Otto ore di confronto, 70 interventi, una grande partecipazione che ha visto, oltre alla presenza dei parlamentari nazionali Pietro Navarra, Valeria Sudano, Carmelo Miceli e Daniela Cardinale, il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo e i deputati regionali Baldo Gucciardi, Luisa Lantieri, Michele Catanzaro, Anthony Barbagallo, Luca Sammartino, Edy Tamaio, Nicola D’Agostino, l’europarlamentare Michela Giuffrida, tanti amministratori locali, professionisti, iscritti al Pd ed elettori che vogliono impegnarsi per costruire un campo nuovo, aperto, plurale, radicato nella societa’. Si e’ conclusa la kermesse lanciata da Davide Faraone, ma il format “Nuovo Campo” sara’ itinerante, e tocchera’, nei prossimi giorni, piccole e grandi citta’ siciliane.
In soffitta la Leopolda? Forse, ma non il renzismo. Nuovo Campo può essere la sigla della corrente che affronterà il congresso nazionale del partito, e non un laboratorio dal quale fare uscire una nuova idea di partito ed una riflessione sulla recente dèbacle.
Nuovo Campo è stato preceduto, addirittura in campagna elettorale, da un’altra sigla, Partigiani Demo, che ha contestato duramente l’ex segretario, soprattutto in riferimento alla composizione delle liste per il 4 marzo.
IL fatto che il dibattito sia stato lungo e, a quanto pare, appassionato, potrebbe lasciare un varco all’ottimismo. Ma la complessità dei problemi del PD è tale da relegare questo spiraglio ad una timida apertura.
Nuovo Campo, tra l’altro, è affollato di vecchie facce. Anche gli ultimi arrivati sembrano vecchi e stanchi. La ragione è che i dem non attraggono nuove risorse, giovani e meno giovani. Così stando le cose, si parlano addosso, anche quando lo fanno con la migliore buona intenzione. Solo le facce nuove possono gettare sul tavolo le questioni irrisolte e costringere l’establishment a darsi una regolata.
I day after dei disastri elettorali, in verità, sono poco frequentati da tifosi e simpatizzanti. E allora? Il conclave dovrebbe rompere le liturgie ed aprire le porto. Non solo nei gazebo, al momento del voto per le primarie. O nei vernissage leopoldini, quando le prime file sono occupate da scribi e farisei.
E che sucede a Roma?
In una nota congiunta Andrea Orlando e Gianni Cuperlo hanno una ricetta. “Discutere aiuta. Ascoltarsi aiuta. Oggi per capire da dove nasce la nostra sconfitta e per ricostruire un campo largo, unito e vincente, il Pd e la sinistra hanno bisogno dell’aiuto di tanti. Non abbiamo condiviso il rinvio dell’assemblea nazionale pure capendo bene quanto sia delicato il percorso tuttora aperto delle consultazioni per la ricerca di una maggioranza di governo. Crediamo che sarebbe stata l’occasione per esprimere un sostegno comune alla transizione difficile di queste settimane e per arricchire una riflessione di fondo che dopo il 4 marzo, nonostante le dimissioni del segretario e il disorientamento di migliaia di elettori e iscritti, non ha ancora investito il massimo organismo del Pd”.
“Pensiamo -aggiungono- che sarebbe stata anche una sede autorevole per trasmettere il messaggio di una mobilitazione a sostegno del dialogo e dei negoziati allo scopo di evitare una escalation militare drammatica della crisi siriana. Questo tanto più a fronte di un leader, quello della Lega, sempre più subalterno al ruolo e alle posizioni di Putin con una inedita incertezza sull’ancoraggio dell’Italia al suo storico impianto di alleanze internazionali. Nessuno può pensare di ‘salvare’ il Pd con un accordo tra correnti o rinviando il confronto. Questo sì sarebbe un errore imperdonabile e se percorressimo quella strada andremmo incontro a nuove profonde delusioni”.
“Serve scuotere l’albero, ascoltare territori e circoli. Anche per questo -proseguono i due esponenti della minoranza Pd- la convocazione dell’assemblea dev’essere comunque rapida in coerenza a uno Statuto che già ora non è stato rispettato. La nostra proposta è di proseguire assieme la riflessione su come si rilancia il Pd, su come si ricostruisce una comunità”.
“Per alimentare questo cantiere nel fine settimana -sabato 21 e domenica 22 – terremo assemblee aperte ovunque se ne senta la necessità. Coinvolgiamo amministratori, sindaci, associazioni, sindacati, i segretari e i militanti di quei circoli che in questo mese si sono spesso riempiti per discussioni vere e appassionate. È un appello rivolto a tutte e tutti perché dopo il 4 marzo, dopo le dimissioni di Renzi e nel pieno di una transizione difficile il confronto non è tra maggioranza e minoranze, ma investe la sorte di quel progetto -il Partito democratico- nel quale tanti di noi hanno creduto e riversato passione e speranze”.
“Una cosa è peggio della sconfitta: rimuoverla in attesa che la tempesta si plachi o gli altri falliscano. Una comunità politica -concludono Cuperlo e Orlando- non può arrendersi a questo. Se vogliamo rialzarci molto bisogna cambiare, a cominciare da noi”.