Patto dei sindaci per l’energia, sostegno alla povertà, formazione: sono alcuni degli strumenti che la Regione siciliana dovrebbe mettere in campo nei prossimi giorni per intervenire sui “bisogni” più urgenti.
Al di là del merito, la qualità e la misura delle risorse attivate, sembra emergere una tendenza della Regione a decentrare, di fatto, funzioni e prerogative finora assegnate al governo ed al Parlamento regionale. Se così fosse, sarebbe una salutare inversione di tendenza: gli enti locali si approprierebbero di scelte che appartengono loro. Non solo: i sindaci, le giunte, i consigli comunali possono decidere meglio che le burocrazie regionali e le intese parlamentari grazie alla conoscenza del territorio, che permette sulla carta anche una più lucida agenda delle priorità e dei bisogni.
Se questa tendenza verrà confermata, lo vedremo nei prossimi giorni. Per ora si comincia a “ragionare”. Tutto dovrà passare al vaglio dell’Assemblea regionale siciliana che, in passato, è stato insieme all’esecutivo il luogo della mediazione, lottizzazione, distribuzione a pioggia di prebende.
Basta dare un’occhiata a quel che è avvenuto con i fondi europei e con le opere pubbliche, lasciate a metà. Uno spreco delittuoso di risorse. I fondi europei non sono stati utilizzati perché richiedevano una partecipazione della Regione, in termini di risorse. Le casse semivuote da una parte e le priorità “politiche” e clientelari dall’altra hanno sterilizzato il sostegno comunitario, solitamente addebitato alla pigrizia ed al comparaggio dei burocrati, da sempre funzionali ai bisogni degli apparati politici.
La tendenza al decentramento, avvertita in queste ore, deve misurarsi con i regolamenti dell’Assemblea, dove nelle commissioni si decide anche sulle scelte di pertinenza degli esecutivi in ogni parte del mondo. Gli organi decisionali del Parlamento non si sono fatti scippare finora il potere di decidere a chi dare i contributi, rimanendo fuori dalle grandi “scelte” (Europa). Una miopia davvero incredibile.
Se la Regione assegna ai Comuni le scelte, il Parlamento deve assegnare al governo ciò che gli compete, tenendosi strette le decisioni di fondo: dove, quando, come e in che misura intervenire. Progetti, pianificazione, qualità degli investimenti, lasciando al governo prima e, attraverso di esso, al territorio, le scelte locali.











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