Il Garante del Contribuente, nello svolgimento dei suoi compiti istituzionali, ha fatto proposte concrete di semplificazione. Una, in particolare, recentemente, avrebbe dovuto trovare soluzione con l’introduzione del nuovo “regime dei minimi” previsto dall’art.1, commi dal 54 fino al n. 89. della Legge di Stabilità per il 2015. Purtroppo, però, ancora una volta, nonostante la quantità di commi sprecati per questa norma (ben 35 commi che, in effetti, sarebbero stati 35 articoli se la legge avesse rispettato una modalità di stesura più corretta), “la montagna ha partorito un topolino”, con una completa e radicale rivisitazione del precedente regime, ma con significative “limitazioni” anziché con l’auspicata “estensione” del suo ambito di applicazione e, peggio ancora, con una formulazione legislativa che non consente un facile approccio alle novità e lascia spazi alle interpretazioni e, quindi, alla conflittualità.
Ad avviso di questo Garante, invece, il nuovo regime “forfettario” avrebbe dovuto essere la soluzione per attrarre verso il fisco moltissimi piccoli contribuenti i quali, additati spessissimo come evasori, sono solo dei piccolissimi imprenditori (commercianti di modeste dimensioni ed artigiani) che stentano, in un momento così difficile come quello attuale, a portare avanti la loro attività, principalmente a causa degli eccessivi e gravosi adempimenti fiscali.
Sarebbe pure molto utile una ulteriore revisione dei sistemi di definizione degli accertamenti oggi esistenti, per esempio per uniformare i criteri di pagamento dilazionato e gli interessi, anche se, come sappiamo, con la legge di stabilità, alcune modifiche sono state già fatte, specialmente per conciliare meglio la definizione spontanea con l’istituto del “ravvedimento operoso” ai fini sanzionatori.
Anche il settore della “riscossione”, ad avviso dello Scrivente, andrebbe rivisto al più presto. Perchè non basta allungare le rate, eliminare l’obbligo della garanzia in caso di dilazione di pagamento, escludere dall’espropriabilità la casa di abitazione, escludere dall’ipoteca i beni strumentali dell’azienda, ecc..
Occorre, infatti, rivedere pure la misura degli interessi moratori (in caso di ritardato pagamento dopo la notifica della cartella l’attuale percentuale è pari al 5,2233 % e quindi tale da comportare in breve tempo il raddoppio del debito originario) e dell’aggio spettante all’agente (attualmente pari all’8%), trovando un giusto equilibrio tra efficacia dell’azione esecutiva, equa tolleranza verso i contribuenti corretti ma impossibilitati a pagare i tributi nei termini previsti e giusta remunerazione dei costi per le aziende incaricate dell’attività di riscossione (Equitalia spa e, in Sicilia, Riscossione Sicilia spa).
Sarebbe pure molto opportuno ordinare ed uniformare le numerose percentuali di interessi oggi esistenti. Sarebbe una operazione di chiarezza e trasparenza che gioverebbe moltissimo al difficile rapporto oggi esistente tra il fisco ed i contribuenti per i quali risulta attualmente estremamente complicato conoscere l’importo degli interessi dovuti insieme al tributo.
In questa situazione, così come sopra descritta, a poco può servire il positivo cambiamento ed il massimo impegno da parte degli Uffici delle Agenzie fiscali che operano in Sicilia. Anche loro (sia gli Uffici periferici che la Direzione Regionale), unitamente agli Uffici Centrali dell’Agenzia, comunque, come già detto, possono fare qualcosa di più per facilitare il “rapporto fisco contribuente”.
Da loro, infatti, si attende un impegno maggiore al fine di rendere meno formalistica la visione del complesso ordinamento tributario oggi esistente evitando a tutti i costi, come peraltro suggerito dal precedente Direttore dell’Agenzia delle Entrate Dott. Attilio Befera, qualunque comportamento che, anche se non definibile vessatorio e magari spinto dall’esigenza di realizzare un programma di lavoro predefinito, non risulta ammissibile nell’ottica di una corretta e civile dialettica tra le parti. Praticamente, il contribuente che dà prova sostanziale di buona fede non può essere ripagato con un accanimento formalistico oppure chiedendogli adempimenti inutili.
Il nuovo Direttore dell’Agenzia, Dott.ssa Orlandi, sostiene oggi che occorre un fisco competitivo, ma in grado di scommettere su un “nuovo patto” con imprenditori e professionisti, basato non più sui controlli ma sulla fiducia. Un fisco capace di aiutare e non di frenare lo sviluppo e la crescita.
Per quanto riguarda le richieste di intervento rivolte dai contribuenti siciliani al Garante della Sicilia, si sottolinea che anche nel corso dell’anno considerato, tali richieste hanno mantenuto un trend di tutto rispetto (quasi cinquecento) di cui quasi il 40% accolte con la condivisione dell’Ente impositore.
Ciò induce fondatamente a ritenere che il contribuente, mostrandosi sempre più consapevole della fondamentale importanza di questa Istituzione, ad essa si rivolge con fiducia crescente.
Tale considerazione rafforza l’esigenza che il Legislatore intervenga, dopo tanti anni di positivo operare di quest’Organo ed alla luce delle molteplici esperienze maturate, per rivedere l’art. 13 della Legge istitutiva, non per sancire la sua inoperatività, così come si era tentato di fare, bensì rivolgendo al Garante attenzione maggiore, magari dotandolo di poteri più ampi ed incisivi che diano un nuovo impulso alla sua attività, magari inserendolo nel processo di mediazione; potenziandone l’organizzazione conferendole un taglio diverso e più efficace; attribuendogli adeguata autonomia finanziaria.
(fine)











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