La Sicilia annovera il numero più alto di malati di mente in trattamento sanitario obbligatorio, l’ormai celebre TSO, che ha fatto parlare di sè a causa della morte di un paziente, Andrea Soldi, durante il suo trasferimento in ospedale. I siciliani sottoposti alla procedura forzosa costituiscono un sesto della popolazione assistita, sono 1585, un terzo piu’ degli emiliani, lombardi, laziali e campani. In coda alla graduatoria ci sono Val D’Aosta, Friuli, Molise e Basilicata.
I siciliani devono preoccuparsi di questo primato? Nemmeno per sogno. Le malattie mentali sono una cosa, il trattamento sanitario obbligatorio un’altra. Ma il loro numero, molto piu’ alto rispetto alle altre regioni, qualche domanda la suscita. I pazienti in TSO, infatti, sono affetti da patologie che hanno bisogno di cure costanti per evitare che si aggravino e provochino guai a se stessi e, in qualche caso, agli altri. Non si tratta, beninteso, di soggetti pericolosi (il giovane morto a Torino, affetto da schizofrenia, era amatissimo, e giocava con i bambini nel parco), ma potrebbero diventarlo se non vengono curati a dovere.
La Sicilia è stata, forse, l’ultima regione a dismettere i pazienti dagli ospedali psichiatrici, e questo ritardo potrebbe avere allungato la lista. La transizione avrebbe potuto suscitare una comprensibile cautela nel mondo sanitario.
Il caso di Torino, tuttavia, è pressochè unico, ma costituisce un campanello d’allarme: sono cambiate le leggi, la medicina psichiatrica, il trattamento dei malati di mente, si sono fatti tanti progressi e cancellati tanti pregiudizi, ma e’ rimasto immutabile la procedura di trattamento obbligatorio. Oggi come settanta anni fa’, e’ affidato, per esempio, al corpo dei vigili urbani, l’onere del trasferimento dei pazienti, che a causa della loro patologie, reagisco o in modo imprevedibile al trattamento forzoso. L’intervento deve essere autorizzato dal sindaco e convalidato dal giudice. Il deputato Luigi Manconi, ricordando la tragedia di Torino ed un altro episodio svoltosi nella bassa pavese (colpi di pistola esplosi dai carabinieri nel corso del trasferimento di un malato di mente, rimasto ucciso) crede, infatti, che il trattamento si sia trasformato da ricovero e tutela della salute in un mandato di cattura.
I Vigili urbani, ma anche i carabinieri, questo il punto, non hanno alcuna esperienza sanitaria, nessuno ha insegnato loro a trattare con i malati di mente. Dipende percio’ dalla loro sensibilità, dall’esperienza, da conoscenze personali, la modalita’ adottata nella “cattura”. Il rischio paventato da Manconi, che un intervento di tutela divenga un fermo di polizia, con le procedure di ogni fermo, e’ molto alto.
Pare tuttavia che nelle regioni meridionali sopravvivano pregiudizi verso il trattamento obbligatorio e che si verifichino delle resistenze notevoli anche da parte dei congiunti, oltre che del paziente. E questo rende tutto piu’ difficile e pericoloso, perche’ i soggetti bisognosi di cura e non trattati potrebbero essere tanti. La conoscenza è essenziale: il Tso non è un provvedimento di polizia e non e’nemmeno un marchio d’infamia.
Quanto all’alto numero di Tso nell’Isola, porsi delle domande è del tutto lecito, perche’ il primato, a differenza di altri record collezionati dalla Sicilia, incuriosisce.
Leonardo Sciascia dedicò alcune sue riflessioni alla “corda pazza” dei siciliani, mandata in scena da Luigi Pirandello. La patologia non c’entra per nulla, letterati e drammaturghi hanno raccontato storie complicate e ambigue di persone assolutamente normali, l’individualismo esasperato dei siciliani che crea un vuoto d’identità ed il suo insopprimibile bisogno.











Ho lavorato per 40 anni in ospedale psichiatrico ,maturando una esperienza di vita unica affascinante che ripeterei senza indugio.
Conobbi l’ospedale quando ospitava circa 3000 ricoverati provenienti da quasi tutta la sicilia e di tutti i ceti sociali ,venivano curati secondo protocolli standardizzati e collaudati nel tempo . Schizofrenia in tutte le sue forme, epilessia, nevrotici depressi isterici paranoici e tanto altro ancora .Improvvisamente un psichiatra del nord , Basaglia riesce nel suo intento di fare approvare la legge 180 ,una legge che abbatteva i lunghi ricoveri negli o.p. e creando le famose strutture alternative .
E proprio da questo momento inizia il calvario per i disagiati mentali , i psichiatri di allora uscendo dal loro letargo impazzirono anch’essi dimettendo in massa quasi tutti i circa 3000 ricoverati incuranti dove andassero a finire.
La città in breve si riempi di barboni improvvisati ,lasciati alla deriva smarriti e più che mai disperati ,non più curati accuditi lavati e imboccati perchè di questo si trattava ,quasi tutti rifiutati dalle loro famiglie iniziarono a vagare nelle tenebre senza fissa dimora affollando strade cespugli e luoghi reconditi trattati peggio degli animali,rifiutati da tutti ed emarginati dalle più elementari forme di vivere civile,molti chiedevano di potere ritornare in ospedale .
A tutto ciò si unì l’accaparramento di disagiati mentali da parte di fantomatiche case di riposo del luogo che a scopo di lucro infatti li mescolavano ai vecchietti già esistenti .
Avendola vissuta di persona questa esperienza posso asserire che quasi tutti morirono nella indifferenza delle istituzioni, le strutture alternative non vennero subito perchè rifiutate dalla società, molte furono aperte nello stesso ospedale come comunità protette ma le previste case famiglie tardarono a venire ,però la legge obbligava gli ospedali a d avere i TSO (trattamento sanitario obbligatorio)
Quest’ultimi vennero allocati in locali fatiscenti improvvisati non certamente idonei ad accogliere secondo le nuove indicazioni dettate dalla legge 180, e per finire uno dei mali che a tutt’oggi affligge e danneggia questo settore importante è sempre l’INDIFFERENZA