Bisogna passare al setaccio la storia di Mario Mori, imputato nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, e in appello sui comparaggi con boss di mafia.
Mori è stato assolto in primo grado, ma la Procura generale crede che sia la chiave di tutto. Perciò i pm si recheranno in Sud Africa per ascoltare l’ex numero due del Sid Gianadelio Maletti, lo spione più celebre della storia dei servizi. L’ex agente segreto è l’ultimo testimone vivente, anzi la memoria storica, della stagione golpista.
Agente doppio, “deviato”, inafferrabile, amico dei potenti, al centro di intrighi inestricabili e depositario di misteri e trame, Maletti fu condannato per depistaggi dell’indagine sulla strage di piazza Fontana, scappò in Sudafrica nel 1980, ma l’ordine di esecuzione della pena gli fu notificato a distanza di 17 anni dalla sentenza definitiva di condanna, pronunciata dalla Corte di Cassazione. In pratica è stato “graziato”, senza la volontà del Presidente della Repubblica. Maletti risiede in Sudafrica da 23 anni, è un uomo e rispettato. La notifica della condanna, pietra miliare nella storia giudiziaria italiana, venne eseguita il giorno dopo la morte di Giulio Andreotti. “Maletti mi ha sempre detto che finché fosse rimasto in vita Andreotti in Italia non l’avrebbero voluto”, commentò a caldo l’avvocato difensore dell’ex agente segreto, Michele Gentiloni Silveri.
Avrebbe dovuto scontare quattordici anni per spionaggio. Fu lui a passare a Mino Pecorelli, direttore di OP, il dossier denominato Mi.Fo.Biali dedicato agli intrallazzi dei servizi deviati con libici e petrolieri.
Fuggì in Sud Africa nel 1980 per evitare il carcere. Il Sid, servizio segreto cui Maletti apparteneva, fu per molti anni il covo di eversori e intrighi e trame tuttora segrete. Maletti succedette al generale Vito Miceli, siciliano di Salemi, protagonista anche lui di una fase tormentata della storia italiana. Mentre Miceli godeva della stima di Aldo Moro, Maletti era vicino a Giulio Andreotti.
Il primo comandava il servizio, Maletti dirigeva il più importante settore operativo, il Reparto D. Entrambi erano iscritti alla Loggia massonica P2 – il primo vi entrò nel 1969, il secondo nel 1974. Miceli e Maletti combatterono fra loro una cruenta faida alla testa delle due fazioni più potenti del Sid.
Le cause della faida? Rivalità personali, riferimenti politici e collegamenti internazionali contrapposti, connivenza con forze eversive.
La posta in gioco era l’evoluzione del corso politico che i servizi segreti cercavano di influenzare Miceli avrebbe considerato la necessità di svolte autoritarie ed era filo-arabo, filo-americano e filo-libico; Maletti era collegato con ai servizi segreti israeliani, tedeschi e americani. Ma è impossibile tracciare un confine. Miceli era nelle grazie degli Usa, nonostante la posizione filo-araba, Maletti frequentava gli israeliani e era vicino al filoarabo Andreotti.
Con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda e del bipolarismo Usa-Urss, saltarono i vecchi, pur instabili, equilibri nei servizi e, di conseguenza, negli ambienti istituzionali. Molti segreti finirono nelle redazioni dei giornali.
Nell’estate 1990 non potè essere più negata l’esistenza di Gladio, l’esercito “fantasma” che sarebbe dovuto entrare in azione nel caso in cui i comunisti avessero vinto le elezioni o, comunque, si fossero impadroniti del potere. Il 2 agosto del 1990, Andreotti promise che entro due mesi avrebbe raccontato tutto su Gladio in Parlamento. Il 9 ottobre uscì fuori una versione del memoriale di Aldo Moro, il 20 ottobre Andreotti consegnò una prima versione del Rapporto dedicato al “Sid parallelo – Operazione Gladio”; il 23 ottobre il rapporto fu rimaneggiato anche nel titolo: “Operazione Gladio”. Giulio Andretti divenne il bersaglio, nei giornali, di attacchi istituzionali, cui pare che Cossiga non fosse estraneo, ma non reagì. Sarebbe stato accusato negli anni successivi di avere dato una mano a Cosa nostra e di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, amico di Maletti, ucciso in un agguato a Roma il 20 marzo 1979.
Da Johannesburg, Maletti aveva cominciato ad anticipare alcune rivelazioni scottanti: la strage di Piazza Fontana sarebbe nata nel cuore della Cia (Nixon ne avrebbe avuto notizia) al fine di provocare allarme sociale in Italia, disordini e timori tali da giustificare una svolta autoritaria nel Paese. Secondo Maletti, Giulio Andreotti sapeva che i neofascisti del Gruppo Ordine Nuovo, su mandato straniero, erano gli autori materiali della bomba di Piazza Fontana.
Scomparso Miceli nel 1990, dopo la morte di Giulio Andreotti, è rimasto solo Gianadelio Maletti, 92 anni, cittadino del Sud Africa, l’ultimo depositario delle verità inconoscibili.
E’ questo il personaggio che i pm di Palermo vogliono incontrare ed ascoltare. E’ lecito nutrire qualche dubbio sulla sua attendibilità e la voglia di raccontare com’è andata. Può darsi che faccia un’eccezione per Mario Mori, però. Bisogna vedere…











Leave a Reply Cancel Reply