Bagheria, primo miglio a 5 Stelle
“Arriva maxi centro commerciale”

Bagheria, <i>primo miglio</i> a 5 Stelle <br /> “Arriva maxi centro commerciale”

Dalle urne, sei mesi fa, è uscita la scommessa più difficile per il Movimento 5 Stelle, governare una città come Bagheria, dove le aspettative di cambiamento e di legalità aumentano vertiginosamente, di giorno in giorno, ed il fuoco del malaffare e della corruzione cova sotto la cenere. Bagheria che, prima di mandare a casa il suo sindaco con lo strumento eccezionale della sfiducia, è arrivata ad un passo dallo scioglimento per infiltrazione mafiosa.

Patrizio Cinque, ritenuto nel suo territorio, senza retorica, la speranza degli onesti, parla a Sicilianformazioni, davanti ad un panino alle quattro di un pomeriggio in cui la pioggia ha appena cessato di battere sui vetri, cercando di rintracciare al telefono una dirigente che era andata a casa, mentre lui aspettava la soluzione ad un problema: “Bisogna aver pazienza e fiducia nel cambiamento”, spiega a voce bassa.

Parla con gli occhi del timido, ma ha idee chiare che manifesta con fermezza, il sindaco della ricostruzione, che sa che la gente non ha molta pazienza e vuole risultati.

Sindaco, come si è caratterizzato questo primo miglio?

“Fino a ieri eravamo cittadini che si studiavano le carte e gli atti del Comune, partecipando dall’esterno, dall’interno ti rendi conto che tutto è più complicato. Il sistema è molto lento e poco reattivo. La burocrazia e la lentezza sono connaturati con la macchina comunale, in particolare con la dirigenza. La macchina è assopita, pare senza stimoli, non c’è la corsa a risolvere i problemi, questi sembrano scollati con la realtà”.

Lo sa, comunque, che la gente non vi aspetterà all’infinito e che vi chiede proprio di cambiare queste cose…

“Ci siamo dati realisticamente una prospettiva di realizzare un cambiamento visibile in due anni. Il Comune di Bagheria ha un debito di 43 milioni di euro, è stato dichiarato il dissesto, in questi due anni metteremo in atto alcuni passaggi importanti”

Per esempio?

“Abbiamo messo in eccedenza una settantina di persone all’interno del personale che sono in più rispetto al dimensionamento dei singoli settori. Andranno ricollocati , cercando di abbassare la spesa corrente del personale e non sostenere i costo di alcuni servizi, come il servizio igienico personale per i disabili. Risparmieremo solo da quello 400 mila euro”.

Ci sono idee specifiche di rilancio?

“Non è semplice, abbiamo un Prg bloccato, serve che la Regione sia più veloce sulla vas, la valutazione strategica, la macchina regionale è troppo lenta. Speriamo entro il prossimo anno di dare risposte importanti per la piccola e media impresa edilizia. Abbiamo altro in cantiere, un progetto riguarda un grosso investitore belga che vuole realizzare il più grande centro commerciale del sud Italia, proprio qui a Bagheria”.

Un grillino che fa centri commerciali?

“Io posso anche non essere particolarmente d’accordo, ma se riusciamo a ridurre fino ad abbassarlo al massimo l’impatto ambientale, ed avere benefici reali ed importanti, di sistema intendo, ne possiamo parlare. In due mesi abbiamo fatto quello che altri avevano portato avanti in due anni. Si parla di un investimento di 500 milioni di euro, con quasi 40 milioni di euro di oneri di urbanizzazione incassati per il Comune”

Non è che si perde di vista la lotta al malaffare ed alla criminalità che in tempi di crisi non accenna a placarsi?

“In verità dalle dichiarazioni dei pentiti emerge un quadro con infiltrazioni anche in alcuni settori di questa Amministrazione, il pentito Zarcone e prima ancora Sergio Flamia, parlano di due settori controllati dal malaffare, lo sportello unico per le attività produttive e l’ufficio tecnico. Una forma forte di condizionamento è stato certamente esercitato. Una delle prime cose che ho fatto è andare dai carabinieri a riferire e denunciare”

In materia di rifiuti e di smaltimento la situazione è critica e severa…

“In tutta la provincia, in questo momento ci sono i rifiuti per strada, a causa della chiusura della discarica di Siculiana, sembra quasi fatto ad arte per creare l’emergenza in tutta la Sicilia, l’intero territorio è in ginocchio, noi stiamo recuperando grazie alla discarica di Bellolampo, al momento non viene effettuata una raccolta differenziata ad alte percentuali, contiamo il prossimo anno di partire con le isole ecologiche”.

Che cosa pensa la vostra “base” dell’operato del suo sindaco?

“La vocazione del Movimento 5 stelle è quella di sconvolgere il sistema e di cambiarlo partendo dal basso. L’occupazione democratica dei presidi territoriali è l’ascesa verso il cambiamento. Vincere a Bagheria per noi è stato molto difficile, abbiamo investito due anni e mezzo della nostra vita. Siamo stati l’unico Comune arrivati primi già al primo turno, diciamo che il nostro è un modello da esportare”

Da Bagheria e da Ragusa, non so se dire anche da Parma, partono messaggi nella direzione di Un M5s forza di governo per il futuro e non solo di protesta?

“Credo che la prima fase del cambiamento deve essere la protesta, ma fermarsi è quello porta a niente. Il Movimento sta cambiando, le aspettative erano elevatissime, abbiamo destrutturato il voto clientelare, in questo momento la partecipazione alla urne si abbassa perché la gente percepisce che la politica non influisce sui processi decisionali”.

C’è qualche rimpianto per il modello Sicilia con Crocetta sfumato troppo presto?

“Il modello Sicilia non è mai nato del tutto, esso vedeva il movimento valutare le proposte rispetto alla loro qualità, se Crocetta porta buone proposte le valuteremo con serenità, ma deve comandare il buon senso e non le poltrone. La sensazione piuttosto è che Crocetta sia impaludato nel sistema e per certi versi ne sia anche vittima. Peccato perché basterebbe poco per cambiare il volto di questa regione”.

  1. Infatti i Francesi sono ritornati ai piccoli supermercati di città, perchè i grandi centri commerciali hanno raggiunto il limite di crescita di rendimento. Per di più i grandi centri commerciali si insediano negli orribili scatoloni che si costruiscono nelle terribili e infrequentabili periferie delle città. Veri e propri centri di consumo come quell’orrore di Conca d’oro che è veramente fuori mano e ti obbliga di inquinare l’atmosfera a causa dell’uso della macchina. Per un risparmio mediocre rispetto a cio’ che potevi spendere prima in città. Meglio sviluppare l’acquisto dei beni su internet invece di creare queste piazze in cui la gente si insedia come si faceva un tempo al caffé della piazza centrale. Il tutto perchè per una certa fascia della popolazione andare nel grande centro commerciale all’americana fa moderno!! Squallore epocale, io artigiano non mi sognerei minimamente di andare a installarmi in una galleria commerciale dove non vedi nemmeno la luce del sole!! Quanto alla regolarità fiscale ricordo che molti centri commerciali, veda anche l’esempio Ikea, hanno le sedi in paradisi fiscali per evitare di pagare tasse. E francamente meglio lavorare in un contesto familiare che in un contesto disumano come quello delle grandi aziende. Ricordo anche che i responsabili acquisti creano veri e propri poteri che strozzano i produttori locali, e questo avviene proprio nelle tanto decantate e moderne città francesi e tedesche. A certi siciliani piace sempre additare gli ammirevoli progressi d’oltralpe. Mi ricordo una grande professoressa della Bocconi che dalla sua prosopea nordica ci venne a decantare i miracoli della grande distribuzione a discapito di mercati storici come il capo dove c’erano troppi commercianti i prezzi erano troppo alti. I prodotti venduti nei vari mega supermercati in via regione siciliana non hanno mai raggiunto la qualità dei prodotti venduti dai piccoli commercianti sparsi a palermo e a forza di fregarti con il sistema come 3 e paghi due spendi ancora più di prima. Io che vivo a Parigi, compro verdure carne e pesce nel mercatino rionale in pieno centro città. Sono di eccellente qualità e costano molto di meno dei decantati centri commerciali di cui si elogia le qualità e per di più non prendo la macchina. Per il resto degli acquisti figuriamoci se compro vestiti o altro in questi centri. Tutta merce scadente made in Cina! No meglio sviluppare gli aquisti internet e evitare che le grandi marche colonizzino i centri svuotando di ogni anima le nostre città!

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    • Mi pare che i miei elementi di riflessione non siano stati confutati e mi spiace che per qualunque argomento si tendi a stabilire la contrapposizione tra il si e il no.
      Il processo storico avviene comunque tant’è che il supermercato rionale che spesso propone prodotti che trovi nei grandi supermercati, non mi pare abbia salvaguardato la sopravvivenza della piccola bottega rionale, poi se si allude ai mercatini rionali della frutta (anch’io ho vissuto a Parigi..) questa è un’altra cosa.
      Per philosicil inoltre, l’esempio del formaggio locale francese era inteso come opportunità di vendita non di acquisto..
      Inoltre paragonare l’insediamento dei centri commerciali siciliani e palermitani in particolare con quelli stranieri, non ha senso considerando l’abbandono ed il degrado degli spazi in cui sono sorti, senza considerare gli altri aspetti che non voglio ripetere ma che ritengo di degna riflessione.
      Per ogni cosa è importante estrapolarsi da un coinvolgimento diretto e da eventuali interessi di parte e dare una valutazione più oggettiva. La cosa che comunque non posso accettare che qualcuno stabilisca cosa comprare e dove, limitando il mio (e quello di tanti liberi cittadini) raggio d’azione.
      Iniziative per valorizzare i centri storici o altri quartieri più o meno residenziali, sono molteplici e le iniziative per attrarre capitali esterni per un’economia fragile come la nostra, è una prerogativa divenuta indispensabile per un vero rilancio delle attività strategiche nella nostra isola.
      Un caro saluto
      Massimo M.

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      • Proprio stamattina su France Inter il presidente di Carrefour Plassat ritorna sul fatto che era importante impiantarsi in pieno centro città. Infatti a Parigi è un continuo aprire di supermercati di piccole dimensioni, anche due per strada in alcuni quartieri. Molti puntano sul biologico settore in cui sono possibili margini più importanti. Il centro commerciale è una figura ormai obsoleta, poco ecologica perchè costringe l’utilizzo della macchina e svuota il centro città che non puo’ diventare solo un luogo dove si passeggia e si fa del “leche vitrine” vetrine tenute solo da grandi marche multinazionali dove non puoi nemmeno comprarci uno spillo. Bisogna ritornare a far rivivere il centro città e non solo grazie ai turisti. Far rivivere vuol dire creare attività commerciali quindi lavoro e soprattutto mantenere la qualità di tali attività e dei prodotti venduti, non si puo’ continuare a svilire il mercato con merci scarse provenienti dall’oriente. Chi ha un discreto potere d’acquisto non compra più, la merce è troppo scadente e non trova novità. I grandi gruppi rappresentano modelli negativi che distruggono e impoveriscono le città tirando tutto verso il basso veicolando miseri messaggi consumeristici che hanno fatto già il loro tempo. Proprio perchè cio’ è già accaduto negli altri paesi dovremmo essere capaci di evitare che cio’ accada da noi. Quanto agli investitori stranieri è di questi giorni l’acquisto dell’aereoporto di Toulouse da parte dei cinesi che ne avranno il pieno potere decisionale!!! Aeroporto che produceva benefici ma che è stato venduto per coprire i debiti dello stato!!! Siamo all’assurdo! Qui i cinesi hanno comprato interi quartieri e ditte per far lavorare solo altri cinesi. Nel settore tessile hanno fatto esattamente quello che hanno fatto a Prato svilendo il prodotto e facendo perdere savoir faire prezioso che non si trova più. Bisogna rivedere interamente la politica demografica e economica delle città, rimettere al centro la vivibilità, nel senso di quotidianità e non eccezionalità, di questi luoghi in cui poter sviluppare e far crescere la gente. E’ quindi necessaria rivedere la politica abitativa per evitare che il centro si trasformi in vetrina senza anima. E questo lo si fa rilanciando anche piccole attività commerciali capaci di proporre prodotti nuovi, di qualità con servizi garantiti e bisogna far si che il piccolo imprenditore possa essere in grado di sostenere tutti gli sforzi conseguenti senza morire schiacciato dal sistema. Ci vuole più equilibrio e ripartizione nel sistema commerciale.

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  2. Nei centri commerciali comunque si insediano una moltitudine di attività a cui vengono concesse nuove opportunità di esposizione e di vendita. Il problema forse è che un tutte le città i marchi globali si insediano sia nei centri storici che nei grossi centri commerciali (ciò avviene a Parigi, Londra …e Palermo). D’altra parte le piccole botteghe di quartiere furono già soppiantate dai primi supermercati negli anni 70 e 80 e così via, creando di fatto nuove opportunità per chi è stato più intraprendente a proporre i propri prodotti su larga scala. Francesi e tedeschi hanno fiutato con lungimiranza che investire nel settore alimentare fosse altamente strategico dando opportunità alla produzione locale di quei paesi di proporre magari i formaggi tipici del paesino sperduto dell’Alsazia anche a Canicattì…(cu ci l’avia a purtari..).
    Comunque cedo che ci siano anche dei doveri di garantire la promozione di prodotti locali in una certa percentuale per evitare appunto la “colonizzazione” completa del consumo.
    Altro elemento non indifferente da valutare è anche la novità contrattuale che comunque in una realtà particolare ed arretrata come la nostra ha creato. Sfido una seria verifica di quanti lavoratori messi in regola oggi lo erano anche nei piccoli negozi a conduzione familiare..
    Ancora, gli insediamenti ad esempio nel palermitano, hanno di fatto recuperato zone degradate, spazi inutilizzati dove la cultura amministrativa non credo abbia dimostrato ad oggi capacità realizzative (ma manco progettuali) particolarmente esaltanti.
    Purtroppo dobbiamo constatare che gli insediamenti privati hanno la capacità di concretizzare nell’arco di poco tempo, quanto poi debba rendere per una logica di business-plan e di investimento-resa. L’esempio lampante del Forum di Palermo attivo da qualche anno e del suo svincolo ancora non realizzato dal comune la dice lunga…
    Il problema di questi insediamenti comunque esiste, se ne parla, forse sempre troppo teoricamente disconoscendo il parere degli utenti che frequentando in massa questi centri, evidentemente ne traggono giovamento dal punto di vista del prezzo più concorrenziale e dell’offerta più completa e si sa nel mercato vale moltissimo il parere dei consumatori..
    Credo che per la nostra realtà, il rilancio delle botteghe del centro storico debba passare attraverso una diversa valorizzazione degli spazi con vere isole pedonali e la frequenza di più “visitatori” esterni che poi sono quelli che portano più ricchezza, cioè quelli che chiamiamo genericamente turisti ma che accorpano coloro che visitano e potrebbero visitare le nostre città storiche per turismo, eventi, cultura, sport, attività economiche etc..
    Non sono un fautore e sponsor dei grandi centri commerciali ma mi piace aggiungere sempre elementi di riflessione e dare sempre una valutazione più complessa a ciò che si verifica intorno a noi. La contrapposizione integralista (a meno che non esista un interesse di parte) non mi ha mai appassionato.
    Un caro saluto
    Massimo M.

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    • E’ magnifico che a Canicattì possono gustare il formaggio del paesino dell’ Alsazia e magari non trovare più il Cacio Cavallo, comprare i limoni del Perù e i pelati cinesi perchè per la multinazionale è più conveniente. E’ il libero mercato. Del resto dopo la desertificazione la multinazionazionale potrà spostarsi altrove. A noi resterà il privilegio di avere gustato il formaggio alsaziano. Grati in eterno. Io credo che chi governa un territorio debba avere la consapevolezza delle conseguenze delle scelte che si compiono. Io sono per il libero mercato, per la libertà di impresa ma trovo che il benessere della società non è sacrificabile all’integralismo liberista e della globalizzazione selvaggia E’ il bene comune il valore più alto.

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  3. I centri commerciali dovrebbero sparire dalla faccia della terra, impoveriscono e tolgono vita alle città che diventano sempre più città dormitorio, o centri dove si sviluppano solo le vetrine di un lusso sfrenato. Mentre il micro commercio, l’artigianato sparisce! I centri commerciali ci trasformano in famigerati consumatori concentrando soldi e quindi potere in mani di pochi! E non sono un comunista!

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  4. I centri commerciali costruiti da imprenditori esteri sono utili all’ economia locale?
    Alla lunga, incassano gli affitti a discapito dei proprietari locali, prendono una percentuale sulle vendite, pagano le tasse sul reddito all’estero. Praticamente “delocalizzano” una parte notevole del commercio a favore di altre aree, impoverendo inevitabilmente il territorio. I grandi centri commerciali, secondo me, dovrebbero essere di propietà pubblica. Altro che oneri di urbanizzazione. Il caso di Palermo:
    quattro centri commerciali in poco tempo hanno devastato il commercio in città.
    Il liberismo senza limiti è un bene per la società o per il potere finanziario?

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