Report sui crolli: Scorciavacche, Himera, Geremia, Petrullo…

<i>Report</i> sui crolli: Scorciavacche, Himera, Geremia, Petrullo…

Viadotto Himera: si corre ai ripari, ma il futuro è nero, per il momento. Non sono attrezzati per i miracoli. Nemmeno per l’ordinaria amministrazione, in verità. Tre mesi, due anni o dieci anni per il ripristino? Si rincorrono voci, talune allarmistiche, altre rassicuranti. La verità è che ancora è presto per le previsioni. Si può solo ipotizzare, ma prevale lo scetticismo.

La diagnosi, impietosa, degli esperti “indipendenti”, è unanime: le responsabilità dell’Anas sono indiscutibili, assenza di monitoraggio, controlli ed interventi. Il movimento franoso era noto già da dieci anni. Il terreno si è mosso e nessuno se n’è accorto? O qualcuno se n’è accorto e ha sottovalutato il rischio? O ancora, pur avendo previsto il pericolo ed avendo chiara la situazione, ha deciso che era meglio occuparsi d’altro?

Non poteva che finire così. Non solo Anas, naturalmente. A valle, le responsabilità politico-istituzionali, di natura e rilievo diverso. Il “peso” maggiore del trasporto pubblico in Sicilia poggiava sull’autostrada Palermo-Catania, nonostante il movimento franoso, che danneggiava, giorno dopo giorno, il viadotto, fino a collassare i piloni, ben quattro. Traffico su rotaia inesistente, rete stradale affluente, alternativa all’asse autostradale, pressoché impraticabile. Disastro annunciato, dunque.

Sciatteria e disinteresse, dunque, invece che disciplina e onore. L’Anas dovrà farsi in quattro per rimediare. Giovedì è previsto un vertice a Roma, al quale partecipa la Regione siciliana, finora il convitato di pietra. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore alle infrastrutture Giovanni Pizzo, hanno chiesto l’intervento dell’esercito. Le Ferrovie hanno disposto l’attivazione di treni sulla Palermo-Catania (uno di essi non dovrebbe avere fermate intermedie). Palliativi, meglio che niente.

Report, tornato in onda, con Milena Gabanelli, ha dedicato la prima puntata del nuovo ciclo all’Anas “vista da vicino”. Una lunga intervista al presidente, Pietro Ciucci, da 9 anni alla testa della stazione appaltante più importante d’Italia. L’Anas vigila su 22 mila chilometri di strade, è al centro di polemiche, contenziosi, inchieste. Le criticità maggiori in Sicilia, dove il disastro del viadotto Himera ha avuto un’anteprima, il viadotto Scorciavacche, collassato ad una settimana dall’apertura al traffico, dopo le festività natalizie. Uno scandalo, a distanza di mesi non si è accertato se sia stato effettuato o meno il collaudo (c’era l’agibilità, sono state effettuate le prove di carico, ma non il collaudo, a quanto pare). Molte circostanze da chiarire, come le dimissioni a catena di tecnici, prima dell’apertura. Ora è l’autorità giudiziaria che ha acceso i riflettori sull’episodio.

Milena Gabanelli elenca i casi siciliani. Non solo Himera e Scorciavacche, i viadotti siciliani “crollano” più che altrove. Ricorda i viadotti Geremia, Verdura e Petrullo. Sul viadotto Geremia, vicino a Gela, il procuratore della Repubblica, Lucia Lotti punta dritto sull’Anas: “Spetta all’Anas l’onere del controllo.”

Report analizza il contesto con il solito scrupolo. Rivelando le criticità conosciute, i sospetti: cemento depotenziato e non solo. Le imprese appaltatrici, che partecipano alle gare proponendo ribassi impossibili cercano il risparmio, recuperano talvolta con espedienti e varianti in corso d’opera. Report fa parlare ingegneri, architetti, operai, testimonianze che mettono i brividi per i rischi che gli utenti della strada correrebbero. L’elenco delle omissioni e degli errori è lungo, Ciò sembra testimoniare, commenta Milena Gabanelli, che “le maggiori società ingegneristiche italiane hanno sbagliato tutto”.

Report racconta di tutto e di più. C’è anche un dirigente dell’Anas che si occupa di pubbliche relazioni e collauda grandi opere (la Agrigento-Palermo), attività per la quale ha diritto ad appannaggi supplementari. È probabile che da qui a pochi giorni, cadranno molte teste. Ma ai siciliani interessa altro, per ora. Il disastro dell’Himera è economico. I mezzi pesanti dovranno allungare di una cinquantina di chilometri il tragitto sulla Palermo Catania, i percorsi alternativi sono impervi. I costi supplementari saranno pagati dalle imprese di trasporto e, di conseguenze, peseranno sul portafogli dei consumatori.

Quei quattro piloni dell’Himera sono vertebre della spina dorsale della Sicilia. Che ora viaggia sulla sedia a rotelle.

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