Un saggio dedicato a Camilleri per i suoi 90 anni

Un saggio dedicato a Camilleri per i suoi 90 anni

La Sellerio ha un debito di riconoscenza nei confronti di Andrea Camilleri, difficile da saldare. Non solo per lo straordinario numero di romanzi venduti, ma soprattutto perché –non è un mistero-, dopo la scomparsa di Sciascia nell’ ’89, la più importante realtà editoriale siciliana – impostasi nel panorama nazionale con scelte coraggiose e di qualità – fu attraversata da una crisi difficile da fronteggiare in un paese poco incline alla lettura. Fu lo scrittore di Porto Empedocle, o se preferite di “Vigata”, a risollevarne le sorti e a rilanciarla. In grande stile. Nel ’92 Sellerio pubblicò “La stagione della caccia”, l’anno dopo “La bolla di componenda”, due romanzi “storici” che riscossero abbastanza credito di pubblico e di critica. Ma è nel ’94 che, con “La forma dell’acqua”, nasce la serie dei gialli del commissario Montalbano; una serie che avrebbe riscosso un’affermazione formidabile e che, contrariamente ai progetti di Camilleri stesso, si sarebbe dilungata in tantissimi titoli e per decenni sino ai nostri giorni.

Si comprende perciò come mai, in occasione del novantesimo compleanno dell’autore più letto d’Italia, la Sellerio abbia voluto omaggiarlo con un saggio, “Gran teatro Camilleri”, curato da Salvatore Silvano Nigro, che chiama a raccolta studiosi di varie discipline per esplorare le ragioni del suo successo. In “Gran teatro Camilleri” critici letterari, storici, linguisti, antropologi, italianisti, esperti di comunicazione provano a fornire una spiegazione del suo fenomeno letterario. Tra di essi (ma tutti sono autorevoli), per limitarci ad alcuni nomi, il linguista Tullio De Mauro, lo storico Giovanni De Luna, il critico Vittorio Spinazzola, il filosofo del linguaggio Franco Lo Piparo.

Il titolo del saggio è spiegato nella prefazione di Salvatore Silvano Nigro: ‹‹I suoi romanzi sono voce su carta, pura rappresentazione: “teatri” ai quali assicura realtà di scorci, e sonorità…››. Ed è un titolo che certamente non dispiace a Camilleri, che per lungo tempo è stato, prima di diventare un autore di best seller, uomo di teatro.

Quello di Camilleri è davvero un caso letterario singolare e stupefacente, per i motivi che emergono nell’interessante saggio e sui quali nel tempo si continuerà a dibattere.

Camilleri è uno scrittore di rara popolarità e nello stesso tempo di rilievo estetico; il che non è frequente nel mondo delle lettere. Pochi scrittori hanno conquistato un diffuso consenso di pubblico garantendo qualità di scrittura e contenuti null’affatto superficiali.

Lo scrittore siciliano ha inventato una lingua nell’impasto tra il dialetto siciliano e l’italiano, così accattivante da imporsi in tutta la penisola e, quando felicemente tradotta, oltre i confini nazionali.

I romanzi di Camilleri variano dai gialli di Montalbano a quelli “storici” che ricostruiscono vicende del passato dai risvolti sociali pregni di sfumature e di significati: i primi hanno come principale punto di riferimento Simenon e quel genere poliziesco che fa leva più che sull’intrigo e sulla suspense sulla vivida sensibilità dei personaggi e sul variegato campionario umano della provincia; i secondi si riallacciano, con uno stile molto personale, al “romanzo-saggio” di Leonardo Sciascia. Ma sia i gialli che i romanzi “storici” sono ravvivati da sapiente umorismo e non di rado da scoppiettante comicità.

Protagonista sempre nella sterminata produzione di Camilleri è la Sicilia, col suo paesaggio solare, selvatico e ammaliante, di cui il vegliardo scrittore (novantenne ma con la lucidità di un quarantenne) è assurto a impareggiabile testimonial.

Aspettiamo l’occasione del suo secolo di vita e i tantissimi romanzi che nel frattempo scriverà per comprendere meglio i segreti del fascino letterario di Camilleri.

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