Deflazione: come proteggere i propri risparmi

Deflazione: come proteggere i propri risparmi

Il mese scorso si è svolto il consueto incontro tra i massimi vertici dell’economia mondiale per uno scambio informale di opinioni: il World Economics Forum.

I temi più trattati sono stati: pericolo bolla speculativa, di cui ho parlato nell’articolo precedente, crollo del prezzo del petrolio che impatta negativamente sull’economia globale, fallimento dei meccanismi e delle istituzioni finanziarie, deficit infrastrutture, il problema fiscalità nelle economie chiave, elevato tasso di disoccupazione, e per finire la deflazione protagonista del presente articolo.

Erroneamente si pensa alla deflazione in maniera positiva… scendono i prezzi? Ottimo!!! Posso finalmente avere più potere d’acquisto.

In realtà, purtroppo, la deflazione è un fardello parecchio pesante che fa tremare gli economisti. Se non viene combattuta rischia di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe di più la recessione. Cominciamo con il capire cos’è?

La definizione da manuale è la seguente: “ La deflazione è una diminuzione del livello generale dei prezzi”. In un’economia sana i prezzi dovrebbero scendere per effetto della concorrenza cioè quando il mercato diventa più competitivo e concorrenziale. Ciò gioverebbe ai consumatori rendendo più accessibili beni o servizi fino a quel momento dedicati a pochi privilegiati. Ad Agosto l’Italia è entrata in “deflazione” dopo 50 anni. Secondo i dati ISTAT l’indice dei prezzi al consumo ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

Purtroppo, oggi, i prezzi diminuiscono perché in Italia vi è una stagnazione dell’economia ed i consumi collassano. Considerando il fatto che sempre più famiglie non arrivano a fine mese e la disoccupazione aumenta giorno dopo giorno; le imprese non riescono a vendere i propri prodotti e sono costrette a tagliare i prezzi … tutto ciò fa calare i loro fatturati e le mette in crisi costringendole a tagliare anche i costi, tra cui gli stipendi, a licenziare il personale o addirittura condannandole al fallimento… è il cane che si morde la coda.

Siete ancora convinti che la deflazione sia un bene? Non credo, è il sintomo di un male profondo!

La deflazione penalizza chi ha debiti in quanto restituirà un importo reale maggiore rispetto a quanto ricevuto in prestito o mutuo e scoraggia i consumatori, in quanto sapendo che i prezzi scendono in futuro, tendono a rinviare gli acquisti; avvantaggia invece i creditori cioè chi presta denaro.

In tempi di deflazione il mercato obbligazionario può diventare una buona soluzione per provare a proteggere i propri risparmi. Acquistando un’obbligazione (Bond) si prestano soldi a chi la emette. I titoli di stato sono i bond più diffusi. Il problema è che molti titoli di stato italiani offrono, attualmente rendimenti molto bassi, per cui tra tasse, commissioni bancarie arrivano ad avere rendimenti negativi E se tra qualche anno i tassi dovessero invece risalire assistiamo ad una diminuzione del capitale investito. La domanda è: a chi presto il mio denaro? Allo stato Italiano che ha un debito talmente enorme da risultare impronunciabile? Un debito che tende ad aumentare sempre di più? La risposta a cui tutti voi siete arrivati è chiaramente il NO!!!

Per avere, allora, un po’ di protezione lo strumento che ci può venire in aiuto sono i Fondi comuni d’Investimento che rappresentano un discreto riparo in uno scenario deflattivo. Sono strumenti che ci consentono di diversificare di frazionare il nostro risparmio comprando 400, 1000, 2000, 5000 titoli (a secondo il profilo di rischio e dalla patrimonialità) in 100 paesi, 40 valute ecc… praticamente in tutto il mondo! Ciò significa che non prestiamo i nostri soldi ad un singolo stato ma bensì li prestiamo a tutto il mondo. Tutto ciò consente di avere minor rischio in quanto è un po’ improbabile che possa fallire tutto il mondo; contrariamente al fatto che invece risulterebbe estremamente facile il fallimento di una singola azienda o banca o Stato, ed ottenere un ritorno reale.

Concludo dicendo che c’è chi ritiene che un periodo di deflazione sia un necessario effetto collaterale delle riforme strutturali indispensabili in Europa. Tale fase consentirebbe di migliorare la competitività dei costi e contribuirebbe positivamente alle prospettive di crescita.

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