gente seria almeno quanto Lei. Che reazione avremmo suscitato se noi avessimo assimilato i suoi, di ideali, a robetta da avanspettacolo?
        “La marcia indipendentista, organizzata dall’associazione Siciliani in Movimento nel capoluogo della Regione sembra uscire dal cilindro di un prestigiatore piuttosto che dal bisogno di manifestare la voglia di secessione.”, ed ancora: “…È legittimo sospetto che l’indipendentismo siciliano nasca dalla miopia di Bruxelles e non dall’amor di patria siciliano, dal vincolo di appartenenza alla propria terra.”.

        Inoltre, Le sembra di aver escluso accostamenti nel l’aver Lei affermato testualmente che “Le ragioni che hanno regalato il successo a Marine Le Pen in Francia……… sono le stesse che riportano in piazza i fantasmi del separatismo siciliano, morto e sepolto.”. Lei ci ha accostati a Le Pen, eccome!

        Lei accusa noi commentatori di “… non sanno niente di noi, non leggono le nostre testate, eppure salgono in cattedra e distribuiscono pagelle, insolenze. Una superficialità siderale”.
        Ma sa che sono gli identici pensieri che abbiamo avuto noi nel momento in cui abbiamo letto il suo articolo sulle nostre, altrettanto legittime alle sue, passioni? Quando La esortavamo di “…oltre a sforzarvi di fornirci servizi giornalistici di un livello culturale almeno pari al target dei Vostri lettori” affermavamo proprio questo, noi la storia da cui scaturiscono i nostri ideali la conosciamo bene ci piacerebbe che anche Lei, che non può essere (come non lo siamo noi) omnisciente, ne fosse partecipe.

        In ultimo, oltre ai nostri legittimi giudizi negativi su un, ribadiamo a nostro avviso, pessimo articolo giornalistico, mi vuol indicare, cortesemente, in quale passo ha desunto offese alla sua persona e non mere critiche all’articolo stesso?

        Di contro, riconoscendole che è certamente legittimo che anche lei dissenta sia sulle nostre convinzioni che sui nostri ideali, e rassicurandola sul fatto che per questo nessuno di noi si sognerebbe mai di “marciare su Roma”, non ci è sembrato molto elegante scendere nel personale e sentirsi apostrofati, a mezzo stampa, di sventolare la bandiera della maleducazione solo per aver espresso opinioni!
        Sa, sig. Parlagreco, siamo adesso noi a ricordare a Lei che, nel bene o nel male, siamo pur sempre in democrazia, che piaccia, a Lei come a noi, oppure no!

        Reply
  12. Siclia Libera 27 marzo 2014, 9:27

    Le parole del Direttore Parlagreco si giudicano da sole.
    Parlagreco accusa i siciliani di individualismo e di viltà … !
    Individualisti ? Si questo purtroppo è inconstestabie, ma vili proprio no.
    Sicuramente acquiescenti, per forza di cose, al potere feudale che si è costituito in Sicilia.
    Mi permetta, direttore di dire che lei appare essere ignorante della storia dei siciliani e soprattutto, del tutto estraneo all’amore viscerale che ogni siciliano ha per la sua terra.
    Nazione Italia ? Legga testi non deviati per necessità di stato, e si accorgerà che l?italia tutto può essere, ma certamente non nazione !
    Una nazione non ha solo la terra, ha il popolo, e l’Italia il popolo non lo ha mai avuto e mai l’avrà.
    L’Italia è una invenzione, così come è una triste invenzione l’Europa entro cui si è voluto mettere (solo economicamente) cittadini e popoli di lingua e cultura diverse, costumi e storie che sono in contrasto proprio con la supposta unione che burocrati e finanziari hanno voluto creare.
    Per capire cos’è l’Italia basta chiedersi cos’è l’Europa.
    Semplicemente un IMBROGLIO !

    Reply
  13. Certamente, Direttore, lei converrà con me che la politica non è più terreno di asceti o ideologi ma è ricerca di consenso e per ottenerlo si appropria delle tendenze che avverte presso l’opinione pubblica. Questo per confutare la tesi secondo cui l’autonomia sarebbe la grande assente dal dibattito, ricordandole che la gente siciliana, messa alle strette (letteralmente) da tasse e disoccupazione, proprio all’Autonomia si era rivolta, basando le sue rivendicazioni non su territori, storie e geografie fittizie, ma sulla realtà inconfutabile di essere l’isola stessa, Stato Nazione, Piccola Patria. Ed i partiti tutti, furbescamente, ne avevano cavalcato la spinta per trovare una via di uscita sia alla mancanza di motivi politici sia per recuperare consenso. E lo dimostra Lombardo e il suo Movimento per le autonomie, Miccichè e il suo partito del sud, lo stesso Grillo naufrago nell’Isola che si era chiesto perchè i siciliani restassero con l’Italia e aveva fatto credere di aprire alle rivendicazioni ‘indipendentistiche, e poi l’attuale Ministro Presidente Crocetta che sulle rivendicazioni autonomistiche aveva anche incentrato buona parte della sua campagna elettorale. Ma questo prima delle elezioni.. poi finita la festa…
    Prima pero’ di risalire alle politiche di Bruxelles, troppo lontane, il siciliano, e lei dovrebbe averlo capito, si interroga sulle politiche domestiche, e più ancora su quelle del suo paese, prima ancora di quelle europee e di quelle nazionali che lasciano sempre la Sicilia nell’angolo degli sporchi, brutti, e cattivi.Lei ha ragione da vendere quando asserisce che il principale responsabile dello stato dell’Isola è proprio il siciliano stesso, io dico perchè non sa votare e ha sempre favorito la mala politica, il clientelismo, il voto di scambio, che non puo’ derubricarsi a semplice reato elettorale, il precariato conseguente. Per i collegamenti con l’independentismo europeo, mi permetto di ricordarle che una direttiva comunitaria del 2000/1 aveva previsto e finanziato la costituzione di partiti politici europei, accanto alle sopranazionali democristiane e liberali e socialiste si erano affermate unioni di partiti indipendentisti che non avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle formazioni più centraliste riconosciute. Unioni di indipendentisti che raccolgono scozzesi, irlandesi, catalani, baschi, sardi, siciliani, eccetera e che in pratica hanno creato operativi questi collegamenti che lei giudica pretenziosi. C’è in Europa un ritorno agli Stati Nazione, e di più alle Piccole Patrie, a causa certo della globalizzazione imperante ma anche della finanza tiranna e della lontananza dei centri di decisione dai territori. Nell’ottobre del 2010 a Palermo si era tenuta una rivendicazione autonomistica, una marcia di bandiere soltanto siciliane, manifestazione spontanea e convocata via web. Ebbene la gente impegnata nello shopping del fine settimana usciva dai negozi e si chiedeva e imparava che esisteva una bandiera siciliana, uno Statuto di autonomia disatteso un popolo che spontaneamente si riuniva per un ideale comune. Oggi quel popolo ha fatto i compiti, è cresciuto, ha imparato che lo Statuto scippato poteva essere una possibilità di creare economia e occupazione. Certo ha interagito e si è collegato con gli altri movimenti indipêndentisti e domenica sfilerà per dimostrare che non vuole più essere preso in giro dai paria e dagli schiavi del centralismo, rivendica la sua storia, la sua centralità nel mediterraneo perchè ha capito che deve valorizzare lo Statuto di autonomia, in questa Sicilia, popolo, territorio e lingua, e svolgere un ruolo da protagonista, non più sempre sud di un nord lontano, ma ora Indipendente e sovrana.
    Eugenio Preta (laltrasicilia.org)

    Reply
  14. Io non sono affatto indipendentista, ma devo ammettere di essere pienamente d’accordo con quegli indipendentisti che hanno commentato. Questo è un articolo scritto da qualcuno che sconosce del tutto gran parte della storia antica e recente della Sicilia. Poi l’accostamento ai nazi-fascisti tipo Le Pen, è davvero penoso….
    I maggiori movimenti indipendentisti europei riconoscono in pieno la battaglia identitaria siciliana e snobbano del tutto quella “padana”. Cominci a riflettere su questo dato e poi dia un ripasso approfondito alla storia. Vedrà che avrà le idee pi chiare e non le sembrerà così assurdo che ancora oggi (anzi, forse più di ieri) si parli di indipendenza Siciliana.

    Reply
  15. Desidero precisare che la “Marcia per l’Indipendenza della Sicilia” che si svolgerà a Palermo il 30 Marzo 2014, dalle ore 15,00, con partenza da Piazza Vittorio Veneto (Statua) ed arrivo a Piazza Castelnuovo (Politeama), che si prevede molto partecipata, non è organizzata dall’associazione “Siciliani In Movimento” della quale mi onoro di esserne il Presidente, ma di un insieme di singoli indipendentisti non aderenti a nessun movimento e indipendentisti aderenti a movimenti, ma partecipanti a titolo personale; tale insieme di Siciliani Indipendentisti si è dato il nome di “Unione Indipendentisti Siciliani”.
    Solo per il semplice fatto che l’autore di questo articolo non si sia quanto meno informato a dovere da chi è organizzata la Marcia per l’Indipendenza (la ricerca di informazioni serie e fonti attendibili dovrebbe essere la base e la prima regola per chi ha ambizioni nel campo del giornalismo e/o dell’opinionismo) fa capire il metodo a dir poco raffazzonato con il quale si è preteso di scrivere e fare considerazioni sulla Marcia, sulle motivazioni della stessa, sull’indipendentismo siciliano che ha alle spalle tradizioni di alcuni secoli e quant’altro.
    Oltre a quanto mi premeva precisare per correttezza di informazione (dato che questo giornale si chiama Sicilia Informazione e non Sicilia dis-informazione), preferisco non fare più alcun ulteriore commento semplicemente perchè non vale la pena commentare un articolo scritto con i piedi.

    Reply
  16. Un articolo più da blog, che da quotidiano…
    Vi sono riportate informazioni non solo liberamente interpretate ma del tutto fuori dalla realtà, parola di chi ha scritto una tesi di laurea specialistica sul separatismo siciliano, dal dopoguerra a oggi. Prima di tuffarsi in disquisizioni libere, rischiando di essere smentiti fin troppo facilmente, le consiglio di documentarsi adeguatamente, signor Parlagreco.

    Reply
  17. Quali le ragioni di questo articolo palesemente fazioso e che argomenta cose, facilmente verificabili, non vere?
    Per fortuna, sono sempre di più le persone che hanno aperto gli occhi, che iniziano a prendere coscienza e che, sempre meno, credono acriticamente a ciò che dicono i media.

    Reply
    • MI FA PIACERE CONSTATARE CHE IL DIRETTORE PARLAGRECO DA’ SPAZIO A PERSONE DI BUONA VOLONTA’. LE BARUFFE ED I CONFLITTI SONO TIPICI DELL’INDIVIDUALISMO SICILIANO. APPREZZO L’IMPEGNO DELL’INDIPENDENTISMO CHE CON TUTTO IL RISPETTO FACCIO FATICA A CAPIRE COME SI POSSA CONCRETIZZARE QUESTA ASPETTATIVA. NON ACCETTO IL SANGUE E DUNQUE?

      Reply
  18. Michelangelo La Spina 26 marzo 2014, 11:51

    Egregio giornalista Parlagreco,

    sono rimasto sconvolto al leggere il suo articolo di opinione, mai d’informazione. Che guadagna Lei, avvicinando l’indipendentismo siciliano a le tesi razziste e fasciste di Le Pen? Conosce la storia dell’indipendentismo siciliano?, non credo affatto, come anche la lingua siciliana, la storia siciliana a scuola non si studia, non si legge, dunque per conoscerla si deve studiare fuori le scuole, e a me sembra che lei non lo ha fatto. Prima ancora che i baschi avessero inventato la lotta armata dell’ETA, i siciliani avevano fondato la sua EVIS (Esercito Siciliani per l’indipendenza) di cui Lei non parla ma mostra la sua bandiera in una foto del giro d’Italia a cui centinaia d’indipendentisti si avvicinarono per mostrare al mondo l’esistenza di un indipendentismo siciliano, quando arrivó sull’ETNA.

    I siciliani che vogliamo l’indipendenza mostriamo solidarietà con i popoli europei e del mondo che la cercano, alla diada catalana, ci furono indipendentisti siciliani, alla marcia di Edimburgo ci furono indipendentisti siciliani, a Bilbao non ci furono, per un motivo, a Bilbao quello che ci fu è una manifestazione a favore dei diritti umani dei prigionieri baschi sparsi per tutta la Spagna e la Francia.

    Mi creda l’indipendentismo siciliano è esistito, esiste ed esisterà, dal 30 marzo 1282, non ci siamo mica fermati, non crede che chi protestava contro i francesi non erano indipendentisti? non crede che chi fece fin tre rivoluzioni contro i borboni non erano indipendentisti? non crede che Finocchiaro Aprile, Canepa, Giuliano nel dopo-guerra non furono indipendentisti?, non crede che le decine di associazioni indipendentisti che andranno a Palermo a marciare per l’indipendenza della Sicilia non siano indipendentiste? Indipendentismo è volere la libertà, per cui mi creda in Sicilia chi vogliamo essere liberi siamo molti di più di quello che si pensa.

    Mi faccia il favore e prima di scrivere opinioni del genere si vada a informare. L’unica colpa di che in Sicilia le cose non vanno, è dell’ignoranza dei siciliani, dunque ci lasci informare al popolo siciliano e dopo che il popolo siciliano decida se essere dell’Italia o della Sicilia.

    Reply

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


9 × tre =